L'universo di j-hope, tra il mito di Pandora e un Jack in the Box
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L'universo di j-hope, tra il mito di Pandora e un Jack in the Box

Nel 2019, in un video, j-hope svelò al fandom l'effettiva connessione tra il suo nome e il mito di Pandora. Tre anni dopo, Jung Hoseok, il vero nome di j-hope, torna a raccontare la sua storia. Come? Attraverso il sui primo album da solista, Jack in the Box.

La release arriva dopo la pubblicazione della prima antologia dei BTS, Proof, e l'annuncio del gruppo di volersi dedicare anche a progetti da solisti.

Dieci tracce: “Intro,” “Pandora’s Box,” “MORE,” “STOP,” “= (Equal Sign),” “Music Box : Reflection,” “What if…,” “Safety Zone,” “Future,” “Arson" e un titolo - Jack in the Box che racconta l'evoluzione artistica e personale di j-hope. L'album è un regalo prezioso di Hobi, come lo chiamano affettuosamente gli Army di tutto il mondo, che per la prima volta rivela altri lati di se stesso.

Chiunque abbia visto e conosca un pizzico la storia dei BTS, saprà che j-hope da sempre viene associato a un raggio di sole in grado di illuminare intere stanze solo al suo passaggio. Rapper, ballerino dalle doti uniche ed eccezionali, j-hope è quello che si può definire un artista a 360° che con il suo stile inconfondibile - anche in fatto di look e moda - è in grado di spiccare ovunque si trovi. Jack in the Box ci racconta che quello che luccica, non sempre è oro. E che, Jung Hoseok e j-hope hanno tanti lati, tante sfaccettature differenti che ora il 28enne originario di Gwangju è pronto a mostrare al mondo.

L'album è caratterizzato da un flusso narrativo fluido, che parte dalla prima traccia e si conclude con l'ultima. j-hope ha partecipato all'intera realizzazione dell'album, dalla musica al concept, dal design al video musicale, facendo emergere i suoi colori unici attraverso l'album e mostrando per la prima volta le doti da creative director di Jung Hoseok. I primi due brani, "Intro" e "Pandora's Box", raccontano la storia dell'origine del nome d'arte di j-hope, che come abbiamo accennato proviene dalla mitologia greca e romana e il mito del vaso di Pandora. Proprio l'intro racconta il mito, spiegando come dopo aver rilasciato tutti i mali del mondo, l'ultimo oggetto contenuto nella parte più nascosta del vaso, era proprio la speranza. Hope. come il nome del rapper dei BTS.

They call me hope
Do you know why I am hope?
Pandora's history, that's my birth
The sincerity of the sacred heart given to man by great gods
The ray of light, Pandora, is left in the box
Put it into a pure-hearted boy
Till the end, a frame to become Bangtan's hope
The ceremony of fate given like that's how it's done
That's my name
With a meaning from the depths of a myth
On my way

La seconda traccia dell'album è un rap accattivante, dal ritmo sostenuto, che narra le origini di j-hope artista, il j-hope che per nove anni ha calcato le scene e i palchi di tutto il mondo con i BTS.

Le due tracce principali "MORE" e "Arson" raccontano più a fondo e in modo autentico la storia j-hope, dalla passione pura all'ombra interiore e all'agonia, e mostrano le luci e le ombre della sua crescita. Ma è forse "Safety Zone" la canzone simbolo di questo album. Un grido disperato, un rap perfettamente stampato su una base slowed-down e R&B in cui le barre coincidono le une con le altre in una maglia che solo un artista del calibro di j-hope poteva tessere.

Dedicated my entire twenties
Living up to this immeasurable life
I see everything, but I respond
As if it is telling me to look back at myself
The ringing in my ears is growing
The world is changing fast
At that moment, I find solitude
It's painful as if there are no allies
My life is becoming my enemy, it is getting lonesome

E ancora. In "What if..." - la cui base è un sample ufficiale di Shimmy Shimmy Ya di Ol’ Dirty Bastard - j-hope canta il conflitto tra la sua persona e il "j-hope dei BTS".

I asked myself dozens of times
Am I really like that?
Hopeful, optimistic, always with a smile on my face
I just thought that was just something I could do
So my music, my speech, my feel
I made it myself
But, I wonder
I ask J-Hope
"if you were me, can you keep on doing those things you said?"

(...)


What if, what if, what if, what if
What if I have no hope?

E se all'apparenza sembrerebbe che in Jack in the Box j-hope abbia svestito i panni del solare membro della band più acclamata al mondo, l'album in realtà porta avanti l'essenza stessa dei BTS, che anche da artisti singoli sono in grado di confermarsi grazie alla loro musica gli artisti del gruppo più potente del pianeta. Jack in the Box sono 20 minuti di musica di altissimo livello in cui Jung Hoseok, che principalmente lavora con uno stile di hip hop old-school, mostra la sua capacità di fondere generi (come l'emo-rock di "MORE" e l'hip hop anni 90 di "= (Equal Sign)" e ritmi scrivendo barre perfette che creano una vera e propria storia in musica, narrata caparbiamente nell'arco delle 9 tracce musicali dell'album.

Tra i punti di forza di Jack in the Box c'è anche la grafica accattivamente, il merchandise unico nel suo genere - tra cui compare il già sold out carillon che fa esplodere un Jack in the box dagli occhi a X che ricordano quelli della nota Coraline - e la collaborazione di Jung Hoseok con il rinomato artista Brian Donnelly, conosciuto oggi con il nome d'arte Kaws, con cui ha realizzato la copertina del suo album. In precedenza, per il suo primo mixtape Hope World (2018) e per "Chicken Noodle Soup (feat. Becky G)" (2019), j-hope aveva realizzato copertine che visualizzavano il messaggio che voleva esprimere attraverso la sua musica. Questi tentativi derivano dalla visione musicale di j-hope, che dà importanza all'esperienza visiva della sua musica. Il messaggio dell'album sulla sofferenza, la passione e le aspirazioni di j-hope si riflette nell'immagine di copertina. L'opera utilizza l'uso iconico di KAWS di linee e colori precisi per visualizzare j-hope al bivio della scelta del suo prossimo percorso. In occasione della loro prima collaborazione, KAWS ha dichiarato: «Sono stato entusiasta quando j-hope mi ha invitato a collaborare alla realizzazione della copertina del suo progetto solista. Siamo diventati amici negli ultimi anni e sono felice che le nostre strade si siano incrociate in questo momento». Grazie alla collaborazione con KAWS, j-hope ha catturato nell'album esperienze sia acustiche che visive mostrando al mondo le sue potenzialità come creativo oltre che di musicista.



Still dal video di MORE

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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