Hotter than hell
(Ansa)
Musica

Hotter than hell: compie 50 anni il dark-grunge album dei Kiss

Quando una pessima registrazione in studio trasforma un album flop in un disco cult e seminale a cui hanno attinto decine di gruppi metal, grunge, doom e stoner

Nel corso dei decenni è stato rivalutato più volte Hotter Than Hell, il secondo discusso album dei Kiss. Inciso a Los Angeles nel 1974 e prodotto da Kennie Kerner e RIchie Wise, il disco è quanto di più distante ci sia dal glam rock e dalle sonorità dell'album di debutto.

Hotter Than Hell è un disco dark, pesante con i suoni degli strumenti eccessivamente compressi e un'atmosfera decadente che attraversa buona parte delle canzoni, come se lontani da Manhattan i Kiss si fossero sentiti fuori dalla comfort zone. Si racconta che a Paul Stanley venne rubata la chitarra un giorno dopo essere arrivato in California e che Ace Frehley si sia schiantato in auto contro un palo nei giorni successivi.

Il risultato finale non è forse il 33 giri che i Kiss e i produttori avrebbero voluto realizzare, ma per molte ragioni Hotter than hell è diventato un punto di riferimento per moltissimi gruppi metal, grunge, stoner e doom.

Non era un suono usuale nel 1974 quello che emana dal secondo album della band in maschera che ha debuttato con un deludente centesimo posto nella classifica di Billboard. Detto questo, Parasite è uno splendido pezzo heavy grunge con un riff di chitarra tanto bizzarro quanto efficace, oltre che fonte di ispirazione fenomenale per moltissimi chitarristi.

La melodia discendente di Goin' Blind è grunge due decenni prima del grunge, una ballad atipica proveniente dal repertorio dei Wicked Lester, il primo gruppo di Paul Stanley e Gene Simmons. Non meno iconico il riff potente di Hotter than hell, il pezzo anthem del disco che risente dell'influenza dei Free di All right now. Altrettanto intriganti le vibrazioni heavy funk di Watchin' you , che dal vivo sprigiona tutta la sua potenza (vedi le versioni di Alive! e Alive III).

Tra le highlights ci sono sicuramente Comin' Home e Got to Choose, due pezzi melodicamente formidabili con la voce di Paul Stanley in grande spolvero. A chiudere la psichedelica lentezza e pesantezza di Strange Ways, cantata da Peter Criss e impreziosita da uno degli assoli più belli e stralunati di Ace Frehley. Da riscoprire!

Hotter than hell Universal

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Gianni Poglio