
Disegno di un Aermacchi “Macchitre” con rimorchio

Pubblicità del Macchitre Mb1. La sospensione e la anteriore erano derivate direttamente dai carrelli d’atterraggio dei caccia della Macchi

Motocarro aperto marca “Alpino”

Un “Alpino” cabinato da 48cc

Motocarro pesante Ariasi su base Guzzi Ercole

Il milanese “Auto Lux” era un motocarro elettrico prodotto prima della guerra

Auto Lux in versione furgonata

Auto Lux Nettezza Urbana prebellico

Chassis del motocarro Benelli 250

Motocarro a cassone anteriore “Bianchi”

Motocarro pesante Bianchi “Super mil”

Motofurgone Doniselli, su base ciclomotore 48cc

Motocarro Ducati con semicabina in lamiera

Ducati 48 cabinato

Una delle prime versioni di motocarro su base Lambretta Innocenti

L’Innocenti “Lambro” sarà uno dei principali rivali dell’ Ape Piaggio

Aerdiesel, evoluzione del Macchitre negli anni ’60. Prodotto in seguito con marchio Bremach

Inaugurazione Mostra Federico Fellini Museo Casa enzo Ferrari Modena. Il motocarro Lambretta
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Italia era in ginocchio. Le strade erano gravemente danneggiate, gli edifici e le fabbriche erano da ricostruire. Era necessario aiutare la rinascita delle infrastrutture con mezzi economici ed affidabili, che costassero poco sia in termini di acquisto che di manutenzione. Il motocarro (o motofurgone a seconda della configurazione) era il viatico perfetto, il giusto compromesso tra una moto ed un mezzo commerciale di categoria superiore. Ottimo per gli spostamenti a breve raggio, parco nei consumi.
Per antonomasia, il motofurgone degli Italiani diventa l’”Ape” della Piaggio, derivato dalla Vespa nata nel 1946. In realtà nei primi anni del dopoguerra e per tutto il decennio successivo molti produttori di motociclette affiancarono alla produzione delle due ruote quella dei motocarri, che ne condividevano la meccanica.
Già prima della guerra i tre ruote erano già stati sviluppati sulla base di motocicli di cilindrata medio-alta (Guzzi e Benelli sopra tutti) ed utilizzati largamente in ambito militare.
Lo sviluppo dei ciclomotori e delle motoleggere negli anni tra la ricostruzione e il boom economico permise l’estensione della produzione di motofurgoni anche alle cilindrate inferiori (da 48 cc. in su). Tra i marchi più noti oltre a Piaggio e Guzzi vi furono Ducati, Morini e Benelli, ai quali si uniranno industrie che già furono impegnate in altri settori durante la guerra (Aermacchi e Innocenti).
Il “Grande libro dei Motocarri Italiani” di Sergio Puttini e Giuseppe Thellung (Giorgio Nada Editore) ne ripercorre la storia corredata da una completissima selezione illustrata di modelli. Per ulteriori approfondimenti cliccare questo link