Se il pubblico generalista lo ha scoperto solo durante l’ultimo Festival di Sanremo, Lucio Corsi non è certo una novità per chi bazzica il mondo della musica indie, frequentato da oltre un decennio, in cui già aveva messo in mostra il suo talento onirico e surreale. Il cantautore toscano, che dal 13 al 17 maggio rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest di Basilea, è riuscito a portare se stesso alla kermesse canora senza snaturarsi e farsi cannibalizzare dal carrozzone festivaliero. Il brano Volevo essere un duro (vincitore del premio della Critica “Mia Martini”), tra cantautorato italiano e glam rock anni Settanta, ricco di poesia e di ottima musica, gli ha fatto conquistare il secondo posto, davanti a cantanti con milioni di streaming e decine di dischi di platino.
La canzone dà il titolo anche al suo quarto album in studio. Il cantautore toscano ha presentato dal vivo alla stampa la sua ultima fatica discografica, composta da nove tracce, tutte scritte e composte da Lucio Corsi e Tommaso Ottomano, che ne hanno curato anche la produzione insieme ad Antonio “Cuper” Cupertino.
«È un disco che parla di infanzia, di amicizia e di amore. È un disco di ricordi veri e falsi, di personaggi del bene e del male, di località, che esse siano prati di margherite o squallide zone industriali», ha dichiarato ai giornalisti il cantastorie di Vetulonia. «Dopo circa due anni ho trovato nove canzoni diverse e le ho convinte ad andare ad abitare nello stesso palazzo. L’ultimo album era pieno di strati, avevo necessità di buttare un’idea sopra l’altra: questa volta è più scarno e senza fronzoli». Corsi è molto grato alla canzone che ha portato a Sanremo, che lo ha fatto passare, in poco tempo, da piccoli club a ippodromi sold out (il tour prenderà il via il 10 aprile, per proseguire tutta l’estate): «Era un salto nel vuoto Sanremo e non sapevo cosa aspettarmi. Non sapevo se la canzone sarebbe stata compresa, se si fossero fermati all’apparenza. Perciò sono molto felice di come tutto si è sviluppato, sono molto contento», ha dichiarato l’artista toscano, raccontando poi la genesi del brano, nato durante un periodo di grandi incertezze:
«Volevo essere un duro è nato strisciando sui marciapiedi, nascondendomi negli armadi o sotto le zampe dei tavoli, girando tra i panni sporchi nelle lavatrici, appendendomi con le mollette ai capelli ai panni stesi, cercando ricordi non miei nei cappelli degli altri, cercando nuovi orizzonti nelle scarpe degli alti». A proposito della prossima partecipazione all’Eurovision Song Contest, in cui rappresenterà l’Italia al posto di Olly (che ha rinunciato alla competizione), Corsi si mostra tranquillo: «Sono curioso di questa esperienza dell’Eurovision e sono tranquillo perché andiamo lì e riproponiamo comunque la stessa cosa, la stessa esibizione, percorriamo la stessa via che abbiamo percorso a Sanremo, con la stessa direzione, seguiamo quella linea lì, senza tanti fuochi d’artificio, in maniera dritta, incentriamo il discorso sulla musica, sulle canzoni, sugli strumenti, sulle parole». Per un artista abituato da anni a suonare dal vivo strumenti analogici, non sarà facile adeguarsi al bizzarro meccanismo dell’Eurovision, che obbliga i partecipanti ad esibirsi in half playback: si canta dal vivo (senza poter ricorrere all’autotune, opzione che non sarebbe stata gradita da Olly), ma sopra una base precedentemente registrata. Corsi sorride e rivela: «Proverò a portare con me l’armonica. Quella entra nello stesso microfono in cui si canta».