Coldplay: la band "universale" che piace a tutti (haters a parte)
Ansa
Musica

Coldplay: la band "universale" che piace a tutti (haters a parte)

Il gruppo pop più famoso al mondo, capitanato da Chris Martin, ha costruito la sua fortuna su canzoni semplici e dirette e sulle coinvolgenti performance live, che richiamano un pubblico di tutte le età. Ma non tutti li amano...

I Coldplay incarnano meglio di qualsiasi altra band il suono del nuovo millennio, un sapiente crossover tra pop, alt rock ed elettronica, diventando, in poco più di vent'anni di carriera (iniziata discograficamente nel 1999), il più grande gruppo pop al mondo. Nessuna band, oggi, raggiunge i numeri monstre di Chris Martin & co. dal vivo, nonostante i prezzi salati dei loro concerti e considerando che gli ultimi due album, Everyday Life del 2019 e Music of the Spheres del 2021, non hanno ripetuto il clamoroso successo dei dischi precedenti, se non per il fortunato singolo My Universe insieme ai BTS. Da un punto di vista di stile musicale, nei primi album i Coldplay hanno coniugato l'immediatezza del brit pop con le tessiture dell'alt rock, fino a intraprendere con convinzione, da Mylo Xyloto del 2011 in poi, la strada di un pop magniloquente e da stadio (pur con alcune eccezioni), diventando una sorta di U2 più accessibili a tutti. E probabilmente è proprio la loro "universalità" la caratteristica più precipua dei Coldplay: la band inglese ha un pubblico che spazia dai 18 ai 60 anni, in ogni parte del mondo e in ogni cultura, mettendo d'accordo sia nonni che nipoti con il stile ecumenico e all'insegna dei buoni sentimenti: le loro canzoni, che sono sempre prodotte e suonate in modo impeccabile, sono la colonna sonora ideale per gli alti e i bassi delle vite di ciascuno di noi.

Chi non si è emozionato, almeno una volta, ascoltando Yellow, Everything’s not lost, Trouble e Fix you? Chi non si è lasciato trascinare dai ritmi di Viva la vida, Every teardrop is a waterfall, A sky full of stars e Adventure of a Lifetime? Il vero obiettivo di un artista e di una band è quello di comporre brani in grado di durare negli anni, fino a diventare dei classici, ed è innegabile che Chris Martin, Jonny Buckland, Guy Berryman e Will Champion di classici ne abbiamo realizzati davvero tanti, con buona pace dei loro detrattori. Se da un lato i Coldplay sono una band che piace più o meno a tutti, almeno per alcuni brani (sulla scia di Beatles e Queen), è anche vero che, dall'altro, sono uno dei gruppi più odiati e avversati da un pubblico, per così dire, "alternativo". Basta fare una ricerca in rete per trovare decine di articoli sull'odio neanche sotterraneo nei confronti della band inglese: basti pensare che il The New Yorker ha pubblicato un articolo intitolato Why I Don't Like Coldplay(Perchè non mi piacciono i Coldplay), mentre il critico del New York Times Jon Pareles ha li ha definiti "la band più insopportabile del decennio". Il frontman è da sempre il simbolo della band e Chris Martin, proprio per le sue caratteristiche, è così amato e odiato al tempo stesso. Martin non ha nulla della rockstar maledetta e deviante, anzi: il suo look sembra quello di un qualsiasi quarantenne quando esce il venerdì sera per un aperitivo con gli amici, ama mangiare sano(è vegetariano) e tenersi in forma in palestra, ha sempre il sorriso stampato sul volto (non a caso God put a smile upon your face è una delle canzoni più amate del secondo album A Rush of Blood to the Head) in un periodo in cui vanno per la maggiore trapper ipertatuati e con lo sguardo perso nel vuoto, è un padre separato premuroso con i figli Apple Blythe Alison Martin e Moses Bruce Anthony Martin e ancora in ottimi rapporti con la ex moglie Gwyneth Paltrow: insomma, il fidanzato che tutte le mamme vorrebbero per le loro figlie.

Martin, rockstar suo malgrado, ha aperto la strada al successo mondiale di Ed Sheeran e Lewis Capaldi, due cantautori "normali" e dall'aspetto anonimo di un qualsiasi trentenne inglese che hanno conquistato i cuori di milioni di persone grazie non a complesse strategie di posizionamento e di marketing, ma solo grazie a canzoni semplici e dirette, in grado di connettersi ai sentimenti delle persone. Puoi ascoltare le canzoni dei Coldplay in radio, nei bar, nei ristoranti, in palestra, in spiaggia e anche in discoteca e non avere mai l'impressione che siano fuori luogo, ma, anzi, suonano sempre familiari, rassicuranti e innegabilmente piacevoli. Un altro dei segreti del loro successo universale sono i concerti, dove i Coldplay riescono a esaltare i loro brani grazie a scalette studiate nei minimi dettagli per emozionare gli spettatori: niente riempitivi, niente intro barocche, né lunghe code strumentali, nessun brano di riscaldamento, ma solo grandi successi, uno dopo l'altro, senza pause, che vengono cantanti, in una sorta di gioioso karaoke collettivo, dalla prima all'ultima parola dal pubblico, che viene portato in una sorta di estasi grazie a sbalorditivi effetti scenici e luminosi, che trasformano ogni live in un'esperienza sinestetica difficilmente dimenticabili, anche da chi non è un loro fan storico. Hanno fatto il giro del mondo, recentemente, le immagini di Mick Jagger che, al concerto di Wembley dei Coldplay, ha cantato e ballato per tutto il tempo, portando al polso una xilobanda, il braccialetto luminoso che il quartetto britannico ha inventato per rendere ancora più coinvolgenti e di impatto scenografico i loro concerti. L'affascinante storia di un gruppo di amici universitari che, a sorpresa, ha conquistato il mondo è stata recentemente raccontata in Italia dell'interessante volume Viva Coldplay, storia di un successo planetario, una biografia firmata da Fabrizio Sandrini e pubblicata da Il Castello marchio Chinaski Edizioni in occasione dei date italiane dei Coldplay a Napoli e Milano.

Dall'exploit discografico planetario alle accuse di plagio da parte di Joe Satriani e Cat Stevens, dalla collaborazione col produttore Brian Eno fino alla stima ricevuta da Elton John e Madonna, passando per gli scontri con i paparazzi del frontman legato sentimentalmente a Gwyneth Paltrow e Dakota Johnson, fino ai controversi rapporti con Bono e Liam Gallagher, il libro racconta anche dell'impegno sociale di Chris Martin, fino al tema dell'ecosostenibilità del loro ultimo tour, pensato per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Il percorso dei camion che montano il palco è stato studiato per minimizzare gli spostamenti tra una città e l'altra, gli stadi sono stati dotati di un palco costruito con materiali riutilizzabili (tra cui bambù e acciaio riciclato), la corrente elettrica necessaria per alimentare display LED, laser e sistemi di diffusione sonora è stata prelevata da fonti rinnovabili (come pannelli solari e turbine eoliche) e addirittura viene raccolta e sfruttata l'energia prodotta dal pubblico durante lo spettacolo. Gli effetti speciali, come i coriandoli e i fuochi d’artificio, sono stati realizzati con con sostanze biodegradabili, mentre i braccialetti luminosi indossati dal pubblico sono stati realizzati con materiali vegetali e, alla fine di ogni show, vengono raccolti, sterilizzati e ricaricati. Insomma, i Coldplay non si accontentano di essere una pop band universale, ma vogliono anche preservare, nei loro concerti, il pianeta Terra. Con buona pace dei loro haters.

I più letti

avatar-icon

Gabriele Antonucci