Giorgio Vanni è Uno di noi: la colonna sonora di una generazione
Panorama ha intervistato Giorgio Vanni: dagli inizi fino al successo come re delle sigle di cartoni, che lo hanno reso un’icona intergenerazionale
Dagli anni ’70 ai 2000, le sigle dei cartoni animati sono diventate la colonna sonora di intere generazioni, lasciando un’impronta indelebile nei cuori dei bambini e non solo.
Chi non ha mai ballato al ritmo di Ufo Robot durante le feste o sognato di essere Goku e vivere le sue avventure combattendo affianco agli amici?
Sono state la colonna sonora della nostra infanzia, le abbiamo cantate a squarciagola da soli o in compagnia e tutt'ora teniamo in macchina una playlist con le migliori, quelle che evocano ricordi felici e anche un po' di nostalgia, causando ad ogni ascolto inaspettato pesanti tuffi al cuore.
In Italia, diversi artisti hanno segnato il panorama delle sigle dei cartoni entrando nel cuore dei bambini: da Cristina D’Avena che, dal suo esordio allo Zecchino d'oro con il Valzer del moscerino, ha conquistato grandi e piccini. Accanto a lei, nomi come Enzo Draghi, Elisabetta Viviani e molti altri hanno contribuito a costruire un repertorio indimenticabile. Tra questi però, spicca una voce, quella di Giorgio Vanni, che dal suo esordio sulla scena televisiva è riuscita a tenere tutti quanti incollati davanti alla tv, definendo il ritmo delle sigle che hanno fatto sognare generazioni e generazioni.
In quasi 30 anni di carriera, Giorgio Vanni, insieme a Max Longhi, ha composto e cantato numerose sigle memorabili, come quelle di Dragon Ball, Pokémon, One Piece, e Detective Conan. Ma il Capitano e L'Ammiraglio non si fermano mai: oltre a portare la loro musica live in tutta Italia e a produrre brani originali anche al di fuori del mondo delle sigle, ecco l'arrivo di un progetto speciale: il 1° novembre, in collaborazione con Sony Music Italy, uscirà una raccolta dei brani più amati, disponibile sia in CD che, per la prima volta, in vinile. L’album conterrà 17 delle sue hit più celebri e un inedito, Uno di noi, che dà anche il titolo alla raccolta.
Panorama ha intervistato Giorgio Vanni, il quale ha raccontato come si è evoluta la sua carriera, dagli inizi fino al successo come re delle sigle di cartoni animati, che lo hanno reso un’icona intergenerazionale.
Come hai iniziato a produrre e cantare sigle per cartoni animati?
«Io e Max Longhi (mio socio e l'altra metà della mela) già collaboravamo scrivendo brani per artisti come Laura Pausini e Mietta. Max aveva già arrangiato alcune sigle di cartoni animati prodotte da Piero Cassano (produttore storico di Eros Ramazzotti). Quando Alessandra Valeri Manera (grandissima nostra amica che purtroppo ci ha lasciati poco tempo fa) propose a Max di produrre una nuova sigla, lui mi chiamò per coinvolgermi. Per noi non c’è differenza tra le sigle dei cartoni animati e le canzoni: ci approcciamo alla composizione e alla produzione in maniera identica. Per cui la nostra avventura iniziò nel 1998 con Superman, la mia prima sigla. Da lì in poi fu un’esplosione di nuove canzoni. Finalmente iniziai a divertirmi cantando in italiano; prima di allora preferivo cantare in inglese, ma da quel momento ho apprezzato la possibilità di farlo nella mia lingua».
Intere generazioni sono cresciute con le tue canzoni. Che rapporto hai oggi con chi vi segue?
«È un rapporto davvero speciale e spesso commovente. I ragazzi ci dicono che siamo stati parte della loro infanzia e che abbiamo influenzato i loro gusti musicali. Alcuni hanno iniziato a fare musica proprio grazie alle nostre sigle. Questo è motivo di grande orgoglio per noi».
C’è una sigla, un cartone o un personaggio a cui sei legato particolarmente e perché?
«Ce ne sono tanti di personaggi a cui sono affezionato! Tra i miei preferiti ci sono sicuramente i Pokémon, come Charizard, Mewtwo, Umbreon, e ovviamente Pikachu. Ma un personaggio che amo tantissimo è Zoro di One Piece perché mi ci rivedo: come lui, non ho un grande senso dell’orientamento e io mi perdo spesso! Poi c’è Capitan Harlock, un personaggio di una sigla che mi sarebbe piaciuto cantare, come anche anche L’Uomo Tigre».
Com’è cambiato il modo di produrre sigle oggi in Italia?
«Le nostre sigle continuano a piacere molto, anche ai bambini di oggi (anche se il nostro target centrale è quello che va dai 20 ai 35 anni). Oggi però non si produce più con lo stesso nostro approccio. In molti casi si canta l’adattamento italiano di una sigla inglese o giapponese senza quel lavoro di identificazione che rendeva la sigla unica per ciascun cartone. Alessandra Valeri Manera ci ha insegnato a costruire un’identità forte attorno a ogni sigla, tanto che in alcuni casi diventava più famosa del cartone stesso. Questo non succede più, ed è un peccato. L’ultima nostra sigla, My Hero Academia, sta avendo un grande successo come brano, anche per chi non conosce l’anime, così come la sigla della terza stagione di Dragon Ball GT che è amatissima nonostante la serie non abbia avuto un grande successo».
Com’è nato il brano inedito Uno di noi? E com’è nata l’idea di realizzare per la prima volta in vinile una raccolta di tutti i tuoi brani più famosi?
«Sony ci ha proposto - nostro grandissimo piacere - di creare una raccolta delle sigle più amate come Dragon Ball, All’arrembaggio,... Sarà disponibile in CD e, per la prima volta in assoluto, in vinile. Abbiamo voluto aggiungere anche un inedito che io e Max avevamo in testa già da tempo: un omaggio a tutti i ragazzi che ci seguono. I cori che ci dedicano durante i concerti mi hanno ispirato a scrivere questa canzone, che parla di quanto la nostra parte “bambinesca” rimanga viva in noi, aiutandoci ad affrontare la vita da adulti e a sognare ancora. È un omaggio per chi ci segue, ma non solo: anche per chi ci ha dimostrato che con le nostre sigle siamo entrati a far parre delle loro vite. Questo scambio è reciproco: durante i concerti si crea una fusione speciale: noi nel pubblico e il pubblico in noi».
Ed è così che nasce Uno di noi, una dedica reciproca, per chi è cresciuto con queste sigle e continua a portarle nel cuore.