Edoardo Bennato: dopo 45 anni torna la Torre di Babele
L'album cult del cantautore esce in versione rimasterizzata con sedici brani registrati dal vivo. Nei negozi e in digitale dall'8 ottobre
"Con La torre di Babele volevo provare a spiegare il senso biblico di un'umanità cieca nella sua rincorsa alle armi, tale da arrivare a sfidare la divinità stessa in un escalation incontrollata ed incontrollabile. Gli uomini arrivarono a concepire di costruire un torre talmente alta da arrivare al cielo ed a Dio" spiega Edoardo Bennato, autore della copertina di uno dei suoi album più iconici.
"In copertina disegnai l'umanità dedita alla guerra, un immaginario scatto fotografico della famiglia umana e la sua innata propensione bellica. Si parte dall'uomo di Neanderthal in basso a sinistra e poi man mano che ci si sposta da sinistra a destra e dal basso verso l'altro, le armi diventano sempre più sofisticate. È un'immagine che rappresenta il concetto biblico della Torre di Babele, con gli uomini determinati a sfidare la natura e Dio stesso, che alla fine li punì per questa loro presunzione. Tutti i brani di questo disco seguono un filo conduttore ben preciso e riflettono la mia posizione in contrapposizione ad ogni forma di conflitto. Avevo intuito il modo migliore per descrivere i mali della società era quello di ridicolizzarli ed è per questo che le varie canzoni trattano in modo provocatorio ed ironico i vari argomenti legati alla guerra ed all'odio tra i popoli che non riescono a comunicare tra loro e quindi sentono l'esigenza di confrontarsi con la forza".
A 45 anni dalla sua pubblicazione, la Torre di Babele esce in una speciale edizione celebrativa rimasterizzata e con 16 brani live. Di grande valore storico sono le due registrazioni realizzate tra il 1976 e il 1977, in compagnia del bluesman italiano, Roberto Ciotti, e con il percussionista e cantautore Tony Esposito, recuperate da Edoardo e dal fratello Giorgio Bennato e presenti nella nuova edizione del disco.
"Nel mio percorso musicale" ricorda Bennato "mi sono spesso circondato di grandi chitarristi, forse perché personalmente non sono mai stato un grande virtuoso. Lucio Bardi, poi nel 1976-77 Roberto Ciotti, il più grande bluesman italiano. Ricordo che con Lui fummo invitati al Festival di Montreaux: io suonavo chitarra, tamburello a pedale e armonica, mentre Roberto suonava la chitarra – ricorda, Edoardo - Fu un'esperienza pazzesca e molto formativa per noi. Il prestigio di esibirsi in una cornice così importante. Non tutti comprendevano la lingua italiana dei testi delle canzoni, ma il nostro modo di suonare era spettacolare e coinvolgeva tutti, anche gli stranieri" spiega.
"Quella cosa mi aprì le porte dell'Europa e negli anni successivi sono riuscito ad esibirmi in grandi Festival ed addirittura negli stadi in Svizzera, Germania ed Austria. Sono sempre stato circondato dagli amici del cortile di Bagnoli. Non ho mai avuto manager ufficiali e rappresentanti istituzionali del mondo discografico, sicuramente perché ho sempre saputo che avrei dovuto interagire con persone fidate, data la mia natura artistica che è sempre stata quella di andare contro corrente. Le case discografiche, un manager nel senso più classico del termine non avrebbero mai approvato le mie decisioni. Questo aspetto piaceva molto a Fabrizio De André, che come me non ha mai avuto un grande rapporto con l'establishment discografico. Amava il nostro spirito ed il modo con cui affrontavamo questo mestiere".