Da Jovanotti agli 883: i talenti scoperti da Claudio Cecchetto
(Ansa)
Musica

Da Jovanotti agli 883: i talenti scoperti da Claudio Cecchetto


Dai trionfi degli anni Ottanta con Sandy Marton, Sabrina Salerno e Tracy Spencer fino ai successi più recenti di Dj Francesco e Finley, ecco gli artisti lanciati dal talent scout veronese

«La serie sugli 883 non la guardo perché racconta alcune cose false. Quella storia l’ho scritta io insieme al produttore Pier Paolo Peroni. Lavoro ancora con Mauro Repetto, mentre di Max Pezzali non parlo». Parola di Claudio Cecchetto, il più importante talent scout italiano degli ultimi 40 anni, che, intervistato dal Corriere della Sera, ha rivelato di non aver visto la fortunata miniserie Hanno Ucciso l’Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883, disponibile in esclusiva su Sky, che racconta l’ascesa di Max Pezzali e Mauro Repetto. Mentre i rapporti con Repetto sono ancora oggi eccellenti, quelli con Pezzali si sono interrotti ormai da anni. «La gratitudine per lui è un optional. Di tutti i miei artisti è stato il più irriconoscente, in questo almeno è il numero 1. Io non ho fatto nessuna guerra, mi sono difeso. La riconoscenza è sintomo di intelligenza», ha raccontato Claudio Cecchetto al Corriere a proposito della ex voce degli 883, che negli ultimi anni sta facendo incetta di sold out (veri) negli stadi e nei palasport italiani.

Produttore discografico, disc jockey, conduttore radiofonico e televisivo (ha condotto anche i Festival di Sanremo e il Festivalbar), fondatore di Radio DeeJay e Radio Capital, ma soprattutto talent scout straordinario, Cecchetto ha segnato profondamente la storia della televisione (Fiorello, Gerry Scotti, Amadeus), della radio (Linus, Albertino) e della musica degli ultimi quarant’anni. Per quanto riguarda le sette note, il primo nome che viene in mente, associato a quello del talent scout veneto, è certamente quello di Jovanotti. Chissà in quanti avrebbero scommesso, nel 1987, su quel ragazzo dinoccolato, di professione dj nei locali, vestito con l’immancabile cappellino Boy, il chiodo, i jeans sdruciti e le scarpe da basket, che cantava brani leggeri come È qui la festa? e Gimme five. Un debutto folgorante, quello dell’album Jovanotti for President, che, grazie anche alle doti manageriali di Claudio Cecchetto, proietta Jovanotti al vertice delle classifiche con i suoi brani a cavallo tra rap e dance music. Insieme al successo arrivano puntuali le prime critiche, che lo accusano di essere un personaggio costruito a tavolino e privo di spessore artistico. La sua musica è cambiata insieme a lui nel tempo: dal rap a uso e consumo per le piste da ballo di Jovanotti for president a quello più consapevole di Lorenzo 1992 e Lorenzo 1994, dalla world-music influenzata dai suoi continui viaggi per il mondo de L’albero e di Capo Horn al Jovanotti impegnato de Il quinto mondo, fino ai grandi successi di Safari, Ora, Lorenzo 2015 CC. e Oh, vita!, prodotto dal grande Rick Rubin.

Nel corso degli anni Jovanotti ha lasciato spazio a Lorenzo Cherubini, artista e uomo maturo che ha trovato ha un perfetto equilibrio tra il desiderio di divertire il pubblico negli stadi e nelle spiagge, la capacità di esprimere i propri sentimenti e la voglia di lanciare messaggi importanti attraverso la musica. L’avvento della musica house e il diffondersi dell’hip hop anche in Italia ha cambiato tutto alla fine degli anni Ottanta. Iniziarono allora i primi esperimenti degli 883, duo pavese formato dai compagni di scuola Max Pezzali e Mauro Repetto, con i sintetizzatori e le macchine digitali, per le quali non è necessario conoscere il pentagramma. A quel punto gioca un ruolo decisivo Mauro Repetto che, con l’incoscienza tipica dei giovani e con tanta faccia tosta, riesce ad ottenere un colloquio e poi un contratto, con la Warner Chapell, ma solo come autori di canzoni per altri artisti. L’ispirazione per Hanno ucciso l’uomo ragno, il brano che cambierà per sempre la loro carriera e la loro vita, arriva una sera dopo aver mangiato male in un autogrill. Cecchetto crede nel duo, contro tutte le previsioni, decide che Max doveva cantare e Repetto doveva ballare (oltre a scrivere la maggior parte dei testi), lasciando il rap delle origini per abbracciare il pop. Hanno ucciso l’uomo ragno, uscita nel 1992, divenne ben presto un inno generazionale, che ha lanciato il primo omonimo album ben oltre le 600.000 copie. Il successivo Nord Sud Ovest Est, anticipato dal singolo Sei un mito, ha venduto 1.300.000 copie, un numero oggi impensabile anche per i big della musica internazionale. Dopo sei album di successo, nel 2003 il marchio 883, mutuato da una celebre modello di Harley Davidson, viene archiviato definitivamente, con Pezzali che debutta come solista nel 2004 con l’album Il mondo insieme a te, più romantico e meno pungente rispetto alle produzioni degli 883. Il primo artista ad essere stato lanciato da Cecchetto è stato Sandy Marton all’inizio degli anni Ottanta. Chi non ricorda la sua chioma bionda, il sintetizzatore a tracolla e soprattutto People from Ibiza, vero inno generazionale degli anni Ottanta? Molti pensavano che il cantante (notato nel 1982 da Claudio Cecchetto durante una festa in una discoteca di Milano) fosse spagnolo, mentre in realtà è nato a Zagabria. Il talent scout produsse il suo primo singolo Ok run, ma il successo arrivò due anni dopo con People from Ibiza. Dopo altri singolo fortunati come Exotic & erotic e Camel by Camel, Marton si ritirò per alcuni anni in Spagna, dove gestisce alcuni locali, prima di tornare a esibirsi nelle serate revival Anni Ottanta nelle discoteche, dove è tuttora richiestissimo.

Un’altra felice intuizione di Cecchetto è stata Sabrina Salerno, la regina della dance anni Ottanta con oltre venti milioni di dischi venduti in tutta Europa, con la quale c’è stato anche un breve flirt. Il 45 giri di debutto Sexy girl, prodotto da Claudio Cecchetto nel 1986, è subito un successo in mezza Europa. Va ancora meglio l’anno dopo Boys (Summertime love), a cui solo Michael Jackson e Madonna impediscono di raggiungere la vetta della classifica britannica dei singoli. Sia Sexy girl che Boys (Summertime love) sono entrambi contenuti nell’album d’esordio Sabrina, caratterizzato dalla formula brani ballabili-melodie cantabili-immagine sexy. Una formula vincente che viene utilizzata anche nel secondo album Super Sabrina del 1988, contenente i singoli All of me e Like a yo-yo, prodotti rispettivamente dal trio Stock Aitken & Waterman e Giorgio Moroder. L’artista genovese è ormai un personaggio richiestissimo anche al cinema e in tv, senza mai però dimenticare la musica: nel 1991 pubblica l’album Over the top per la leggendaria etichetta disco americana Casablanca. Nello stesso anno canta per la prima volta in lingua italiana partecipando al festival di Sanremo in coppia con Jo Squillo conSiamo donne, un vero e proprio inno femminista. Nel 1996 pubblica Maschio dove sei, interamente cantato in italiano e stilisticamente lontano dalla dance delle origini (fra i produttori c’è anche Massimo Riva, chitarrista di Vasco Rossi). Verso la fine degli anni Novanta si conclude il periodo d’oro discografico di Sabrina Salerno, ma non il suo status di personaggio di culto della dance anni Ottanta.

Più o meno negli stessi anni si è affermata anche Tracy Spencer, nome d’arte di Louise Tracy Freeman, modella inglese trapiantata a Milano di cui Cecchetto intuisce immediatamente le potenzialità. Con la hit Run to me, Tracy dominò le classifiche italiane nell'estate del 1986, scalzando Madonna dalla vetta e aggiudicandosi il Festivalbar presentato proprio da Claudio Cecchetto: indimenticabile il suo look con giacca da frac nera e fuseaux bianchi, che fece scuola presso le ragazzine di allora. Oggi Tracy Spencer vive a Londra con i suoi due figli ventenni, si occupa di criptovalute e ogni tanto si esibisce nelle tante serate revival anni Ottanta in giro per l’Europa. Facciamo un salto di qualche anno e arriviamo agli anni Novanta.

Le sorelle milanesi Paola e Chiara Iezzi cominciano la loro carriera cantando nei locali, così come tanti colleghi. A scoprirle per primo è stato Claudio Cecchetto, che le presenta a Max Pezzali e Mauro Repetto: Paola e Chiara diventano le loro coriste per due anni, prima di essere messe sotto contratto dalla Sony. La loro carriera prende il volo nel 1997 quando Amici come prima vince Sanremo nella categoria Nuove Proposte. Lo stesso anno vengono chiamate al Festivalbar e a Un disco per l’estate e inoltre sono protagoniste della colonna sonora del film Disney Hercules, con la romantica canzone Ti vada o no. Il 2000 è l’anno della svolta dance dell’album Television, con il quale si affermano anche all’estero, in particolare nei paesi latini, grazie al clamoroso successo del singolo Vamos a bailar (Esta vida nueva). Nel 2013, dopo alcune incomprensioni, Paola e Chiara decidono di separarsi artisticamente: tornano insieme al Festival di Sanremo 2023 con la canzone Furore, che rilancia clamorosamente le loro quotazioni, con un tour all’insegna del sold out. Anche negli anni Duemila Claudio Cecchetto ha lanciato artisti di successo. Nel 2003 La canzone del Capitano, primo singolo di Dj Francesco (nome d’arte di Francesco Facchinetti, figlio del tastierista dei Pooh Roby Facchinetti) è diventata il tormentone dell’estate ed è premiata con il Disco d’Oro.

Claudio Cecchetto, ascoltando la sigla fatta per un programma, chiese a Facchinetti, che allora faceva il dj radiofonico, di trasformarla in una canzone. Così è nata La canzone del Capitano, ispirata a El Capitan degli OPM, un pezzo che, a sua volta, si rifaceva ad un brano tradizionale americano. Con il secondo singolo Salta, DJ Francesco viene nominato agli Italian Music Awards 2003 come “rivelazione dell’anno” e nel 2004 partecipa al Festival di Sanremo con Era bellissimo. Dopo il Festival, Dj Francesco pubblica il suo primo album, Bella di padella, che si aggiudica un disco di platino. A San Valentino del 2004 viene pubblicato il singolo Ti adoro, in cui Facchinetti duetta con il grande tenore Luciano Pavarotti. Dj Francesco doppia robot Rodney, protagonista del film d’animazione Robots, di cui canta la canzone Ridere ridere nella versione italiana del film. Nel 2005 torna a Sanremo con Francesca, che anticipa il secondo album Il mondo di Francesca: sarà l’ultimo al quale collabora Claudio Cecchetto, con cui si separò nel 2006. L’ultima scoperta artistica di grande successo del talent scout veronese sono stati i Finley, la cui musica affonda le radici nel punk inglese, ripulito però da ogni asprezza e dai messaggi nichilisti, senza però rinunciare alla melodia italiana, dando vita a un genere particolare che è stato definito «hard-pop». I quattro si conoscono nel 2003 all’Accademia della musica e decidono di suonare insieme. Il video a basso budget Make up your own mind viene notato da Claudio Cecchetto, che pubblica il singolo in italiano Tutto è possibile, nome scelto anche per l’album d’esordio, interamente composto dai Finley.

Nel 2006 volano a Copenaghen per gli Mtv Europe Award, dove vengono premiati come miglior gruppo italiano. Nel 2008 la band partecipa a Sanremo con la ballad Ricordi, dove si piazzano quinti. Il gruppo ha fondato nel 2012 la propria label chiamata Gruppo Randa, con la quale pubblicano l’album Fuoco e fiamme e la raccolta Sempre solo noi, con la quale hanno festeggiato i dieci anni di carriera. Dopo questa lunga carrellata di artisti musicali scoperti da Cecchetto, non possiamo non concludere l’articolo ricordando il suo (unico) successo discografico, l’iconica Gioca Jouer, prodotta nel 1981 da Giancarlo Meo e Claudio Simonetti (Goblin), che ne scrisse la musica. Una canzone-coreografia, che ancora oggi è uno dei balli di gruppo più amati nelle feste, basata semplicemente sui verbi “dormire, salutare, autostop, starnuto, camminare, nuotare”. «Come dj avevo il desiderio di fare un disco, però non ero intonato e quindi ho fatto di necessità virtù – ha raccontato Cecchetto al Corriere della Sera - Ho cominciato a pensare a cosa facevo in discoteca. Indicavo alle persone di fare contemporaneamente dei gesti come alzare le mani, abbassarle, muoversi a destra o sinistra. Il pezzo nasce da quello stesso principio, un flash mob dell’epoca».

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Gabriele Antonucci