Morcheeba
Morcheeba / Michelle Hayward
Musica

Morcheeba: «Blackest Blue è un album per incoraggiare le persone»

Intervista ai pionieri del trip hop inglese, che oggi hanno pubblicato il loro decimo album, anticipato dai singoli Sounds Of Blue, Oh Oh Yeah, The Moon e Killed Our Love

«È stato un periodo in cui, nella musica, siamo stati alleggeriti da ogni tipo di pressione. Avevamo tempo, e l'abbiamo sfruttato al meglio per decidere con cura le canzoni del nuovo disco». Parola di Skye Edwards, inconfondibile voce dei Morcheeba (formati da lei e dal beatmaker e produttore Ross Godfrey), tra i pionieri del trip hop inglese, che oggi pubblicano il loro decimo album Blackest Blue per la loro etichetta indipendente Fly Agaric Records in partnership con Kartel Music Group. Il disco, anticipato dai singoli Sounds Of Blue, Oh Oh Yeah, The Moon e Killed Our Love, spazia con naturalezza tra downbeat, chill, electro-pop e soul, all'insegna delle contaminazioni tra generi che da sempre caratterizzano il sound dei Morcheeba.

Blackest Blue parla di disintegrazione delle relazioni familiari e romantiche, di amore e parentela, il mondo intorno a noi e le consolazioni della cannabis. Come mai avete scelto questi temi?

Skye: «É stato un processo naturale, non pianificato a tavolino, quello di descrivere nei testi ciò che provavo, traendo ispirazione dalla vita di ogni giorno, dalla famiglia, dalle relazioni e da ciò che vedevo in televisione: a causa del lockdown ho avuto molto più tempo per riflettere e per maturare questi argomenti»

Nel comunicato stampa avete dichiarato: «Blackest Blue significa trovare una via d'uscita attraverso i tempi più bui per emergere dall'altra parte cambiati, ma intatti». Che cosa intendete esattamente?

Ross: «Quando fai un album, non sai bene dove andrai fino che non trovi un centro di gravità e così capisci il senso generale del progetto. Abbiamo voluto descrivere la sensazione di trovarsi nel mezzo di tempi difficili e di superali, senza rimpianti, ma guardando con speranza nel futuro. Tutto il mondo si è trovato nell'ultimo anno in tempi difficili e ne sta lentamente uscendo. Per questo non volevamo fare un album triste, che ricordasse i tempi duri degli ultimi mesi, ma un disco per incoraggiare le persone ad affrontare il futuro, a riprendere in mano le loro vite e a usare questa esperienza in modo positivo»

Parlando del singolo principale Sounds of Blue, Skye ha dichiarato: «Avevo una poesia che avevo scritto sulla mia esperienza di apnea in Thailandia». Può dirci di più su questo episodio?

Skye: «Siamo stati in Thailandia con la mia famiglia in occasione del compleanno di mio marito e mio figlio, che ha compiuto undici anni. Eravamo in un centro free diving in cui è possibile fare snorkling e nuotare al tempo stesso. Ero certa che sarebbe stata una bella esperienza per mio figlio, ma in realtà ha cambiato tutto per me, perché respirare e a nuotare senza attrezzatura mi ha dato molto più sicurezza in me stessa e nelle mie capacità, è stata una grande lezione e mi ha dato delle sensazioni di gioia e di relax che ancora oggi porto dentro di me»

Oh Oh Yeah è una canzone lunga e ipnotica, che va decisamente fuori dagli schemi dei brani che si sentono in radio. Com'è nata?

Ross: «Ero in Germania per un soundcheck, un paio di anni fa, quando abbiamo iniziato a registrare l'album. Ho chiesto a un mio amico producer di mandarmi un paio di beat, in modo da trovare qualcosa di diverso dal solito, e mi ha colpito un beat in particolare, molto lento e ipnotico. L'ho mandato a Skye, lei ha trovato la melodia e il testo giusto.Oh Oh Yeah è una bellissima traccia, forse la mia preferita dell'album. Nel mondo musicale di oggi, dove tutti vogliono un ritornello veloce, non è facile trovare un brano di sette minuti, con un solo di chitarra di due minuti. Vorrei che la gente la ascoltasse a casa mentre fuma marijuana. Mi piacerebbe che venisse legalizzata in Inghilterra a scopo ricreativo: non capisco perché si possano acquistare liberamente alcoolici e sigarette, che fanno venire il cancro, ma non la marijuana, che ha proprietà curative»

In Falling Skies, Skye suona per la prima volta, in un album dei Morcheeba, il violoncello. Come si è accostata a uno strumento così affascinante e complesso?

Skye: «In tre lockdown, senza avere più 100 concerti all'anno in ogni parte del mondo, ho avuto molto tempo libero, come non mi accadeva da tantissimi anni. Avevo imparato a suonare il violoncello a scuola, ma lo avevo accantonato per molto tempo. Un anno fa mio marito mi ha comprato un violoncello per il mio compleanno, così, grazie a un amico che mi ha dato lezioni online e a ore di videolezioni su YouTube, sono tornata a suonarlo. Il violoncello è uno strumento difficile, ma è stata una sfida molto stimolante per me»

Come sono nate le collaborazioni con Brad Barr (The Barr Brothers) in Say It's Over e con Duke Garwood in The edge of the world?

Ross: «Siamo davvero felici di avere due cantanti così talentuosi nel nostro disco, che noi ammiriamo e di cui siamo fan. Sono riuscito a mettermi in contatto con Brad Barr al telefono e gli ho chiesto se gli andasse di essere presente nel nostro album. Gli ho mandato una demo con un pianoforte registrato, e mi ha restituito quella che poi è stata la struttura di Say it's Over. Skye ha completato il tutto con la melodia e il testo e improvvisamente avevamo fra le mani un pezzo straordinario e di grandissimo peso. The edge of the word è partita da un semplice e ostinato riff di chitarra in stile africano, alla Ali Farka Touré. Quando abbiamo registrato il brano in uno studio di Brighton, Duke Garwood è arrivato con questo strano poema improvvisato, che ricordava alcune cose strane di Tom Waits o di Nick Cave. La sua voce fumosa e roca si mixava perfettamente con la voce dolce e melodiosa di Skye»

Skye, lei è stata cresciuta da genitori bianchi nell'East London, quindi Falling Skies, una canzone sulla famiglia e sul movimento Black Lives Matter, sembra essere molto importante per lei...

Skye: «L'ho scritta durante il lockdown, quando la limitazione delle nostre libertà si intrecciava a ciò che stava accadendo in Usa, con le manifestazioni del movimento Black Lives Matter. Non sapevo se fosse un tema adatto per un album dei Morcheeba, in realtà è una nota sottile, senza essere troppo apertamente politica»

Avete dichiarato: «Cerchiamo sempre di trovare un suono che sarebbe già dovuto esistere, ma che non esisteva». Come siete riuscito a trovarlo? Avete una routine quando scrivete una canzone?

Ross: «Non ho una routine, è più che altro un'ispirazione che arriva quando mixo due cose diverse, che in genere non sono insieme, come una chitarra country con un beat hip hop dei Wu Tang Clan o un arpeggio di chitarra con l'elettronica. Per questo ho una grandissima ammirazione per il vostro Ennio Morricone, è uno dei miei eroi musicali per la sua capacità di accostare strumenti insoliti e di raccontare una storia in pochi secondi di musica»

Qual è la più grande lezione che avete imparato nella musica e fuori dalla musica?
Ross e Skye: «La lezione più importante nella musica è fai meno e non esagerare: è molto facile fare rumore tutto il tempo, ma la cosa più importante è lo spazio tra le note, che ti permette di pensare e di usare la tua immaginazione. Fuori della musica, la lezione più importante che abbiamo imparato è quella di non prendersi troppo sul serio, poiché è facile rimanere intrappolati nel proprio ego, e di non arrabbiarsi per le piccole cose».

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Gabriele Antonucci