Semplicemente Ian
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Semplicemente Ian

Tre interviste, in esclusiva, realizzate a Milano durante la tappa in Italia del The Dream Reborn tour. Tre voci, quella di DPR Ian, DPR Cream e DPR Artic. Tre generi musicali e personalità diversissime tra loro ma che si fondono in una perfezione artistica unica nel suo genere - video all'interno

DPR Ian, uno degli artisti più eclettici e affascinanti della scena musicale contemporanea, si lascia scoprire in una piccola stanza dietro le quinte del Fabrique di Milano. Dopo un Q&A con i fan, l’atmosfera carica di energia si dissolve in un’intimità quasi surreale: Ian è seduto su un divano, immerso in una quiete che sembra contrastare con l’intensità della sua presenza sul palco. Non c’è nulla di artefatto nel suo atteggiamento, solo un’eleganza naturale che lo rende immediatamente accessibile e allo stesso tempo enigmatico.

Christian Yu, meglio conosciuto come DPR Ian, è un artista che sfida definizioni convenzionali. Nato in Australia, ha trovato il suo posto nel panorama musicale sudcoreano, emergendo come una figura unica nel collettivo creativo Dream Perfect Regime (DPR). Cantante, regista, produttore e visionario, Ian non si limita a creare musica: costruisce mondi. Il suo universo artistico è popolato da personaggi che riflettono i suoi conflitti interiori e la sua complessità emotiva. C’è Mito, il lato vulnerabile e malinconico, e c’è Insanity, incarnazione del caos, della rabbia e delle contraddizioni. Entrambi si manifestano attraverso le sue canzoni, i suoi video e le sue performance, come se fossero parti vive di un tutto indissolubile.

Durante l’intervista, Ian non appare semplicemente come un musicista di successo, ma come un narratore di storie e sentimenti universali. Ogni risposta sembra misurata, priva di artifici, come se ogni parola fosse scelta con la cura di chi sa che l’onestà è la chiave per connettersi davvero con il mondo. Ian parla con una sincerità che sfiora la poesia, le sue parole sono misurate ma mai artefatte, e la conversazione si snoda tra riflessioni intime e momenti di leggerezza. L’atmosfera nella stanza cambia gradualmente: quello che doveva essere un semplice scambio di domande e risposte si trasforma in un dialogo profondo, quasi un colloquio tra anime. La distanza tra artista e interlocutore si dissolve, sostituita da una complicità che nasce dalla condivisione di idee e visioni.

DPR Ian riesce a parlare della musica come se fosse un’estensione naturale della sua esistenza, un mezzo attraverso cui esplorare e dare forma alle sue emozioni. Ogni parola è carica di significato, ma mai pesante o pretenziosa. C’è un equilibrio perfetto tra la gravità dei temi trattati e la leggerezza con cui vengono espressi, un’abilità rara che lo definisce non solo come artista, ma come comunicatore straordinario.

A fianco a lui, seduti sullo stesso divano, DPR Cream e DPR Arctic, membri del collettivo, contribuiscono a creare un’atmosfera di famiglia e supporto reciproco. È impossibile non percepire l’autenticità dei legami che li uniscono, un’energia palpabile che rende tutto ancora più speciale.

Il momento più straordinario arriva alla fine, quando, tra una risata e un abbraccio spontaneo, Ian chiede di imparare alcune parole in italiano. In quel frangente, l’intervista trascende definitivamente il suo scopo originale, diventando un’esperienza umana unica nel suo genere. L’abbraccio che chiude l’incontro non è solo un gesto di cortesia, ma una dimostrazione tangibile di un’intesa che va oltre le parole.

DPR Ian non è solo un artista completo; è un’anima che riesce a trasformare ogni incontro in un momento indimenticabile, lasciando dietro di sé un’impronta che è impossibile dimenticare. La musica di DPR non è soltanto una colonna sonora: è una narrazione visiva, emotiva e intellettuale, un’esperienza che trascende la semplice dimensione dell’ascolto.

Chiunque scelga di avvicinarsi a questo mondo, non entra solo nella mente di Ian, ma in un universo intero. Un luogo in cui realtà e immaginazione si intrecciano, lasciando un’impronta che appartiene a chiunque decida di immergersi nell’arte della DPR.

Ecco la nostra intervista.

Come ci si sente a esibirsi a Milano in una tappa del tour The Dream Reborn?

IAN: “Per me è incredibile. Sono venuto a Milano l’anno scorso per una sfilata di moda, e non sapevo neanche che avessimo fan qui. Quando l’ho scoperto, mi sono promesso di tornare e fare uno spettacolo. Sono felicissimo. I fan italiani sono davvero passionali, e sento tutta la loro energia.”

Cosa rappresenta per te il collettivo DPR, sia a livello personale che artistico?

IAN: “La DPR è qualcosa di profondamente personale: non è solo un collettivo, ma una vera ragione di vita. È una parte così importante, monumentale di me che ormai definisce chi sono. È legato a tutto: la mia famiglia, i miei amici e il mio scopo. Mi dà una direzione e un’idea di chi voglio diventare continuamente.”

Puoi raccontarci un momento sul palco che è stato particolarmente potente o surreale per te?

IAN: “Ogni città porta qualcosa di unico. I fan reagiscono in modi diversi, a seconda della cultura, e questo rende ogni performance interessante. Per esempio, in Messico c’era una folla immensa, circa 19-20.000 persone, ma anche spettacoli più piccoli sono stati altrettanto intensi. Alcune città, come Varsavia, mi hanno sorpreso per la passione dei fan. A Milano, i fan sembrano già molto entusiasti ma anche composti, e non vedo l’ora di vedere come esploderanno durante lo spettacolo.”

Qual è il tuo processo creativo quando costruisci una narrazione per le tue canzoni e performance?

IAN: "Per me, tutto parte dall'onestà. Deve essere qualcosa di personale, altrimenti non funziona. La narrazione che costruisco riflette sempre ciò che sto vivendo in quel momento o che ho vissuto nell’ultimo anno. Credo che il modo migliore per raccontare una storia autentica sia attingere alle esperienze personali, perché solo così può risultare vera e significativa. Il mio processo creativo include l’esposizione a nuove esperienze. Adoro guardare musical o spettacoli come il Cirque du Soleil, perché offrono stimoli visivi e narrativi che non troverei se non uscissi dalla mia zona di comfort. Sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da vedere, qualcosa che possa arricchire il mio bagaglio creativo. Per me, è fondamentale non riciclare le stesse idee. Se non aggiungo continuamente 'nuovi libri' alla mia biblioteca creativa, rischio di ripetere sempre le stesse cose, e questo può bloccare l’ispirazione. Inoltre, cerco di vivere ogni esperienza con piena consapevolezza. Mi piace essere completamente presente, assorbire ogni dettaglio e trarne qualcosa di significativo. È da qui che nascono le mie storie."

Scavando più a fondo, molte delle tue canzoni esplorano emozioni complesse e introspezioni e fanno anche riferimento a uno dei temi più importanti della società moderna: la salute mentale. Esiste una canzone che rappresenta un punto di svolta personale o una rivelazione?

IAN: "Sì, credo che una delle canzoni che ha rappresentato un punto di svolta per me sia stata Seraph. Questo brano, già dal titolo, richiama il Serafino, che nella gerarchia angelica è il grado più alto, il più vicino a Dio. Dovrebbe rappresentare un potere immenso, ma nel contesto della canzone ho scelto di raccontare una storia diversa. In Seraph, interpreto un personaggio che un tempo era un Serafino, forte, divino, incrollabile, ma che ha perso quel potere. Ho usato l'immagine delle ali che bruciano come metafora per descrivere quel senso di caduta, di perdita di capacità e forza che un tempo credevo incrollabili. Per me, questa canzone riflette un periodo in cui mi sentivo completamente distante dalla versione più forte di me stesso. Tuttavia, ho capito che attraversare quel momento di oscurità era essenziale. Sai come si dice: devi affrontare il peggio per poter veramente apprezzare il tuo meglio. È stata una svolta importante nella mia vita e nella mia musica. Scrivere Seraph è stato difficile, ma necessario, perché volevo che fosse sincera e autentica."

Come rimani connesso alla tua identità artistica nonostante le pressioni del tour, di viaggiare continuamente e comunque continuare a creare nuova musica?

IAN: "Non mentirò, faccio ancora fatica. Non credo di aver mai trovato un equilibrio chiaro. Ci sono giorni in cui io, Cream e Artic siamo in sintonia, e altri in cui non lo siamo. Il ritmo del tour è incredibilmente frenetico: in media sei in una nuova città ogni due giorni, con un nuovo pubblico e una nuova energia da affrontare. Questo genera un continuo stimolo, ma al tempo stesso rende il viaggio difficile da comprendere o da vivere appieno. Non hai quasi mai il tempo di adattarti o di elaborare ciò che stai provando. E questo è fondamentale per molte persone: avere il tempo di sentirsi radicati per comprendere le proprie emozioni. Cercare di mantenere un senso di stabilità in un programma così intenso è una sfida enorme. Onestamente, non so come qualcuno possa davvero riuscirci. Se qualcuno ha una risposta a questo, per favore, me lo dica."

Puoi parlarci del tuo recente blackout sui social media? Quanto è importante dal tuo punto di vista per una persona, per un artista, disconnettersi?

Ian annuisce. Ci ringrazia per la domanda con un sorriso.

IAN: "È una domanda molto bella e interessante, grazie. Nella mia vita ho sempre cercato di essere molto chiaro sul fatto che sono aperto su ciò che vivo come essere umano, non come artista. Questo è importante perché bisogna separare l'ideale che gli artisti non siano esseri umani. Man mano che andiamo avanti, vediamo come molte persone pongano gli idol su un piedistallo, ma allo stesso tempo, facendo ciò, si crea l'agenda per cui diventa strano vedere qualcuno che sta male o è triste. Ma gli artisti sono persone, quindi è giusto che, se da una parte alcune persone vogliono crearsi idee fantasiose su chi idolatrano, è importante anche normalizzare il fatto che questi artisti siano persone. Così facendo, crei una differenza sana: mi piace la loro arte, non quanto siano perfetti. Questo è il terreno su cui voglio costruire, perché alla fine vedi l'artista per quello che è: qualcuno che crea arte, e questa è la definizione dell'artista, una persona che sfida la sua realtà e dà la sua arte a chiunque, che tu sia un fan o no.

Ian fa una pausa, ci sorride. Completamente a suo agio continua a raccontarsi senza maschere.

"Per me, essere vulnerabile e aperto non è qualcosa che faccio perché voglio, ma perché... perché no? Sarebbe strano per me mostrare solo il lato forte e non anche quello debole. Però, allo stesso tempo, se fossi una persona che mostra solo il lato oscuro, credo che sarebbe un modo sbagliato di promuovere la salute mentale. Devi mostrare ciò con cui stai lottando e come lo affronti. Perché in questo modo, se io combatto e mostro che sto migliorando, sto vincendo, e se lo faccio, significa che chiunque può farcela. Per questo motivo mi apro, perché è anche una nuova sfida per me. Se annuncio al mondo le mie idee, come ad esempio il mio concetto dei ‘cinque minuti’ – che significa che puoi permetterti di stare dentro la tua testa solo per cinque minuti, e non più, e dopo quel tempo devi andare avanti – se non riesco a mettere queste idee in pratica, sarei un ipocrita, e non mi piace esserlo. Quindi mi costringo deliberatamente ad espormi in una certa misura, poi mi ritiro, per poterlo mostrare. Per esempio, quella volta che ho disattivato il mio Instagram, so che quando mi sento un po' troppo stimolato o in uno stato maniacale, potrei fare delle cose impulsive. È qualcosa che vediamo spesso: le celebrità che vivono un episodio difficile e poi parlano prima di essersi ripresi, e questo può solo peggiorare le cose.

Ian si sporge verso di noi e ci guarda.

"La definiscono 'lingua del diavolo', giusto?"

Annuisco.

"Quando succede a me, quello che faccio è staccare tutti i canali fino a quando non guarisco, e poi torno. È una cosa che ho imparato con il tempo. Ho fatto degli errori in passato, come quando sono andato in diretta e ho mostrato al mondo una parte di me che non era pronta, ma ora so che puoi scegliere cosa far vedere alle persone. Non è necessario mostrare sempre il lato più danneggiato di te. Alcune cose dovrebbero rimanere per te, per la tua cura. Quindi quando sento che sto per entrare in un episodio, mi allontano. Specialmente durante il tour, non posso permettermi di compromettere nulla, perché sono qui per fare un lavoro, e non voglio che questo diventi un problema. Ora che sono più grande, capisco che le opinioni sociali non hanno davvero importanza, anche se possono essere molto dure. Ma è la realtà. Sono sicuro che anche tu, come giornalista, capisci cosa intendo e ci sarai passata."

Sorrido, annuisco ancora sospirando.

Ian ride. Ci raccontiamo per alcuni istanti prima di riprendere.

Se dovessi descrivere la tua musica a qualcuno che non l’ha mai ascoltata, come la definiresti?

IAN: "Per me è uno stato onirico. Un fever dream. Anzi 'A Midnight Summer Fever Dream."

Prima mi dicevi che la DPR è come una famiglia. Puoi condividere una storia che catturi il legame che condividi con il team?

IAN: "Sì, siamo passati attraverso, probabilmente, una delle esperienze più difficili che si possano vivere come squadra negli ultimi due anni. Abbiamo perso una quantità significativa di cose all'interno del gruppo, non solo persone. Abbiamo attraversato un intero processo che ci avrebbe potuti distruggere. E, per essere onesti, se non fossimo stati così uniti o se non ci fosse importato veramente l'uno dell'altro, non saremmo qui. Ovviamente, saremmo sopravvissuti, ma non saremmo qui, insieme, come siamo adesso. E il fatto che, dopo tutto quello che abbiamo vissuto, un anno o due fa, siamo qui a fare un tour mondiale, andando in paesi dove non siamo mai stati prima, come ad esempio siamo adesso, riflette quanto ci teniamo gli uni agli altri. Perché, se non fossimo una famiglia, se non ci importasse veramente, non saremmo mai riusciti a resistere. Ecco, questa è la realtà."

Ho una domanda molto difficile.

IAN: "Già la amo."

È una domanda facile in realtà ma in fin dei conti è sempre la più complessa perché non siamo abituati ad auto etichettarci. Se dovessi descriverti in una sola parola, senza pensarci troppo, quale sarebbe?

IAN: "Onestà."

Ultima domanda: puoi dare ai tuoi fan un'idea di cosa possono aspettarsi da te in futuro?

IAN: "Per me, personalmente, il prossimo capitolo della serie sarà rappresentato da un nuovo personaggio. Finora ho presentato Mito, Insanity e altri, ma il personaggio che, ironicamente, non è ancora venuto alla luce, anche se avrebbe dovuto, è Ian. È curioso, visto che il mio nome è proprio Ian, ma ci sono voluti Mito, Insanity e tutto il resto per arrivare a un punto in cui Ian potesse finalmente emergere. Quello è il prossimo passo per me: Ian."



A tu per tu con: DPR Cream


Prima di incontrare il collettivo DPR, stava seriamente pensando di abbandonare la musica. Non aveva nessuno che fosse interessato a lui o al suo lavoro, e questo aveva influito profondamente sulla sua autostima. Tuttavia, quando è entrato a far parte della Dream Perfect Regime nel 2015, poco dopo l’uscita di Till I Die, tutto è cambiato. La DPR gli ha offerto un ambiente collaborativo e stimolante che ha riacceso la sua passione per la musica.

Kim Kyung-mo, noto come DPR Cream, è un artista poliedrico: produttore, compositore e cantante. Ha debuttato come solista il 5 luglio 2019 con il singolo digitale The Voyager 737, un traguardo che inizialmente non era nei suoi piani. Inizialmente si concentrava sulla composizione e sulla produzione musicale, ma i suoi brani hanno colpito così tanto la DPR da spingerli a proporgli di debuttare anche come cantante.

Il percorso musicale di Cream è iniziato con la formazione vocale: si è laureato in canto e canta dai suoi vent’anni. Tuttavia, un momento cruciale della sua carriera è arrivato quando, durante una sessione, qualcuno gli ha suggerito di provare a comporre. Questo consiglio ha segnato il passaggio alla produzione musicale, dove si è distinto padroneggiando il pianoforte e sperimentando suoni innovativi.

Una delle tecniche distintive di Cream è lo "zero gravity state," un metodo di design sonoro che ha creato lui stesso. Consiste in un passaggio graduale da un suono forte e dinamico a uno più minimale e tranquillo, spesso usato per aggiungere contrasto e profondità alle sue tracce. Tra le sue ispirazioni ci sono artisti come Prince, e apprezza la musica per le emozioni che trasmette, anche senza comprenderne il testo, citando Frank Ocean come esempio.

DPR Cream è diventato una parte essenziale del sound e della visione della DPR. Il suo viaggio, da musicista insicuro a artista affermato, dimostra il potere trasformativo della collaborazione e della perseveranza.


Come ci si sente ad esibirsi a Milano nell'ambito del tour Dream Reborn?

CREAM: “È la prima volta che vengo a Milano ed ero curioso di sapere come sarebbe stato esibirsi qui. Passeggiando per la città, ho visto quanto sia bella, e ora sono ancora più eccitato di vedere i fan e come reagiranno allo spettacolo”.

Come uno degli artisti visionari della DPR, che cosa significa per te personalmente il collettivo DPR?

CREAM: “Famiglia. Per me è come una famiglia. Qualsiasi cosa io voglia fare come artista, so che avrò il loro sostegno. So che intorno a me ci sono persone disposte ad aiutarmi, a sostenermi e a fare l'arte che voglio”.

Puoi parlarci di un particolare momento del tour che ti è sembrato surreale o particolarmente potente?

CREAM: “Questo è il mio primo tour, quindi ogni volta che sento i fan cantare insieme a me le mie canzoni è una sensazione surreale. In ogni luogo ho avuto questi momenti in cui ho pensato: “Wow, sta succedendo davvero”. Man mano che il tour procede, la folla diventa sempre più numerosa e la loro energia mi fa sentire orgoglioso e grato”.

Quali sono le maggiori influenze che danno forma alla tua musica, sia all'interno che all'esterno della DPR?

CREAM: “Frank Ocean. Ma amo ogni tipo di musica. Oggi mi piace molto la musica da ballo, la musica house, la techno, tutto è sempre così diverso. Grazie ad Artic, ultimamente abbiamo lavorato insieme molte volte e quindi sto scoprendo sempre di più. E ciò che amo di più è il mixaggio. Quindi posso dire che all'interno della DPR sono molto influenzato da lui (DPR Artic)”.

Come definiresti la tua musica se dovessi descriverla a qualcuno che non l'ha mai sentita?

CREAM: “Il dolore crescente dell'evoluzione”.

Gli altri iniziano a ridere e Ian commenta: “In pratica, la pubertà”. Tutti ridono mentre Cream, che ride nascosto dal berretto, scuote la testa.

Prima hai detto che la DPR è come una famiglia. Puoi condividere un aneddoto che illustra il tuo legame con la squadra?

CREAM: “C'è un proverbio coreano che dice: dopo una forte pioggia, il terreno si asciuga e diventa più forte, più solido. (Il proverbio coreano a cui si riferisce è “비 온 뒤에 땅이 굳어진다” (bi on dwie ttang-i gudojinda), che si traduce in “Dopo la pioggia, il terreno si indurisce”) Questo rispecchia perfettamente il nostro percorso come DPR. Come ha detto Ian, abbiamo attraversato forti piogge, momenti che ci hanno messo a dura prova. Ma quelle sfide ci hanno solo avvicinato. Il legame che condividiamo ora è più stretto che mai, costruito sulla forza che abbiamo acquisito superando insieme quelle difficoltà. Abbiamo anche accolto nuovi membri del team che si sono aggiunti a questa solidità, rendendoci un collettivo ancora più forte e unito. È come se il terreno sotto di noi fosse più solido che mai”.

Come ti descriveresti se avessi a disposizione una sola parola?

CREAM: “Selvaggio”.

Ultima domanda: Puoi dare ai tuoi fan un'idea di cosa possono aspettarsi da te in futuro?

CREAM: “Sto lavorando al mio prossimo album, ma sarà più un mixtape. E io e Artic stiamo lavorando a qualcosa insieme, spero che riusciremo a creare una compilation”.

A tu per tu con: DPR Artic

Quando è comparso sul palco, la folla, dalla silente attesa, è esplosa in un boato. Artic ha fatto ballare Milano come nessuno, da anni, aveva mai fatto.

Kim Yongwoo, conosciuto come DPR ARTIC, è un DJ e produttore techno indipendente che ha debuttato ufficialmente con il collettivo DPR il 2 febbraio 2024 con il suo EP “KINEMA”. Sebbene sia stato annunciato come membro ufficiale solo il 22 dicembre 2023, Artic fa parte del collettivo DPR dal 2019, dove ha lavorato come produttore e DJ, accompagnando il gruppo nelle loro esibizioni.

La sua carriera con DPR ha avuto inizio nel 2019, quando ha suonato per la prima volta al Head In The Clouds Music Festival a Los Angeles. Da allora, Artic ha lasciato il segno come produttore di tracce memorabili come “Set It Off” feat. DPR CLINE e “SYNC”, collaborando con DPR Cream per le produzioni showcase 001, 002 e 003. Nel 2023, ha calcato il palco del Regime Tour Finale a Seoul, ancora una volta al fianco di Cream.

Oltre al suo lavoro con DPR, Artic continua a produrre e a esibirsi come artista indipendente sotto lo stesso nome, adottato nel 2018 poco prima di entrare nel collettivo. La sua musica si distingue per l’energia ipnotica e i suoni coinvolgenti, che hanno il potere di trasformare qualsiasi palco in una festa senza fine.

Con il debutto del suo EP “KINEMA”, DPR ARTIC si conferma non solo un membro essenziale del collettivo, ma anche una forza indipendente nel panorama della musica techno globale. Il suo talento, sia come produttore che come DJ, promette di portarlo sempre più in alto, mentre continua a far ballare folle di ogni parte del mondo.


Come ci si sente ad esibirsi a Milano nell'ambito del tour Dream Reborn?

ARTIC: "È la mia prima volta in Italia, e devo dire che la sensazione è davvero surreale. Non riesco a credere di essere qui, e ancora meno di essere qui per fare uno spettacolo. Mi sento incredibilmente entusiasta, felice e pieno di emozione."

Come uno degli artisti visionari della DPR, che cosa significa per te personalmente il collettivo DPR?

ARTIC: "Per me, la DPR rappresenta una parte enorme della mia vita. È molto più di un collettivo; è una parte fondamentale della realtà che sto vivendo in questo momento. Ha un significato profondo e occupa uno spazio essenziale nel mio percorso personale e artistico."

Puoi parlarci di un particolare momento del tour che ti è sembrato surreale o particolarmente potente?

ARTIC: "Penso che ogni città abbia qualcosa di unico. I fan reagiscono in modi molto diversi, e non credo ci sia una reazione migliore o peggiore in assoluto. Ogni città ha il proprio modo di mostrare la propria passione, ed è sempre stato interessante notare queste differenze".

Quali sono alcune delle sfide più grandi nel fondere il tuo sound personale con la visione complessiva della DPR?

ARTIC: "Onestamente, non ci sono state grandi difficoltà. Siamo insieme da tanto tempo, non solo nella musica, ma anche nella vita. Proprio grazie a questo legame e a questa comprensione reciproca, è stato facile per me integrare il loro sound e la loro ideologia, che fosse quella di Ian o quella più ampia della DPR, nel mio percorso artistico. È stato tutto molto naturale fondere il mio sound con la visione complessiva della DPR."

Come ti descriveresti se avessi a disposizione una sola parola?

ARTIC: "Grezzo, ruvido."

Ultima domanda: Puoi dare ai tuoi fan un'idea di cosa possono aspettarsi da te in futuro?

ARTIC: "Vorrei che i miei fan sapessero che sto lavorando sodo per crescere e migliorare sempre di più e spingermi oltre ai limiti che posso avere ora."


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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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