Leaving Neverland
Michael Jackson /Epa-Ansa
Musica

Michael Jackson: il tribunale respinge le domande degli accusatori di "Leaving Neverland"

Ieri la Corte Superiore di Los Angeles ha archiviato per la terza volta le accuse di Wade Robson, che insieme a James Safechuck aveva accusato di molestie il Re del Pop nel discusso documentario del 2019

La Corte Superiore di Los Angeles, nel caso nr.BC508502 contro le società di proprietà di Michael Jackson e l'Estate di Michael Jackson, ha archiviato nuovamente la domanda di Wade Robson, uno dei due protagonisti del discusso documentario Leaving Neverland, che era già stata respinta nel 2016. In precedenza, anche la causa intentata da James Safechuck contro la Michael Jackson Estate era stata respinta. La Michael Jackson Estate è stata rappresentata nella questione da Howard Weitzman (scomparso recentemente) e Jonathan Steinsapir, che hanno inviato una dichiarazione a The Hollywood Reporter in risposta alla decisione. «Ad oggi, un giudizio contro Wade Robson è stato concesso tre volte diverse da due diversi giudici della Corte Superiore», afferma Steinsapir. «Wade Robson ha trascorso gli ultimi 8 anni a perseguire pretese frivole in diverse cause legali contro la Michael Jackson Estate e le società ad essa associate. Robson ha raccolto quasi tre dozzine di deposizioni e ha ispezionato e presentato centinaia di migliaia di documenti cercando di provare le sue affermazioni, ma un giudice ha ancora una volta stabilito che le affermazioni di Robson non hanno alcun merito, che non è necessario alcun processo e che il suo caso è archiviato».

É soddisfatto per la sentenza anche il nipote Taj Jackson, figlio di Tito Jackson (chitarrista dei Jackson 5 e dei The Jacksons), il familiare del cantante che più di tutti si è battuto per sostenere l'innocenza dello zio: «Siamo stati ridicolizzati, diffamati ed emarginati», ha scritto su Twitter il vocalist dei 3T. «Eppure siamo rimasti forti e non abbiamo mai vacillato. Abbiamo resistito a tutte le pressioni dell'opinione pubblica, perché sapevamo la verità. Armati di passione e di fatti, non ci siamo mai tirati indietro. Tutto per MJ. Sono così orgoglioso di noi».

L'avvocato di Robson, Vince Finaldi, ha dichiarato che farà appello al Corte d'appello e, se necessario, alla Corte suprema, ma, in mancanza di nuove prove, sarà davvero difficile per il legale ribaltare l'esito di un processo dopo tre giudizi contrari, nei quali è stato rigettato l'intero impianto accusatorio. Prima del "documentario" Leaving Neverland, Wade Robson e James Safechuck avevano citato separatamente le società dell'artista, rispettivamente nel 2013 e nel 2014, ma nel 2016 entrambi i procedimenti erano stati archiviati perché insussistenti e presentati a troppi anni di distanza. Nel 2020 è entrata in vigore una nuova legge in California, che tutela i minori vittime di violenze e permette di presentare una citazione entro il compimento dei 40 anni di età. Per questo, i due accusatori di Jackson sono tornati di nuovo in tribunale, con il medesimo risultato del 2016.

Insomma, l'eco mediatica di Leaving Neverland, con il 90% dei media che hanno accolto acriticamente le tesi dell'accusa senza mai porsi un dubbio o una domanda sull'innocenza di Jackson, non ha condizionato il nuovo giudizio, basato esclusivamente sul diritto e non sui processi mediatici. Leaving Neverland è un documentario sui generis a partire dalla sua singolare struttura, basata solo ed esclusivamente sui racconti di due protagonisti e dei loro stretti familiari, senza prove, né voci esterne a quelle degli accusatori. Le interviste sono utilizzate per dimostrare la tesi del regista Dan Reed, che crede fermamente, senza però mai fornire per 4 ore la cosiddetta "prova madre", che Michael Jackson fosse un pericoloso pedofilo, accuse peraltro smentite da un lungo processo che lo ha scagionato nel 2005 da ogni imputazione (14 "innocente" su 14 capi di imputazione), anche grazie alla fondamentale difesa dello stesso Wade Robson a favore del Re del Pop.

Oltre 200 testimoni ascoltati, tra cui numerosi bambini frequentatori abituali di Neverland, hanno sempre negato qualsiasi forma di violenza sessuale. Dalle 333 pagine dell'FBI che sono state pubblicate alcuni anni fa su internet, frutto di 10 anni di indagini segrete tra intercettazioni telefoniche, conti bancari sotto controllo, microspie nella sua abitazione e 3 perquisizioni a sorpresa in cui oltre 70 agenti di polizia alla volta ispezionarono ogni centimetro di Neverland, non è stato ricavato un solo elemento di "devianza" del cantante. Wade Robson e James Safechuck, che oggi hanno rispettivamente 37 e 42 anni, erano due bambini prodigio che frequentavano Neverland, la casa di Michael Jackson, nella contea di Santa Barbara, in California, a circa 150 miglia da Los Angeles. Il ballerino e coregrafo Wade Robson, che ha lavorato con Britney Spears ed è apparso nelle serie So You Think You Can Dance su Fox, fu chiamato a testimoniare nel 2005 come primo testimone (il più importante e affidabile per le tesi difensive) nel processo Arvizo, negando allora con decisione che Jackson lo avesse mai infastidito, affermando sotto giuramento che "mai niente di inappropriato era accaduto con il Signor Jackson".

Dopo la morte del cantante nel 2009, Robson scrisse: «La sua musica, i suoi movimenti, le sue personali parole di ispirazione ed incoraggiamento e il suo amore incondizionato vivranno per sempre dentro di me». L'Estate di Michael Jackson si fidò di lui e nel 2011 lo coinvolse nella lavorazione dello show del Cirque du Soleil dedicato al cantante, il fortunato One, ma in seguito lo licenziò, insoddisfatta di alcune inadempienze, sostituendolo con Jamie King. Nel 2013 Robson, quattro anni dopo la morte del Re del Pop, affermò ex abrupto di essere stato molestato quando era bambino da Michael Jackson e intentò due cause milionarie per risarcimento dei danni morali contro l'Estate di Michael Jackson per i presunti abusi. Nel 2016 due diversi collegi giudicanti hanno rigettato le accuse intentate per mancanza di prove. Secondo il giudice della Corte Superiore di Los Angeles Mitchell Beckloff, oltre all'insussistenza del fatto, il motivo alla base del rigetto delle accuse da parte del giudice è che Robson abbia atteso troppi anni per sporgere denuncia contro Jackson, addirittura il maggio del 2013, quasi 4 anni dopo la sua morte. I recenti controdocumentari Michael Jackson: Chase The Truth, Neverland Firsthand: Investigating The Michael Jackson Documentary e Lies of Leaving Neverland hanno dimostrato, attraverso una minuziosa opera di debunking, come Leaving Neverland abbia così tante falle e imprecisioni da non poter essere ritenuto un documentario affidabile.

In un articolo pubblicato su Panorama.it del 18 marzo del 2019 vi abbiamo riportato tutto ciò che non torna nel documentario, per cui ci limitiamo qui a riportare tre episodi, abbastanza emblematici della sua scarsa credibilità. Nel film, la mamma di James Safechuck (uno dei due accusatori n.d.r.) sostiene che "ballò di gioia" quando Michael Jackson morì nel 2009, anche se suo figlio rivelò gli abusi solo nel 2013 quando, dopo aver sentito Robson intervistato al "Today Show", si "ricordò" di essere stato violentato anche lui anni prima. Per caso la donna aveva doti di preveggenza che noi non conosciamo? Wade Robson sostiene di essere stato molestato la prima volta da Michael Jackson nel 1990 quando la sua famiglia lo lasciò da solo nella casa di Neverland per cinque giorni per recarsi in gita al Grand Canyon. Il giornalista Mike Smallcombe ha trovato due testimonianze giurate della madre di Robson, risalenti al 1993 e al 2016, secondo la quali Wade si sarebbe unito alla famiglia nel viaggio presso la nota attrazione naturalistica, quindi, evidentemente, non poteva trovarsi a Neverland. Anche qui, appare davvero singolare un errore così clamoroso di luogo e di data relativamente a un episodio che, se fosse vero, sarebbe stato segnante per l'intera vita di Robson. «Sua madre, Joy Robson, ha testimoniato sotto giuramento in una deposizione nel 1993/1994 in relazione al caso Jordie Chandler che Wade era effettivamente andato con loro in quel viaggio al Grand Canyon, prima che l'intera famiglia tornasse a Neverland per la seconda volta il fine settimana successivo», ha sottolineato Mike Smallcombe.

«Joy Robson, che ha confermato quella versione sotto giuramento anche nel 2016, tre anni prima di Leaving Neverland, non aveva motivo di mentire su questo». James Safechuck, uno dei due protagonisti del film, dichiara di essere stato abusato più volte dal 1988 al 1992 (un periodo in cui Jackson aveva pubblicato due album, due libri e intrapreso due tour mondiali) in una stanza sopra la stazione ferroviaria a Neverland. In realtà i permessi per la costruzione della stazione furono concessi solo il 2 settembre 1993 e i lavori terminarono agli inizi del 1994. Quindi, fino al 1994 non c'era alcuna stazione ferroviaria a Neverland. Insomma, è difficile ritenere credibile la testimonianza di una persona che sostiene di essere stata violentata in un luogo che allora nemmeno esisteva. In una delle sue frasi più celebri e citate, Michael Jackson ha affermato: «Le bugie sono velociste. Ma la verità corre una maratona». Una maratona che, a meno di clamorose novità, sembrerebbe ormai essere giunta all'ultimo chilometro.

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Gabriele Antonucci