Amy Winehouse: 10 anni senza la più bella voce soul-jazz contemporanea
Alla cantante londinese sono bastati due soli album per entrare nell'Olimpo delle migliori vocalist di sempre. Il libro La mia Amy, scritto dal suo migliore amico Tyler James, ne svela oggi alcuni tratti inediti
Sono passati 10 anni da quel tragico 23 luglio 2011, quando alle 15.53 Amy Winehouse, da molti considerata la più grande cantante pop-jazz degli ultimi 30 anni, venne ritrovata priva di vita nella sua abitazione al numero 30 di Camden Square, nel cuore di Londra. Sono bastati due soli album in vita, Frank del 2003 e Back to Black del 2006, per entrare di diritto nell'Olimpo delle più belle voci "nere" di sempre, anche se Amy aveva la pelle candida, pur ricoperta da numerosi tatuaggi.
«Era l'unica che cantava davvero in quello che io chiamo il modo giusto» - ha sottolineato il crooner Tony Bennett- «Amy aveva una delle più belle voci jazz che abbia mai sentito, al livello di Ella Fitzgerald e Billie Holiday». Su di lei si sono versati fiumi di inchiostro a proposito della sua dipendenza dalla droga e dall'alcool, della sua fragilità e della storia sul "club dei 27", il gruppo di icone del rock morte a quell'età, ma, nell'anniversario dei dieci anni della sua morte, a noi interessa soprattutto sottolineare il suo talento vocale fuori dal comune. «La mia missione è essere sicuro che la gente pensi a Amy per tutto ciò che ha dato al mondo e a quelli che la circondavano, non solo per i suoi problemi e per le sue dipendenze» -ha dichiarato suo padre, Mitch Winehouse, al Sun- «Il fatto che siano passati dieci anni accende i riflettori sulla sua scomparsa, lo capisco, ma questo ci fa rivivere tutto di nuovo e, in molti modi, non supereremo mai la sua morte. Ma poi ci concentreremo sulle cose fantastiche della vita di Amy - sul suo talento, sulla sua generosità e sull'amore che mostrava a tutti».
Uno sguardo inedito sulla personalità di Amy lo offre in questi giorni il libro La mia Amy (Hoepli Editore), scritto da Tyler James, il suo migliore amico fin dall'età di tredici anni. Dai primi spensierati anni in tournée insieme, fino alla creazione del pluripremiato album Back To Black, che Amy ha scritto sul pavimento della loro cucina, il libro ripercorre quasi quindici anni di vita della cantante, di cui emergono aspetti interessanti e poco raccontati: Amy era una forza della natura, esilarante e intransigente, impegnata in prima persona a prendersi cura degli altri. Non manca, naturalmente, il racconto in presa diretta dell'instabile matrimonio con Blake Fielder-Civil, delle sue crescenti dipendenze, dell'autolesionismo e dei disturbi alimentari. Negli ultimi mesi di vita, nei quali l'artista stava finalmente per superare le dipendenze dalla droga e dall'alcol, Tyler è stato con lei praticamente ogni giorno, fino alla tragica e inaspettata fine del 23 luglio 2011, causata da una ricaduta nei vecchi vizi che è stata fatale per il suo cuore. Molti si saranno accostati alla sua musica probabilmente dopo la morte, magari dopo aver visto Amy, il doloroso docufilm di Asif Kapadia sulla vita della cantante. Nel film fa davvero male vedere una ragazza giovane, brillante e dotata di un talento straordinario buttarsi via con una relazione sbagliata e con un letale mix tra bulimia, droghe ed alcool, senza che né il padre, né il suo manager, più concentrati sull'aspetto economico, riuscissero a preservare una personalità così sensibile e fragile. La sua carriera discografica era iniziata a soli vent'anni con il promettente (sebbene ancora acerbo) Frank, pubblicato il 20 ottobre del 2003 dalla Island Records.
L'album, nel quale si sono messe subito in evidenza il singolo di lancio Stronger than me, la bossa nova di Cherry, i ritmi reggae di What Is It About Me e Amy Amy Amy, l'urban pop di F**k Me Pumps e le raffinate ballad di sapore jazz I Heard Love Is Blind, Help Yourself e Moody's Mood For Love, è stato un eccellente biglietto da visita per la giovane artista in un periodo in cui il cosiddetto nu jazz (capitanato da Michael Bublé e Jamie Cullum) stava spopolando in tutta Europa. Frank, il cui titolo era un chiaro omaggio al suo nume tutelare Frank Sinatra, venne nominato ai Brit Awards, aggiudicandosi il prestigioso premio Ivor Novello per la "miglior canzone contemporanea" con Stronger Than Me. Mentre Frank aveva la sua forza e, al tempo stesso, il suo limite in un mix di generi e di atmosfere, rivelando comunque una voce già prodigiosa, il successivo Back to Black era un album straordinariamente maturo per un'artista appena ventitreenne.
Un lavoro coeso, emozionante, vintage e moderno al tempo stesso grazie al tocco magico dei produttori Mark Ronson e Salaam Remi. Pubblicato il 27 ottobre 2006 in Inghilterra, l'album ha venduto finora 20 milioni di copie in tutto il mondo, aggiudicandosi cinque Grammy Awards, tre per la canzone Rehab nelle categorie "Record of the Year", "Song of the Year" e "Best Female Pop Vocal Performance", uno nella categoria "Best New Artist" e uno per l'album nella categoria "Best Pop Vocal Album". Back to Black è un album che dà ogni volta sensazioni contrastanti: da un lato la gioia di ascoltare, per 35 minuti che passano velocissimi, senza mai un secondo di noia, un disco vibrante e inebriante, ricco di calore e di bellezza; dall'altro resta il retrogusto amaro per la fine traumatica di una giovane vita, che in pochi anni ha regalato così tanta bellezza alla musica pop. Ciò che colpisce immediatamente di Back to Black, al di là della voce senza confini della Winehouse, è il suo perfetto equilibrio tra R&B fine anni Cinquanta, soul anni Sessanta e ritmiche hip hop del Duemila, unendo in modo davvero originale gruppi come The Ronettes e The Shangri-Las ad artisti urban come Nas e Ghostface Killah. A Nasir Jones, grande amico della cantante, è dedicata l'irresistibile Me and Mr. Jones, una sorta di versione black di Me and Bobby McGee, con una progressione armonica da antologia, che in origine si chiamava Fuckery, in cui la cantante contestava scherzosamente all'amico di avergli fatto perdere il concerto di Slick Rick, uno dei padri nobili del rap.
Anche You know I'm not good ha un'irresistibile ritmica hip hop, tanto che è stata poi incisa, sull'onda del successo dell'album, in una versione remix con Ghostface Killah, uno dei migliori rapper del Wu Tang Clan. Un altro aspetto che rende unico Back To Black è il contrasto tra il linguaggio sboccato e diretto della cantante di Camden Town, che si esprime senza filtro sulle sue vicende sentimentali e personali, e la raffinatezza degli arrangiamenti musicali, dominati dagli ottoni e dal pianoforte. Emblematico, in tal senso, è l'effervescente singolo apripista Rehab, in cui Amy racconta con sincerità disarmante, su un groove irresistibile di fiati, basso e handclap, i suoi ben noti problemi di dipendenza, tanto che la prima strofa recita: «Hanno cercato di mandarmi al centro di riabilitazione, ma io ho detto no, no, no». In Addicted racconta con ironia e senza giri di parole il suo stretto rapporto con la marjuana: «Quando fumi tutta la mia erba, amico/ devi chiamare lo spacciatore/ Così io posso prendere la mia e tu la tua».
Il soffice rocksteady di Just friends, con i suoi irresistibili ritmi in levare, è una carezza prima dello schiaffo emotivo della title track Back to Black, minuzioso racconto di una relazione travagliata, quella di Amy con l'ex marito Blake-Fielder Civil, su un minaccioso muro del suono alla Phil Spector, con una drammaticità funerea in cui si respira quasi il presagio della morte. L'ascolto di Love is a Losing Game, una ballad commovente in grado di sciogliere anche un iceberg per il suo malinconico calore, è vivamente sconsigliato se siete appena stati lasciati dal partner, un tema ripreso anche in Wake up alone, di cui restano indimenticabile i versi «Sto sveglia, pulisco casa così almeno non bevo/ mi muovo in modo da non pensare ai pensieri». Una delle canzoni più memorabili di Back to Black è la straordinaria Tears dry on their own, con un chorus che si scolpisce immediatamente nella memoria, una canzone così onesta e vissuta che ci sembra quasi di vedere sgorgare dal vivo le lacrime della cantante, intaccando così il suo perfetto eyeliner a là Cleopatra. «Ho scritto un album di cui sono davvero orgogliosa su una brutta situazione che ho attraversato. Dentro c'è tutta me stessa», ha dichiarato nel 2006 la cantante quando è uscito il disco. Per questo Back to Black, a 10 anni dalla morte di Amy Winehouse, resta un testamento artistico di inestimabile valore, oltre che uninstant classic che non può mancare nella discoteca di qualsiasi appassionato di musica.
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