I Maneskin sono la voce del rock nel mondo (di oggi). Anche se non piacciono a Steven Wilson
Il leader degli inglesi Porcupine Tree ha acceso il dibattito definendo la band romana "terribile", una copia scadente di quello che erano i grandi gruppi dei 70's. Perché secondo noi Wilson non ha ragione....
Non ha avuto parole tenere per i Maneskin il leader dei Porcupine Tree, Steven Wilson, storica band inglese di rock progressivo e sperimentale, tornata ai vertici delle classifiche con il nuovo album dopo 12 anni di silenzio. Per lui, giovani band come i Maneskin o gli americani Greta Van Fleet sono solo copie scadenti dei grandi gruppi dei Settanta.
Ma le cose non stanno proprio così perché non ha senso scaricare sui Maneskin il fatto che il rock e i suoi codici espressivi non abbiano fatto presa sulle nuove generazioni decisamente più interessate al rap e dintorni. Non è colpa loro se negli ultimi decenni non sono nate rock band significative e di grande impatto.
Detto questo, il successo dei Maneskin su scala mondiale dimostra che tutto sommato di giovani appassionati di rock and roll ce ne sono ancora molti. Ragazzi e ragazze a cui il rock piace, che non avevano nessun coetaneo in cui identificarsi e che nei Maneskin hanno trovato quel che non c'era e che cercavano.
Una cosa è comunque certa: quello che sta succedendo ai Maneskin è un unicum nella storia delle rock band italiane. L'ultimo periodo della band romana parla da solo: la vittoria al Festival di Sanremo, il trionfo all'Eurofestival, le centinaia di milioni di clic sulle piattaforme steaming, il duetto con Iggy Pop e poi l'apertura del concerto dei Rolling Stones a Las Vegas con Mick Jagger che li ringrazia dal palco nel mezzo dello show delle pietre rotolanti. Mancano poi pochi giorni all'evento del Circo Massimo nella loro città natale...
Mai una rock band italiana era arrivata a tanto, mai una rock band italiana aveva ottenuto tanto credito sui palcoscenici internazionali, mai una rock band italiana se l'era davvero giocata alla pari con più blasonati colleghi internazionali. Basti dire che Little Steven, uno dei leggendari musicisti della E Street Band di Springsteen, ha dichiarato che "i Maneskin stanno riportando a galla il rock e lo stanno facendo da soli".
Piacciono a molti in tutto il mondo i Maneskin, tranne che agli invidiosi di casa nostra e non solo, quelli che non sanno gioire dei successi altrui e che non accettano l'idea che questi poco più che ventenni romani stiano tagliando traguardi inimmaginabili. Al di là di questo, il successo dei Maneskin è sicuramente da ricercare nella musica, nel modo di scrivere e interpretare il rock and roll. Ma andando oltre, i Maneskin sono anche una reazione a un contesto musicale contemporaneo fatto di artisti "piccoli", di campioni dell'autotune o di dischi infarciti di patetici featuring messi lì tanto per fare numero. In un contesto di musica finta, fatta più con il pc che con gli strumenti, i Maneskin emergono come dei giganti. Che sanno suonare, che sanno stare su un palco e fare spettacolo. Ma c'è anche altro: nella loro immagine, nel modo fluido di porsi i Maneskin sono uno specchio in cui la generazione dei loro coetanei si riconosce. Non sono strani né eccentrici, semplicemente figli autentici di questo tempo.
La loro Zitti e buoni è diventata una sorta di inno generazionale che travalica i nostri confini perché emana l'energia di quattro ragazzi che credono in quello che fanno. Zitti e buoni ha cambiato volto alle classifiche mondiali, rimettendo al centro la musica suonata, unico antidoto alla noia sconsolante della trap. I Maneskin possono piacere o meno, ma sono autentici, suonano autentici. E hanno personalità. Non è un dettaglio in un contesto musicale ripiegato su se stesso, triste e infarcito di luoghi comuni. Come se bastasse mettersi il cappuccio di una felpa in testa e cantare presunte storie di vita da strada per definirsi un artista. I Maneskin in strada hanno iniziato, suonando per le vie di Roma. SUONANDO, per l'appunto.
E soprattutto hanno rotto l'incantesimo della musica generazionale. E, infatti, caso unico in questo tempi, piacciono agli over 40 ed anche agli adolescentii. Un crossover anagrafico che quasi nessun artista di oggi riesce a realizzare, soprattutto in Italia, dove il grado di separazione tra la musica per "bambini" e quella per adulti è stratificato e incrollabile. Non era mai successo che una rock band italiana piacesse così tanto al pubblico internazionale. Con i Maneskin è accaduto perché oggi la musica, grazie allo streaming e ai social, arriva a tutti nello stesso momento in ogni angolo del mondo, ma anche perché i Maneskin hanno una manciata di pezzi che oggettivamente "spaccano". Dovrebbero farsene una ragione anche quelli che preventivamente hanno deciso che non meritano quel che hanno…
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