No, Drake non ha venduto più dei Beatles
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No, Drake non ha venduto più dei Beatles

Il rapper canadese ha superato pochi giorni fa i Fab Four nel numero dei brani arrivati nella Top 5 della Billboard Hot 100, ma sono record che non hanno alcun senso

Siamo costantemente circondati da musica liquida, di facile fruizione e con una vita piuttosto breve. La si ascolta distrattamente sui telefonini e sulle casse bluetooth, a volte si scarica sul proprio pc, ma dopo alcuni mesi ha concluso il suo ciclo vitale e non ne resta più traccia. Esiste, al contrario, una musica solida, ideata con un forte concept, che necessita della massima qualità sonora e di un supporto destinato a durare nel tempo, magari da tramandare di padre in figlio. Nella seconda categoria rientrano naturalmente gli album dei Beatles (soprattutto i capolavori assoluti pubblicati dal 1965 al 1970), nella prima, con buona pace dei suoi fan, rientra la maggior parte di quella di Drake, il rapper dei record. Aubrey Drake Graham, nato a Toronto il 24 ottobre del 1986, è da oltre un decennio uno degli artisti più ascoltati al mondo sulle piattaforme streaming.

L'artista canadese ha trovato, a partire dall'album Thank me later del 2010, la formula perfetta per fare breccia nel cuore del pubblico under 35: un mix di rap, r&b, electro soul, drill e trap, con sonorità e testi malinconici e al tempo stesso autocelebrativi, declinati con un tono abbastanza monocorde. Una formula collaudata e ripetuta con successo, sia nei brani solisti che nelle tante collaborazioni con artisti di primo piano, che lo ha portato a infrangere ogni record di ascolti sulle piattaforme streaming. Gli stream, ovvero gli ascolti nelle piattaforme digitali, sono ormai l'unico vero parametro che sembra interessare alla case discografiche, che sempre più spesso non pubblicano neanche il CD o il vinile del rapper del momento proprio perché considerano la musica fisica un mercato ormai residuale, che funziona ancora solo con gli artisti della vecchia guardia o con cofanetti extraluxe per i 30/40/50 anni dell'uscita di un album storico, con 40-50 demo e alternative track ripescate negli archivi. Resta il fatto che non ha alcun senso mettere sullo stesso piano artisti che hanno costruito le loro fortune in periodi storici e con supporti della musica totalmente diversi come, appunto, i Beatles e Drake. Il rapper canadese ha una vera e propria ossessione nei confronti dei Fab Four, tanto da averli fatti tatuare sull'avambraccio, nella celebre posa dell'attraversamento pedonale di Abbey Road, con l'aggiunta di lui stesso che saluta provocatoriamente John Lennon, come per dire: cari miei, voi sarete pure leggende del pop-rock, ma io vi ho superato nelle vendite.

I tre (presunti) record nei quali Drake avrebbe superato i Beatles sono: 1) nel 2015 il numero di brani estratti da uno stesso album in classifica contemporaneamente nella Billboard Hot 100 (14 brani) 2) nel 2018 il record del maggior numero di canzoni nella Top Ten della classifica Billboard Hot 100 (12 contro gli 11 dei Fab Four) 3) ad agosto del 2022 il pezzo collaborativo Staying Alive di Dj Khaled (a cui ha partecipato anche il trapper Lil Baby) è diventato il 30esimo brano di/con Drake nella Top 5 di Billboard Hot 100, mentre i Beatles sono fermi a "soli" 29 brani. A parte il fatto che la band inglese è ancora saldamente prima nel numero di brani che sono arrivati al nr.1 della classifica Billboard (venti canzoni sul gradino più alto del podio), i record di Drake non hanno, dal punto di vista pratico e artistico, alcun senso. Innanzitutto, anche se può sembrare tautologico ma è bene ricordarlo, un milione di stream non equivale in alcun modo a un milione di 45 giri venduti negli anni Sessanta/Settanta a circa una sterlina l'uno, anche perché una stessa persona può benissimo ascoltare decine di volte lo stesso brano in streaming, mentre le copie fisiche restano sempre quelle, a prescindere dagli ascolti fatti da chi li ha comprati.

Come seconda cosa, Drake compare in queste classifiche sia come artista solista che in veste di ospite (i famosi "featuring" tanto in voga oggi), mentre i Beatles, naturalmente, non sono mai stati ospiti di nessuno, quindi già questo dato falsa completamente il confronto tra i due. Terzo, la RIAA (Recording Industry Association of America), l'ente che certifica le vendite di album e di singoli premiati con dischi di oro, platino e diamante fin dal 1958, per anni ha fornito dati delle vendite fisiche sottostimati in quanto le stesse venivano fornite direttamente dagli stessi negozi di dischi, di cui non tutti davano i dati corretti o non davano proprio i dati perchè non in contatto con la RIAA (pensate, ad esempio, al piccolo negozio di dischi di un paesino sperduto del Nebraska), per non parlare di alcuni grandi paesi dell'Est, che per anni non hanno mai comunicato le loro vendite, più o meno "sotterranee".

Passando ai dati di vendita degli album, i Fab Four hanno superato i 26 milioni di dischi fisici sia con Abbey Road che con Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, mentre le compilation One ha superato i 30 milioni e i due volumi Beatles 1962-1966 e Beatles 1967-1970 hanno venduto complessivamente oltre 50 milioni di copie. Ben diverse le vendite di Drake (in cui, è bene ricordarlo, la parte principale viene dal computo dello streaming), i cui album più venduti sono Views (8 milioni), Take Care (7 milioni) e Scorpion (6,5 milioni). Un'altra considerazione da fare è che la carriera discografica dei Beatles è concentrata in soli 7 anni (dal 1962 al 1969, poiché anche Let It Be, pubblicato nel 1970, fu registrato all'inizio del 1969), mentre quella di Drake dura da 12 anni, quasi il doppio del tempo per pubblicare singoli e album.

Infine, non è vero che i Beatles non vengano ascoltati oggi in streaming, attraverso i telefonini e le casse bluetooth: nella piattaforma streaming con più iscritti al mondo, i Fab Four hanno 26,5 milioni di ascoltatori al mese: niente male, per un gruppo che si è sciolto 52 anni fa. Se questi dati non vi dovessero bastare, potete fare voi stessi un piccolo esperimento pratico: provate a chiedere a dieci persone per strada di dirvi il titolo esatto di dieci canzoni di Drake, e poi ripetete lo stesso esperimento sostituendo il rapper canadese con i Beatles: mentre nel primo caso forse troverete una persona in grado di rispondervi correttamente (probabilmente molto giovane), nel secondo, quasi certamente, ne troverete almeno otto, di ogni età. E questo perché "ascoltato" non vuol dire "apprezzato", né tantomeno "influente". Da un punto di vista musicale, è quasi impossibile immaginare il rock, il pop, il beat, la psichedelia e buona parte della musica che ascoltiamo oggi senza i Beatles che, tra l'altro, sono stati anche tra i precursori dell'heavy metal nell' adrenalinica Helter Skelter. Non c’è dubbio che i Fab Four siano il gruppo che vanta la maggiore influenza musicale nella storia del rock, con decine di band epigone. Nessuna, però, neanche i loro eredi designati Oasis e Blur, è riuscita a ripetere la magia delle loro canzoni, veri e propri classici che non risentono dell’usura del tempo. Eliminando la figura del frontman unico, i Beatles sono diventati inconsapevolmente le icone di una rivoluzione epocale, non solo in campo musicale.

A partire da Revolver, pubblicato il 5 agosto 1966, i Fab Four iniziarono una rivoluzione copernicana anche nel modo di incidere gli album. Prima il disco era una raccolta di singoli, uguali in tutto e per tutto alle canzoni che il gruppo proponeva nei concerti dal vivo. Con Revolver lo studio di registrazione diventa esso stesso uno strumento, grazie a manipolazione di nastri, sovraincisioni e filtri. Le tecnologie non erano neanche lontanamente paragonabili a quelle di oggi, ma la creatività della band sopperiva ampiamente il gap tecnologico, grazie soprattutto al talento di George Martin, encomiabile nella sua capacità di tradurre in musica le geniali intuizioni di John Lennon e di Paul McCartney. I Beatles hanno inciso complessivamente 211 brani, di cui 186 composti direttamente dai Fab Four, la maggior parte firmati dalla coppia Lennon-McCartney. Ciò che impressiona è che oltre la metà sono canzoni straordinarie, tanto che nessuna raccolta da 20-30 brani (nemmeno la fortunatissima One) può ritenersi sufficiente a rappresentare la magia della musica dei Beatles. C'è un altro gruppo per il quale non basterebbe una tripla raccolta per essere rappresentativa della loro discografia? Ma forse la rivoluzione più importante dei Liverpool è stata quella di essere stato il primo gruppo di ragazzi che cantava espressamente per i ragazzi. Prima di loro, la musica leggera era affidata a cantanti impettiti, che interpretavano canzoni con l’entusiasmo e con la partecipazione emotiva di un manichino. Non esisteva una musica scritta e composta appositamente per i giovani, i quali si arrangiavano con i 45 giri più “digeribili” presi in prestito dai genitori. Dal 5 ottobre del 1962, data di uscita del singolo Love me do, tutto è cambiato nel mondo della musica leggera. Se nessun gruppo o artista, negli ultimi 60 anni, è mai riuscito a scalzare i Beatles dal loro trono, un motivo c'è, ed è lo stesso motivo per cui non smettiamo mai di emozionarci quando ascoltiamo le loro canzoni, a prescindere dal numero degli stream.

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Gabriele Antonucci