Max Pezzali al Circo Massimo: quando gli effetti speciali sono le canzoni
Luca Marenda
Musica

Max Pezzali al Circo Massimo: quando gli effetti speciali sono le canzoni

Il cantautore pavese ha entusiasmato i 56.000 spettatori del Circo Max con irresistibili brani dance e ballad da accendino, insieme a numerosi ospiti accorsi per celebrare i suoi 30 anni di carriera

«Siamo tutti maledettamente distratti da ciò che dovrebbe interessarci veramente: la musica. A nessuno frega un c***o della musica (almeno che non sia un dissing) volete solo essere intrattenuti in questo spettacolino fatto di gossip, clickbait, pagine meme». Così il rapper Salmo si è sfogato qualche giorno fa sui social, prendendo spunto dall'ormai celebre siparietto di Morgan durante il suo concerto a Selinunte. Purtroppo sempre più gli articoli musicali sono dedicati a litigi di artisti nei confronti di altri artisti, di piccole polemiche, di gossip spicciolo e di cose che, in definitiva, nulla hanno a che fare con il pentagramma.

Il concerto di Max Pezzali di ieri sera al Circo Massimo, denominato "Circo Max", ci ha ricordato ancora una volta che ciò che conta davvero non sono i numeri dello streaming (spesso pompati attraverso il meccanismo delle playlist), né il brand che cura il look di un artista o le sue relazioni amorose, ma una cosa che troppo spesso sfugge alle complesse strategie di marketing delle major: le canzoni. Piccoli miracoli di melodia, ritmo, armonia e timbro, che, grazie a parole che risuonano attraverso le nostre esperienze personali, sono in grado di accompagnarci per anni, fino a diventare dei veri e propri mattoncini della nostra stessa vita. In Italia si contano sulle dita di una mano gli artisti di cui più o meno chiunque, a prescindere se fan o meno, saprebbe cantare a memoria una ventina di canzoni.

Uno di questi è sicuramente Max Pezzali, co-fondatore degli 883 e artista solista dal 2004, che ha segnato profondamente gli anni Novanta con le hit Hanno ucciso l’uomo ragno, Sei un mito, Nord sud ovest est e la romantica Come mai, che è stata la colonna sonora di innumerevoli storie d’amore e di baci romantici. I fan di allora sono cresciuti insieme a lui, lavorano e hanno figli, così come Max, che nel corso degli anni ha trovato una sua collocazione più matura e introspettiva come artista. Il cantautore pavese non ha mai perso, però, una delle sue qualità precipue: quella di descrivere con immediatezza e onestà la realtà che lo circonda, i sentimenti comuni a tutti noi, le piccole e grandi gioie quotidiane, con un sapiente mix di ironia e malinconia. Le sue canzoni, soprattutto in un periodo come quello attuale soffocato da una cappa di pessimismo e dalle continue emergenze, sono una salutare boccata di ottimismo e di positività. «In un'epoca in cui c'è una competizione continua e la ricerca dell'eccellenza in ogni campo, io voglio rappresentare un modello facile. Io e Mauro eravamo due tamarri di provincia senza le caratteristiche da campioni, ma è proprio la mia "medietà" che mi ha permesso di arrivare a tante persone. Non sono un fenomeno e vengo amato anche per quello», ha dichiarato Max nella presentazione dell'evento Circo Max al Campidoglio.

Proprio questa sua umanità e questo suo essere straordinariamente normale gli ha fatto guadagnare l’affetto sincero dei suoi fan e, cosa rarissima in un ambiente dominato dalle invidie, la stima di tanti suoi colleghi. Negli ultimi anni anche la critica, che non è stata affatto tenera con lui agli esordi, ne ha riconosciuto doti fuori dal comune nell’intercettare i sentimenti più profondi delle persone e soprattutto una grande capacità di sintesi nei testi, semplici quanto efficaci. Una dote che ha mutuato dal rap, di cui è considerato in Italia uno dei progenitori, tanto che nell'album Hanno ucciso l’uomo ragno 2012 artisti del calibro di Club Dogo, Entics, J-Ax, Two Fingerz, Fedez, Emis Killa, Ensi, Baby K e Dargen D'Amico hanno riletto in chiave rap le canzoni dell’album più influente degli 883. Due di questi, J-AX e Dargen D'amico, sono stati ospiti ieri sera al Circo Max, che ha chiuso un anno di festeggiamenti per i 30 anni di carriera con oltre 520mila biglietti venduti in 37 date, compreso un doppio sold out allo stadio di San Siro di Milano. L'allestimento scenografico richiamava gli elementi dell’immaginario circense, con un tendone adornato da una rete di led 'old school' che proiettavano immagini del videogame Pac Man, tre maxischermi (due laterali e uno centrale) e un vintage van che trasportava gli ospiti dell’evento nel mondo di Max. Il palco era un trionfo di nostalgia, con la Ford Torino del 1976 di Starsky e Hutch, una Harley-Davidson Pan America 1250 Special, la Softail Breakout e le pompe di benzina anni Cinquanta. Dopo il godibile dj-set a tutta dance di Radio Deejay, con i "fab four" Albertino, Fargetta, Molella e Giorgio Prezioso, il concerto vero e proprio inizia poco dopo le 21 calando subito l'asso di Hanno ucciso l'uomo ragno, la canzone che trasformato un duo di provincia in uno dei gruppi-simbolo degli anni Novanta. La canzone ha una genesi curiosa. All'inizio degli anni Novanta, grazie all'intraprendenza del suo socio Mauro Repetto, gli 883 ottennero un contratto con la Warner Chapell che li costringeva a scrivere dodici pezzi all’anno, pena una multa salata.

L’ispirazione arrivò come per magia una sera, dopo aver mangiato male in un autogrill. «Tornando a casa mi è venuta in mente la frase “hanno ucciso l’uomo ragno,chi sia stato non si sa”», ha raccontato Pezzali. «Era un periodo in cui il supereroe dei Marvel non andava molto bene in Italia, eppoi mica era ricco come Batman e Ironman. Era un poveraccio, oggi lo definiremmo un precario». La canzone, uscita nel 1992, divenne ben presto un inno generazionale, che ha lanciato il primo omonimo album ben oltre le 600.000 copie. Il successivo Nord Sud Ovest Est, anticipato dal singolo Sei un mito, ha venduto 1.300.000 copie, un numero oggi impensabile anche per i big della musica internazionale. La serata all hits continua con l'ironica S'inkazza, che ha una tiratissima coda punk, e si accende con lo stralunato racconto on the road di Rotta per casa di Dio insieme a Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, primo ospite della serata. Quasi un passaggio del testimone, poiché molti ritengono i Pinguini gli eredi naturali degli 883, e, visto l'entusiasmo con il quale è stato accolto Giovani Wannabe dal pubblico del Circo Massimo, il paragone ha una sua verità. I ritmi si mantengono alti con La regola dell'amico, in cui Max è accompagnato dal cantautorapper Dargen D'Amico, che entusiasma il pubblico con la hit sanremese Dove si balla. Dopo tanta energia, è il momento di prendere fiato con le romantiche Come deve andare, L'Universo tranne noi, Ti sento vivere e Lo strano percorso, accompagnate dalle luci dei telefoni e cantate immancabilmente in coro dai 56.000 del Circo Massimo. Avendo assistito a tanti concerti quest'estate, possiamo dire che è davvero raro sentire gli spettatori cantare tutte le canzoni a memoria, dalla prima all'ultima: forse è questo, oltre al mezzo milione di biglietti venduti, il traguardo di cui Max va più orgoglioso. Si torna a ballare con Sempre noi insieme agli Articolo 31, che, come tutti gli altri ospiti (tranne Paola e Chiara) propongono anche un loro successo, il rap-punk di Domani smetto, che ha segnato la seconda vita artistica del duo formato da J-Ax e Dj Jad. Grande entusiasmo (e non potrebbe essere altrimenti) suscita Sei un mito, che, con il suo icastico "Tappetini nuovi, Arbre magique", ha uno degli incipit più memorabili del pop anni Novanta, seguita dalla dolceamara La regina del celebrità, dedicata a una donna bella e irraggiungibile che animava la discoteca frequentata da Max durante l'adolescenza. Il cantautore pavese tiene bene vocalmente per due ore e mezza sia nei brani dance che in quelli più lenti, supportato dall'ottima band formata da Giordano Colombo alla batteria, da Marco Mariniello al basso, da Giorgio Mastrocola alla chitarra, da Ernesto Ghezzi alle tastiere e Davide Ferrario alla chitarra e sequenze: solo in L’Universo Tranne Noi, Se Tornerai e Quello che Capita ci sono delle piccole e trascurabili sbavature vocali, dovute all'emozione di trovarsi davanti a un pubblico così grande e appassionato.

La festa riprende insieme a Colapesce e Dimartino che, dopo aver cantato con Max in Bella Vera e Nella Notte, hanno fatto ballare il Circo Massimo con la malinconica Musica leggerissima. Ha un sapore speciale la partecipazione di Lazza, fan di Pezzali fin da bambino (come evidenziato sui maxischermi da una loro foto insieme), nell'inno generazionale Gli anni, cantato a squarciagola dai 56.000 del Circo Massimo in un momento di grandissima partecipazione emotiva: sono davvero poche le canzoni in grado di raccontare così bene, in modo così emozionante, gli anni Ottanta. Lazza ha poi entusiasmato gli spettatori con la sua hit sanremese Cenere, eclettico brano urban scandito da un (finto) campionamento house in stile anni Novanta. Forse il momento più intenso della serata è stato quello del trittico di ballad da accendino Nessun rimpianto, Una canzone d'amore e Come mai, che ha scatenato un impressionante karaoke collettivo, tra luci, abbracci e occhi lucidi: tre canzoni memorabili, che farebbero oggi la fortuna di qualsiasi artista italiano. Il concerto scivola via verso la fine con il medley acustico Nient'altro che noi/Eccoti/Io ci sarò/Se tornerai, le atmosfere noir de Il grande incubo, il duetto con Gazelle ne La dura legge del gol, il medley proto-rap di Non me la menare/Te la tiri/6 uno sfigato, fino al gran finale con Paola e Chiara(che hanno iniziato la loro carriere proprio come coriste degli 883) in Nord Sud Ovest Est e Tieni il tempo. L'ultimo brano del concerto, il trentesimo di una scaletta lunga e generosa, è Con un deca, l'amaro racconto di un'anonima notte di provincia, nella quale ci si ritrova solo con "un deca"(diecimila lire, ovvero cinque euro circa di oggi) nel portafoglio, che basta appena per non rimanere a secco con la macchina. Interessante il passaggio «Resta la soluzione "divi del rock"/Molliamo tutto e ce ne andiamo a New York/Ma poi ti guardi in faccia e dici: "Dov'è che vuoi che andiamo con 'ste facce io e te?"». Forse non sarà un divo del rock e non avrà il viso da copertina di Harry Styles, ma Max Pezzali, con le sue canzoni dirette, oneste e ricche di melodia, ha regalato una serata indimenticabile ai 56.000 spettatori del Circo Massimo, quasi un abbraccio collettivo del pubblico tra i quaranta e i cinquant'anni con il cantautore che meglio di tutti ha saputo raccontare gli anni Novanta, con le sue ombre e con le sue luci, che oggi, nel 2023, sembrano ancora più luminose.


La scaletta di Max Pezzali al Circo Massimo:

"Hanno ucciso l'Uomo Ragno"
"S'inkazza"
"Rotta per casa di Dio" (con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari)
"Giovani wannabe" (con Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari)
"La regola dell'amico" (con Dargen D'Amico)
"Dove si balla" (con Dargen D'Amico)
"Come deve andare"
"L'Universo tranne noi"
"Ti sento vivere"
"Lo strano percorso"
"Sempre noi" (con gli Articolo 31)
"Domani smetto" (con gli Articolo 31)
"Sei un mito"
"La regina del celebrità"
"La lunga estate caldissima"
"Bella vera", "Musica leggerissima", "Nella notte (con Colapesce e Dimartino)
"Gli anni" (con Lazza)
"Cenere" (Lazza)
"Nessun rimpianto"
"Una canzone d'amore"
"Come mai
Medley: "Nient'altro che noi/Eccoti/Io ci sarò/Se tornerai"
"Quello che capita"
"Il grande incubo"
"La dura legge del gol" (con Gazzelle)
"Destri" (con Gazzelle)
"L'ultimo bicchiere"
Medley: "Non me la menare/Te la tiri/6 uno sfigato
"Nord Sud Ovest Est" (con Paola e Chiara)
"Tieni il tempo" (con Paola e Chiara)
"Con un deca"

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Gabriele Antonucci