Cinque canzoni pop-rock dedicate alla Regina Elisabetta
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Cinque canzoni pop-rock dedicate alla Regina Elisabetta

Dai Beatles fino ai Pet Shop Boys, passando per gli Smiths, ecco i brani più belli ispirati a Sua Maestà

L'elegante figura della Regina Elisabetta II, in settant'anni di regno, ha ispirato decine di canzoni, dal rock al pop, fino al rap (come la recente Nothing Great About Britain di Slowthai). Alcuni brani sono apertamente polemici, a partire dall'iconica God Save The Queen dei Sex Pistols, mentre in altri pezzi i contorni sono più sfumati, a volte quasi affettuosi. Abbiamo selezionato cinque canzoni pop-rock, tra le più belle e famose, dedicate alla Regina Elisabetta. Buona lettura e buon ascolto!

1) The Beatles - Her Majesty (1969)

Her Majesty, collocata alla fine dell'album Abbey Road, è il brano più breve della carriera dei Beatles: appena 25 secondi. Un tempo sufficiente per una deliziosa perla acustica cantata da Paul McCartney, secondo il quale la Regina Elisabetta è «una ragazza carina» che «non ha molto da dire» e che «cambia di giorno in giorno». Il Macca è segretamente infatuato dalla regina, tanto che canta «un giorno sarà mia, oh sì. Un giorno sarà mia», prima che il brano (e l'album) si interrompa bruscamente. Un brano-fantasma spiazzante e geniale.

2) The Smiths - The Queen is dead (1986)

Pur lontano dal furore iconoclasta dei Sex Pistols, il brano antimonarchico The Queen is dead degli Smiths, grazie all'inconfondibile penna affilata di Morrissey, è ancora più puntuta e velenosa di God Save The Queen: pensate alla frase «La sua stessa bassezza con la testa al collo/ Mi dispiace davvero, ma sembra una cosa meravigliosa». Per la title track del terzo album degli Smiths, Moz si è ispirato a una citazione del libro Ultima fermata a Brooklyn di Hubert Selby jr. La canzone, che immagina l'uccisione dell'intera famiglia reale, si chiude con la celebre frase (ripetuta quattro volte) «Life is very long when you’re lonely» («La vita è lunghissima quando sei sola»): quasi una profezia del lunghissimo (e, forse, solitario) regno di Elisabetta II.

3) Leon Rosselson - On Her Silver Jubilee (2011)

L'autore e cantautore per bambini Leon Rosselson, nel celebre brano folk On Her Silver Jubilee, racconta con realismo e con un pizzico d'ironia l'inizio del regno della regina nel 1953 fino al suo diventare il bersaglio numero uno del punk nel 1977. Una canzone che prende in giro l'eccesso di sfarzo della monarchia, ma sempre in punta di penna, come quando afferma che Elisabetta «non si è mai occupata dell'Agenzia delle Entrate/ anche se è regalmente ricompensata per le cose che non fa» .

4) The Stone Roses - Elizabeth My Dear (1989)

Chiaramente ispirata, anche per la sua brevità, a Her Majesty dei Beatles, Elizabeth My Dear, interludio dell'eponimo album di debutto degli Stone Roses, ricalca nel ritornello in filastrocca le note del vecchio standard inglese Scarborough Fair. Il testo, però, rispetto ai Beatles, è decisamente anti-monarchico e per nulla ironico: «Fammi a pezzi/ E fai bollire le mie ossa/ Non mi riposerò finché lei non perderà il trono/ Il mio obiettivo è vero/ Il mio messaggio è chiaro/ È la fine per te/ Elizabetta, mia cara».

5) Pet Shop Boys - Dreaming of the Queen (1993)

Il duo electropop dei Pet Shop Boys ha dedicato nel 1993, all'interno dell'album Very, un brano onirico, avvolgente e ricco di fiati alla monarchia, nel quale il cantante Neil Tennant prende un tè con la regina Elisabetta e Lady Diana. Elisabetta è «inorridita dal fatto che l'amore sembra non durare mai», mentre Diana (che allora era ancora viva) piange affermando «che non ci sono più amanti rimasti in vita». La canzone, in realtà, parla dell'Aids e dei suoi effetti nefasti sulla comunità gay, per questo «non c'erano più amanti rimasti in vita».

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Gabriele Antonucci