Ac-Dc: 50 anni sulle autostrade del rock and roll
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Ac-Dc: 50 anni sulle autostrade del rock and roll

La morte di Bon Scott e l'ingresso nella band di Brian Johnson: due estratti dal libro "Ac-Dc. Per sempre sulle autostrade del rock" di Paul Elliott

Sono un brand del rock and roll gli Ac-Dc, una band che ha attraversato cinque decenni di musica nel segno della massima coerenza musicale. Il loro sound è infatti un marchio di fabbrica inimitabile, semplice, viscerale, senza fronzoli.

Per sempre sulle autostrade del rock di Paul Elliott (Hoepli) racconta la storia del gruppo dagli inizi ad oggi: duetto immagini, interviste esclusive, curiosità, aneddoti e testimonianze di altri musicisti.

Qui di seguito due estratti dal libro (per gentile concessione della casa editrice) che fotografano due momenti che hanno cambiato per sempre la storia della band: la morte del primo vocalist Bon Scott e l'ingresso nel gruppo di Brian Johnson.

La morte di Bon Scott (capitolo 7 pag. 106)

- Il 18 febbraio, un lunedì sera, Scott chiamò Silver per chiederle di accompagnarlo a vedere una band al Dingwalls, un locale di Camden. Aveva bevuto e non voleva uscire da solo, ma la ragazza non era interessata e gli suggerì di andarci con un suo amico, Alistair Kinnear, che quella sera si trovava da lei. Per Bon andava bene.

Su quanto accaduto quella notte, sono state fatte congetture per quasi 40 anni. C’è un solo testimone degli eventi, ed è Alistair Kinnear, il cui nome resterà per sempre legato alla storia degli AC/DC in quanto ultima persona ad aver visto Bon vivo. Kinnear ha dato la sua versione dei fatti in una deposizione alla polizia, dichiarando di essere andato a prendere Bon in macchina al suo appartamento a Victoria a mezzanotte. Da lì i due non si sarebbero diretti al Dingwalls, già chiuso, bensì al Music Machine, un altro club di Camden. Pare che Bon quella sera bevesse whisky quadrupli scolandoseli in un sorso. Dopo un paio di giri, Kinnear lo avrebbe riaccompagnato a casa, ma senza riuscire a svegliarlo, una volta arrivati a Victoria.

Bon aveva bevuto troppo ed era svenuto. Kinnear si diresse quindi a East Dulwich, dove viveva in un appartamento al terzo piano, al numero 67 di Overhill Road: lì avrebbe provato di nuovo a svegliare Bon, ma invano e senza neppure riuscire a sollevarlo per farlo uscire dalla macchina. A quel punto, dopo avergli messo addosso una coperta, se ne sarebbe andato a dormire in casa. Kinnear ha dichiarato di aver dormito fino alla sera successiva, e, una volta tornato alla macchina alle 19:45, di aver trovato Bon privo di sensi, immobile. “Mi sono accorto immediatamente che qualcosa non andava”, ha detto tempo dopo, in un’intervista al London Evening Standard. Bon Scott fu dichiarato morto al suo arrivo al Kings College Hospital nelle ultime ore del 19 febbraio 1980, ma la notizia arrivò ai fratelli Young solo il mattino seguente.

Il primo provino di Brian Johnson (capitolo 8 pag. 116-117)

- Il giorno in cui Brian si recò a Londra per il provino non iniziò sotto i migliori auspici. Temendo che il suo fatiscente Maggiolino non lo avrebbe portato lontano, si fece prestare l’auto da un amico, una Toyota Crown, ma dopo appena qualche miglio fuori Newcastle forò. Si spaccò il culo per riparare la ruota e si rimise in viaggio sulla M1. Arrivato ai Vanilla Studios, era nervosissimo. Per quasi un’ora stette seduto in un bar di fronte agli studi, fumando e bevendo tè. Provò anche a mangiare una fetta di torta senza riuscirci, perché la crosta era così dura che temette di rompersi un dente. Aveva così poca fiducia in sé stesso che avrebbe voluto solo alzarsi e andare a casa. Ci volle tutto il coraggio che aveva per decidersi ad entrare.

All’ingresso degli studi, vedendo un gruppo di ragazzi che giocavano a biliardo, credette fossero membri della band. In realtà si trattava di roadie degli AC/DC. Dopo aver passato un’ora con loro ed essersi reso conto dell’equivoco, venne accompagnato in sala prove, dove lo presentarono al gruppo. Brian si sentì immediatamente a suo agio quando Malcolm gli passò una bottiglia di Newcastle Brown Ale. Ne bevve un sorso, provando un enorme sollievo nello scoprire che quelli della band erano, come ha detto lui stesso, “ragazzi del tutto normali”. Quando gli chiesero un pezzo da cantare con loro, Brian scelse Nutbush City Limits, una hit di Ike & Tina Turner del ‘73, un brano un funky pieno di soul, ma con un tocco di rock sporco e grezzo, come degli Stones in piena decadenza. Era una canzone che Malcolm e Angus amavano e quando Brian la cantò con la band andò alla grande e tutti ebbero la stessa sensazione. Poi provarono Whole Lotta Rosie. Johnson la conosceva benissimo e, come il protagonista della canzone, ce la mise tutta. “Mi sono venuti i brividi quando ho cantato Rosie”, ricordò in seguito.

Rudd è stato il primo a convincersi che gli AC/DC avevano trovato la persona giusta. Finito il provino – e con Brian già sulla strada di casa – disse agli altri: “Fanculo. Prendiamo Brian, dai!

Hoepli

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Gianni Poglio