Francesco De Gregori
Francesco De Gregori alle Terme di Caracalla l'11 giugno 2019 (Ansa).
Musica

Celebriamo De Gregori per riscoprire la poetica in musica

Nel giorno di questa strana Pasqua, il cantautore romano compie 70 anni. Ripercorrere la sua carriera musicale significa fare i conti con pezzi importanti della storia e della cultura italiana.

Francesco De Gregori, per i suoi tanti estimatori «il Principe», compie 70 anni. De Gregori è stato ed è ancora uno dei padri nobili della musica italiana d'autore contemporanea, insieme a artisti come Fabrizio de Andrè, con cui ha spesso collaborato, ma anche Francesco Guccini, Franco Battiato e altri autori come Ivano Fossati, Lucio Dalla, Massimo Bubola. Usando un'espressione del cantautore romano, sono tutti «compagni di viaggio» di intere generazioni che hanno attraversato gli anni Settanta, Ottanta, Novanta e i primi decenni del Duemila. Sono artisti che hanno scelto la canzone per esprimersi, per contribuire alla comprensione del proprio tempo e del proprio cuore, dando però voce alla testa e al cuore di tutti.

Domani si celebra De Gregori, settantenne con tanti progetti ancora in cantiere, frenati dal Covid in questi mesi, e tanto ancora da dire su questo tempo, tanto che i progetti dal vivo erano e sono ancora diversi. A più di 40 anni dal disco Rimmel, che moltissimi italiani conoscono a memoria, De Gregori ha ancora energia per riempire palazzetti e teatri, per cambiare membri della propria band alla ricerca di suoni differenti, ha ancora la penna per scrivere musiche e parole che raccontino questi anni con toni sempre poetici e allo stesso tempo netti, anche crudi.

Ascoltare oggi una canzone come Cardiologia, pezzo pochissimo conosciuto e ispirato, tra Dante Alighieri e Raymond Carver, fa capire come anche l'ultimo De Gregori sia in grado di lasciare il segno con la sua scrittura asciutta, diretta, talvolta ermetica, sempre incisiva e misurata. De Gregori è autore di pezzi famosissimi come La donna cannone o Buonanotte fiorellino che sono le colonne sonore d'amore di molti italiani, ma anche di racconti struggenti come la guerra malinconica di Generale o la preghiera laica Santa Lucia capace di commuovere e lasciare a bocca aperta.

Ma la conoscenza del cantautore romano non può esaurirsi qui, perché De Gregori ha scritto di politica, di ricerca e di fede, di storia, di rapporti tra persone, di immigrazione in pezzi meno noti, che sono passati pochissimo in radio ma che contribuiscono a comprendere il nostro tempo: è il caso di Bambini venite parvulos, Vecchi Amici, Dottor Dobermann, La Ballata dell'uomo ragno, Vai in Africa Celestino!, Terra e acqua solo per citarne alcuni e spaziando tra le mille e più scalette dei concerti di De Gregori in questi 40 anni di storia musicale.

I brani che fanno De Gregori artista molto più che cantante non rientrano nella cultura pop italiana, ma sono da antologia per la storia e per la letteratura del nostro Paese. Chi è dunque Francesco De Gregori? Un cantante o un artista? E ancora, è un protagonista di musica leggera o della letteratura degli ultimi 40 anni della scena italiana? Al cospetto di uno come Francesco De Gregori, queste domande risuonano.

Nel 2008 De Gregori scrive Per brevità chiamato artista, un pezzo che passa inosservato, nonostante dia il titolo a un intero album, e che prende spunto dal primo contratto che firmò il giovane cantautore romano, definito per nome e cognome e poi, per una nota contrattuale, per brevità chiamato artista per tutto il documento. E per meriti, per tutta la carriera successiva. La riflessione su quella che per alcuni è un'etichetta di una riga e per altri un macigno è di De Gregori, ma nel corso della letteratura di moltissimi autori di letteratura, specie nel Novecento, secolo che De Gregori studia, vive e cerca di comprendere. Parlare di letteratura in musica non è più un azzardo, da quando Bob Dylan è stato insignito in sequenza prima del Premio Pulizer (2008) e poi del Premio Nobel (2017).

Dylan, di cui De Gregori è vero e proprio discepolo artistico, apre la strada a tutti quegli artisti che hanno scelto il linguaggio della musica e delle parole per esprimersi, per descrivere il tempo presente, per denunciare la corruzione del proprio tempo, per dare un contributo visionario e reale alla comprensione dell'uomo contemporaneo. Riscopriamo Francesco De Gregori, un tempo schivo e riservato, oggi molto più disposto a concedersi al pubblico e ai sorrisi, dando nobiltà alla musica d'autore, abituandoci a distinguere ciò che ha intenzionalità d'arte da ciò che invece è altro, perché ricerca altro. Andare a capo non significa scrivere poesia, per cui cantare non significa essere tutti artisti.

Riscopriamo oggi e da oggi la poetica di Francesco De Gregori ascoltando i suoi dischi, spulciando tra i brani che è bello riascoltare anche nuove versioni di pezzi che non si ricordavano più, o ancora pezzi mai sentiti prima e che magari saranno nuovi spunti per indagare il passato prossimo e il presente.


I più letti

avatar-icon

Marcello Bramati