Marillion & Orchestra - Intervista a Steve Hogarth
Anne-Marie Forker / Spingo
Musica

Marillion & Orchestra - Intervista a Steve Hogarth

Il frontman del gruppo racconta la genesi di nove classici della band rivisitati e accompagnati dal quartetto d'archi In Praise Of Folly

L'ultimo tour europeo Marillion With Friends From the Orchestra è stato un esperimento ben riuscito, in parte anticipato nel 2017 dallo show alla Royal Albert Hall di Londra. Un esperimento, diventato ora un album: With Friends From the Orchestra.

La vera novità del tour sono state le eccezionali musiciste che hanno accompagnato la band, non solo sul palco ma anche durante le registrazioni in studio: In Praise of Folly, un quartetto d'archi belga, accompagnate da flauto traverso (Emma Halnan) e da Sam Morris al corno francese.

Le strumentiste hanno arricchito il sound dei Marillion, rendendo ancor più suggestivi alcuni grandi classici del quintetto come Seasons end, Estonia, Fantastic Place, fino a The new kings, uno dei brani più intensi tratto dall'ultimo album di inediti F.E.A.R. (2016).

Dopo aver visto lo spettacolo a Padova abbiamo approfondito proprio con Steve Hogarth i motivi che hanno portato la band a questa fortunata collaborazione in studio e sul palco. Abbiamo anche colto l'occasione per sapere qualcosa in più sui Marillion weekend, eventi speciali per i fan a cadenza biennale in cui i Marillion si fermano nello stesso luogo per tre serate di seguito ed eseguono gran parte della loro discografia.

Quando e come avete deciso di collaborare con le In Praise of Folly?

(Steve Hogarth): Ero in Svezia e stavamo facendo le prove per uno show e Nicole Miller stava suonando col suo quartetto d'archi. Durante una pausa ci siamo messi a chiacchierare e Nicole mi ha chiesto un'opinione riguardo a un nuovo progetto denominato In Praise of Folly. Mi disse che con questa band aveva intenzione di lavorare su generi musicali diversi. Colpito dalla loro alchimia e dalla loro bravura, ho capito che avremmo potuto collaborare.

Perchè hai deciso di dare una nuova forma ad alcuni dei più famosi brani dei Marillion con la collaborazione delle IPOF ?

Avendo lavorato con le IPOF, con Emma Halnan e Sam Morris durante il tour europeo del 2017 eravamo ben predisposti a proseguire la collaborazione anche in studio. Così abbiamo scelto una serie di canzoni dalla nostra discografia e le abbiamo riarrangiate con loro.

I Marillion weekend sono momenti speciali che vi mettono in contatto con la vostra fan base. Chi ha avuto l'intuizione di organizzarli e perché?

(H): Il manager degli Stranglers, Sil Wilcox, aveva contattato Lucy (la loro manager, ndr) per dirle che avrebbe potuto promuovere un weekend all'Holiday Camp. Gli Stranglers lo avevano fatto con un discreto successo così Lucy ce lo ha proposto. All'inizio eravamo un po' reticenti, ma poi abbiamo deciso di provare. Il primo è stato musicalmente un successo, ma un po' scarso dal punto di vista organizzativo. Lucy ha deciso di migliorare il modello di Wilcox e così Port Zéland, in Olanda, è diventata come una seconda casa.

Sembra che molte band prog stiano vivendo una rinascita in questo periodo, i Procol Harum sono in tour, i Jethro Tull hanno festeggiato cinquant'anni di carriera. Pensi che il Prog sia per un pubblico adulto o che stia nascendo e crescendo una fan base più giovane?

Non credo che ci si guadagni qualcosa ad etichettare i generi musicali. Servono solo ad allontanare le persone da qualcosa da cui in realtà potrebbero trarre giovamento. I giovani, così come gli adulti, spesso vogliono solo qualcosa da sentire sull'autobus. Anch'io da giovane ho ascoltato molta musica pop, poi ho scoperto gli Yes, i Genesis, i Focus (presenti a Port Zèland come band support nel marzo 2019, ndr), poi negli anni Ottanta sono entrato in contatto con Joni Mitchell, i Talk Talk, ma ascoltavo anche i Police, i Talking Heads, XTC e Scritti Politti. Tutta ottima musica. Mi auguro che ci siano giovani là fuori che sappiano distinguere il genio dalla spazzatura, indipendentemente dal genere con cui i media decidono di etichettare la musica.

Perché hai deciso di pubblicare i tuoi diari ? (Sono usciti con il titolo The Invisible Man Diaries)

Ho iniziato a scriverli per ottemperare una promessa fatta a mio padre. Avevo tutto questo materiale e questi ricordi abbozzati e mi sembrava un peccato non condividerli con nessuno. Ora ho smesso di tenere un diario, ma mi spiace perché ho così tante cose interessanti da scrivere. Il problema è il tempo, ne occorre davvero molto.

Ha collaborato Monica Franzon

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Michela Vecchia