Bob Dylan
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Musica

Dischi contro la guerra: cinque album da riascoltare in questi giorni

Dal leggendario disco cult degli U2 uscito nel 1983 a The times they are a-changing di Bob Dylan. Cinque capolavori che purtroppo sono sempre attuali...

1) War - U2 (1983)

Il primo grande successo commerciale della band di Bono è anche il primo album prettamente politico del gruppo. Tra le canzoni spicca Sunday Bloody Sunday dedicata alla strage di civili irlandesi perpetrata dall'esercito inglese il 30 gennaio del 1972. Seconds è invece dedicata alla paura di un conflitto nucleare. È la prima canzone della band non interpretata solo da Bono. La prima strofa infatti è cantata da The Edge. Indimenticabile New Year's Day canzone che Bono voleva dedicare alla moglie ma anche alla fine venne dedicata al movimento polacco Solidarnosc, il sindacato guidato da Lech Walesa (premio Nobel nel 1983) e Presidente della Polonia dal 1990 al 1995.

2) Living With War - Neil Young (2006)

Era il 2006 quando Neil Young pubblico questo che può essere considerato a pieno titolo un concept album contro la guerra. Nel mirino del rocker c'è principalmente il presidente americano Bush, accusato di aver sfruttato a proprio vantaggio la paura scatenata dall'attacco alle Torri Gemelle nel 2001. Un approccio quello di Young nei confronti di Bush che appare evidente nel brano Let's impeach the President. Shock and Awe, oltre che il titolo del brano, è il il nome della tattica di guerra condotta dagli americani in Iraq che mirava a paralizzare i nemici con uno sfoggio di potenza militare devastante. Families e Flags of Freedom parlano per l'appunto dei soldati morti in Iraq e delle loro famiglie. In Flags of Freedom c'è anche un riferimento alle canzoni di protesta del primo Bob Dylan: "listenin' to Bob Dylan singin' in 1963".

3) Bob Dylan - The times they are a-changing (1964)

Ai primi album di Bob Dylan si deve la rinascita del folk, in un periodo in cui le classifiche erano dominate dai ritmi sincopati del beat, anche se gli impegnativi ruoli di portavoce di una nuova generazione, di paladino dei diritti civili e di "subconscio collettivo americano" sono sempre stati stretti al bardo di Duluth. Uno dei capolavori di quel periodo è certamente l'album The times they are a-changing del 1964, caratterizzato da alcune canzoni di protesta ricche di metafore e di figure retoriche, spesso oscure, indubbiamente di grande fascino. La monumentale title-track diventò un manifesto dell'epoca, oltre che un accorato appello a rimanere uniti e a guardare nella stessa direzione, in un periodo di grandi trasformazioni politiche e sociali.

4) Jefferson Airplane - Volunteers (1969)

Il titolo originale dell'album era Volunteers of Amerika, in modo da esprimere il malcontento del gruppo per la guerra in Vietnam, poi abbreviato dopo le proteste di Volunteers of America (un ente di beneficenza religioso, simile all'Esercito della Salvezza). Volunteers, ultimo album della formazione "classica" dei Jefferson Airplane e il primo registrato interamente a San Francisco, fu un successo commerciale, nonostante i testi crudi, apertamente antimilitaristi e anarchici. La RCA si oppose all'uso di espressioni come "contro il muro, bastardo" ("up against the wall, motherfucker") in We Can Stay Together, così “motherfucker” fu trasformato in un lungo “Maaaaaaaaaaaaaaaa" e “fuck” divenne un più rassicurante “fred”. La censura non impedì alla canzone di diventare un classico del rock politicamente impegnato.

5) John Lennon - Imagine (1971)

Imagine è il quinto album da solista di John Lennon, il secondo dallo scioglimento dei Beatles. Il disco fu co-prodotto da Yoko Ono e da Phil Spector e vide la collaborazione, tra gli altri, anche dell’ex chitarrista dei Beatles George Harrison, che partecipò a metà delle tracce. Imagine fu inizialmente accolto in maniera fredda dalla critica, ma ben prestò scalò tutte le classifiche, soprattutto grazie all'indimenticabile melodia della title track, quasi un manifesto del pensiero pacifista e idealista dell'ex Beatle. In realtà Lennon dichiarò che la canzone era «anti-religiosa, anti-nazionalista, anti-convenzionale e anti-capitalista, e viene accettata solo perché è coperta di zucchero», mentre per Yoko Ono il messaggio di Imagine è che «siamo tutti un solo mondo, un solo paese, un solo popolo».

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