Guns N’Roses: i sopravvissuti del rock conquistano il Circo Massimo
Ieri sera la band di Axl e Slash ha suonato nel cuore di Roma per oltre 3 ore i suoi successi e diverse cover, dimostrando di avere ancora il sacro fuoco del rock nelle vene
Lo scioglimento dei Guns N’ Roses è stata la più grande tragedia degli ultimi 20 anni. Ho chiesto più volte a Slash ‘ma vi rendete conto di cosa avete combinato?’: potevate essere i prossimi Rolling Stones». Parola di un certo Ozzy Osbourne, autore di Crucify The Dead per l'album di debutto di Slash nel 2010, una dichiarazione che rende l'idea di quanto quella rottura nel 1996 tra i due leader della band abbia scosso il mondo del rock, dopo aver condiviso undici anni di clamorosi successi.
Per chi è nato tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta i Guns N’ Roses hanno rappresentato, insieme ai più introspettivi Nirvana, la band più rappresentativa della Generazione X, cresciuta quando già in molti davano erroneamente il rock per morto e sepolto. I Guns N' Roses, nella loro formazione-base, hanno suonato insieme per meno di dieci anni ma, in quei quattro album, hanno lasciato un'impronta indelebile nella storia del rock. I rapporti tra i componenti della band sono sempre stati piuttosto burrascosi (eufemismo), in particolare tra Axl Rose e Slash, per cui non stupisce che il documentario sulla band californiana si intitoli proprio The Most Dangerous Band in the world (La band più pericolosa al mondo). Dal 1993 Axl ha ottenuto i diritti sul marchio Guns N' Roses, ma la band, senza Slash, non era più la stessa cosa: un solo album di inediti, Chinese Democracy, di rara bruttezza, una sfilza infinita di musicisti, collaboratori e produttori mai in grado di lasciare il segno e di ridare lustro al brand Guns N' Roses.
Il buon Slash, dopo la rottura con i Guns, è tornato al suo progetto Slash’s Snakepit, che non ha avuto un gran riscontro, a differenza dell’esperienza con i Velvet Revolver, dove suonavano tre ex componenti dei Guns N’Roses: Scott Weiland,Duff McKagan e Matt Sorum. Slash ha trovato infine l’alchimia perfetta con l’ugola d’oro di Myles Kennedy, ‘frontman degli Alter Bridge, e con la sua nuova band, The Conspirators, con la quale ha pubblicato i convincenti album Apocalyptic Love, World on fire,Living the dream e 4. Dopo i furibondi litigi tra i due leader della band nata a Los Angeles nel 1985, la sola possibilità di una reunion appariva come un’utopia, al pari di quelle dei Led Zeppelin e dei Pink Floyd.
Una nuova vita artistica ha preso il via il 19 aprile 2016 al Coachella Festival, il più importante al mondo con un cast da sogno, con Axl Rose, Slash e Duff McKagan di nuovo insieme sullo stesso palco dopo oltre vent’anni. Da allora i Guns, salvo il periodo in cui Axl ha sostituito Brian Johnson negli AC/DC, hanno macinato concerti sold out in giro per il mondo, richiamando non solo i fan del loro periodo d'oro, ma una nuova generazione di ascoltatori, che non erano nemmeno nati ai tempi di Appetite for destruction. Anche ieri sera, nella cornice imperiale del Circo Massimo di Roma, si sono ritrovate gomito a gomito due generazioni di fan dei Guns N' Roses, che mancavano da oltre 10 anni nella capitale.
I 46 mila spettatori hanno assistito a un grande show di oltre 3 ore, nel quale la band californiana ha riproposto un repertorio che ha pochi rivali nella storia dell'hard rock, oltre ad alcune cover perfettamente adatte al loro stile musicale. Un piccolo, grande miracolo, se si considera la storia di autodistruzione e di dipendenze di alcuni dei suoi componenti: mentre una volta i Guns venivano considerati "la band più pericolosa del mondo" e i loro concerti finivano spesso in disordini e risse, oggi sono un gruppo di grandi professionisti del rock, che hanno iniziato il loro concerto alle 20.45 in punto e che hanno regalato al pubblico oltre 3 ore di show senza un attimo di pausa, una generosità che non è affatto scontata al giorno d'oggi (pensiamo al concerto di Travis Scott a Milano della scorsa settimana, di appena 55 minuti), soprattutto da parte di una band di ultrasessantenni. Slash, con l'inseparabile cilindro nero, gli occhiali scuri e una t-shirt con l'ispettore Callaghan, suona magnificamente, sia che utilizzi il bottleneck o che suoni la dodici corde o imbracci l'acustica: i suoi assoli sono dei veri viaggi musicali, nei quali la tecnica è sempre al servizio delle emozioni.
Il bassista Duff McKagan, oltre a essere stato colui che ha reso possibile la reunion mediando tra i fumantini Axl e Slash, è la vera anima punk della band. Da qualche anno il ruolo di seconda chitarra è affidato a Richard Fortus, encomiabile nel supportare Slash, ma anche in grado di esaltare il pubblico negli infuocati assoli di chitarra che gli sono affidati: insomma, Fortus è ormai un membro a tutti gli effetti dei Guns N' Roses. La band è completata da Dizzy Reed e Melissa Reese alle tastiere e da Frank Ferrer alla batteria: l'amalgama sonora è perfetta e ognuno dà il suo contributo nell'esaltare brani che, alla prova del live, non sono invecchiati per nulla.
Prima del concerto, nella tribuna stampa, la domanda più ricorrente era: come canterà oggi Axl? I filmati dell'esibizione di Glastonbury avevano suscitato diverse perplessità sulla tenuta vocale del frontman dei Guns, ma, come sanno bene i fan della band californiana, il Nostro ha più di sette vite ed è stato più volte in grado di risorgere dalle sue ceneri (pensiamo alle sue eccellenti performance del 2016 con gli AC/DC). Ieri Axl ha stupito favorevolmente, anche se ha avuto qualche difficoltà nei brani con una tonalità più alta, ma ha dimostrato una buona tenuta vocale nei brani con un registro medio e, soprattutto, di essere un professionista serio e un frontman generoso: nonostante il fisico non sia più quello dei tempi d'oro (ma chi di noi, a 61 anni, ha ancora l'aspetto di quando aveva vent'anni?), Axl ancheggia, corre da una parte all'altra della lunga pedana e mette tutta la sua carica e fisicità nella performance, dimostrando di avere un grande rispetto nei confronti del pubblico, che lo ama anche per questo. Quali gruppi o artisti rock con diversi lustri sulle spalle, Springsteen a parte, sono ancora in grado di reggere per oltre tre ore di show, senza mai una pausa e un calo di tensione? Axl ieri sembrava divertito e a suo agio al Circo Massimo, tanto da dedicare due brani (Pretty tied up e Knockin' on heaven's door) a Silvio Berlusconi, indossando l'elmetto del soldato romano durante la monumentale cover (oltre 11 minuti) del brano di Bob Dylan del 1973, una versione assai diversa rispetto all'originale contenuta nell'album Pat Garrett & Billy The Kid (e per questo da sempre avversata dai "dylaniani"più ortodossi).
Uno dei momenti più trascinanti della serata è stato l'esecuzione dell'inno antimilitarista Civil War, dedicato all'Ucraina, con tanto di bandiera gialloblu che sventolava sui maxischermi. Stupisce il fatto che una band che ha inciso relativamente pochi album ci abbia lasciato così tante canzoni memorabili, che non hanno perso nulla della loro carica rock e della loro urgenza, incise prevalentemente dal 1987, anno dell'uscita del capolavoro Appetite for destruction, al 1991, quando venne pubblicato il doppio, monumentale album Use your illusion. I Guns N' Roses hanno anche suonato ieri sera diverse cover: da Slither dei Velvet Revolver a Live and Let Die dei Wings, da Down on the Farm degli UK Subs a T.V. Eye degli Stooges, da Wichita Lineman di Jimmy Webb alla già citata Knockin’ on Heaven’s Door di Bob Dylan, fino a una strepitosa Walk All Over You degli AC/DC, in cui Axl, che è cresciuto a pane e canzoni del gruppo australiano, è stato bravissimo a non far rimpiangere Brian Johnson.
I 46.000 del Circo Massimo non dimenticheranno facilmente le emozioni delle due power ballad Estranged e November Rain, che alternano perfettamente brividi e adrenalina rock, l'intimità acustica di Patience, la scarica hard rock degli inni Nightrain e Welcome to the Jungle fino al gran finale di Paradise City, che, dopo tre ore di concerto, ha fatto scattare il "pogo" nelle prime file del Circo Massimo. Una domanda che qualcuno potrebbe porsi è: che senso ha, per i Guns N' Roses, esibirsi ancora oggi, dopo quasi quarant'anni di onorata carriera e con la carta d'identità che, superata o prossima alla soglia dei sessanta, non fa più sconti? Il loro concerto è solo un'operazione nostalgia o c'è qualcosa di più? Dopo aver visto lo show della band californiana, possiamo affermare che ieri sera non c'è stata nostalgia, ma memoria, che è cosa assai diversa. Un concerto diventa così un mezzo per far conoscere e trasmettere anche alle nuove generazioni alcune canzoni che hanno fatto la storia dell'hard rock degli ultimi 30 anni, quando il rock non era solo una musica basata prevalentemente su riff di chitarra elettrica, basso e batteria, ma un modo di fare le cose e di vivere la vita, mostrando il dito medio a chiunque volesse limitare quell'energia primigenia e quasi animalesca che è alla base del grande rock.
La scaletta del concerto dei Guns N' Roses al Circo Massimo di Roma (8/07/23)
1. It’s So Easy
2. Mr. Brownstone
3. Bad Obsession
4. Chinese Democracy
5. Slither (Velvet Revolver cover)
6. Pretty Tied Up
7. Hard Skool
8. Welcome to the Jungle
9. Reckless Life
10. Double Talkin’ Jive
11. Estranged
12. Live and Let Die (Wings cover)
13. Down on the Farm (UK Subs cover)
14. Rocket Queen
15. You Could Be Mine
16. T.V. Eye (The Stooges cover)
17. This I Love
18. Absurd
19. Anything Goes
20. Civil War
21. Slash Guitar Solo
22. Sweet Child o’ Mine
23. November Rain
24. Wichita Lineman (Jimmy Webb cover)
25. Knockin’ on Heaven’s Door (Bob Dylan cover)
26. Nightrain
Bis
27. There Was a Time
28. Walk All Over You (AC/DC cover)
29. Patience
30. Paradise City