Michael Jackson: perché Invincible è un album da rivalutare
L'ultimo album del Re del Pop, che oggi avrebbe compiuto 63 anni, fu penalizzato nel 2001 da una promozione quasi nulla da parte della casa discografica. Eppure è un testamento artistico con di picchi di assoluto valore
Uno dei luoghi comuni più errati, nella critica musicale, è quello di considerare la vena artistica di Michael Jackson (che oggi avrebbe compiuto 63 anni) sostanzialmente esaurita dopo i tre straordinari album realizzati con Quincy Jones: Off The Wall del 1979, Thriller del 1982 e Bad del 1987.
In realtà, negli anni Novanta, Jackson ha inciso più canzoni, pubblicato più album e girato più video che negli anni Ottanta, smentendo il luogo comune del suo declino artistico dopo la fine della collaborazione con Quincy Jones. Dangerous, HIStory e Blood On The Dancefloor non hanno più la melodiosa immediatezza dei suoi lavori precedenti, ma sono, per certi versi, le sue opere più interessanti per il sound avanguardistico e per i testi carichi di rabbia, di inquietudine e di protesta sociale. L'atto finale della sua discografia, lo sfortunato Invincible, pubblicato 20 anni fa (il 30 ottobre del 2001), con una promozione diversa, con una maggiore coerenza sonora e con una lunghezza minore sarebbe stato probabilmente un grande successo, potendo contare su alcune canzoni straordinarie che avrebbe meritato di essere lanciate da video all'altezza di quelli girati negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta.
Previsto originariamente per il 1999, ma pubblicato solo nell'autunno del 2001 (poco dopo la tragedia delle Torri Gemelle, non certo un periodo favorevole per la discografia), il decimo e ultimo album della straordinaria carriera del Re del Pop ha il difetto di essere troppo lungo (77 minuti complessivi), disomogeneo e con alcuni brani superflui nella parte finale. Ciò non pregiudica, però, il suo alto valore complessivo, con alcune canzoni memorabili, per musica e per testo, che meritano di essere riscoperti e ascoltati oggi con la necessaria attenzione. Jackson, a proposito dell'album, aveva dichiarato: «Secondo la mia modesta opinione, Invincible è bello tanto quanto Thriller, se non di più. Ha più da offrire». L'artista di Gary iniziò a registrare il nuovo materiale nell'ottobre del 1997, completando l'ultimo brano, You Are My Life, solo due mesi prima dell'uscita dell'album, nell'ottobre 2001. L'album è dedicato a Benjamin Hermansen, un ragazzo quindicenne di origini africane, pugnalato da un gruppo di neonazisti ad Oslo e ritrovato morto nel gennaio del 2001. Per un periodo di tempo limitato, vennero realizzate quattro copertine diverse del CD, oltre all'originale bianca, di colore rosso, blu, verde e arancione, molto apprezzate dai collezionisti.
Rispetto alla rabbia degli album degli anni Novanta, Dangerous, HIStory e Blood On The Dancefloor, in Invincible si respira un'aria più serena, merito della nascita dei primi due figli, anche se non mancano alcuni brani inquieti e di contenuto sociale. L'inizio del disco, in perfetto stile Jackson, è travolgente, con tre brani tutti da ballare. Unbreakable, che Michael avrebbe voluto saggiamente utilizzare come singolo di lancio, è un brano urban fresco e moderno basato su un ostinato riff di pianoforte, con un testo che è quasi una dichiarazione programmatica: «Puoi provare a bloccarmi, ma non servirà a niente/ Puoi fare quel che vuoi, ma sarò sempre qui/ Nonostante tutte le tue menzogne e i tuoi stupidi giochi/ Sono ancora qui e sono sempre me stesso, sono indistruttibile». Il finale viene valorizzato da un lungo rap di Notorious B.I.G, morto quattro anni prima dell'uscita del disco, che aveva precedentemente inciso quelle barre in You Can't Stop the Reign di Shaquille O'Neal.
La futuristica Heartbreaker, con un rap di Fats, aveva sonorità assai in voga all'inizio degli anni Duemila, basate su un loop digitale di chitarra acustica. La title-track, con un coinvolgente ritmo hip hop e un breve intervento rap di Fats, racconta la storia di una ragazza "invincibile" perché non si lascia conquistare, nonostante tutte le attenzioni del suo spasimante. Break Of Dawn, ballad r&b suadente e lasciva, è una delle gemme nascoste di Invincible, che conferma ancora una volta la genialità compositiva di Jackson, qui coadiuvato da Dr.Freeze. Meno riuscita Heaven Can't Wait, monotona ballad r&b che poteva anche essere scartata dalla tracklist finale. You Rock My Word, primo brano di Invincible ad essere accompagnato da un video, è una canzone tipicamente jacksoniana, con un grande giro di basso, archi ariosi e un beat irresistibile, perfetto per accendere le piste da ballo. Il videoclip, diretto da Paul Hunter (con la partecipazione straordinaria di Chris Tucker e di Marlon Brando), era piacevole e coinvolgente, soprattutto nelle splendide coreografie, ma non aveva la grandiosità alla quale ci aveva abituato Jackson.
Impossibile non sentire le farfalle nello stomaco con la splendida Butterflies, altro vertice artistico di Invincible, composta originariamente da Andre Harris e da Marsha Ambrosius per il duo neo soul delle Floetry. La magistrale interpretazione di Jackson, con un falsetto da brividi, conferma ancora una volta sulla sua testa la corona di Re del Pop. Scettro meritato anche per la successiva Speechless, ballad vibrante, commovente, ricca di sentimento e perfetta per essere dedicata alla persona amata. 2.000 Watts è un brano sperimentale, che ha sempre diviso in due il pubblico per l'audacia dei suoni creati da Teddy Riley e per la singolare voce baritonale del cantante, assai diversa dal solito, tanto che alcuni ne hanno messo in dubbio l'autenticità. Un brano che, ascoltato a forte volume con un impianto adeguato, regala comunque le sue soddisfazioni. You Are My Life è una tenera ballad dedicata alla nascita dei suoi figli Prince e Paris, anche se poco originale ed eccessivamente zuccherosa. La canzone, composta a sei mani con Babyface e Carol Bayer Sager, ha sostituto all'ultimo momento dalla tracklist Shout, brano decisamente superiore.
Non è certo una novità il cattivo rapporto di Jackson con la stampa scandalistica che, dopo Tabloid Junkie del 1995, torna di nuovo protagonista di una canzone, la corrosiva Privacy. L'incipit del brano mette subito le carte in tavola: «Le foto non sono abbastanza, perché vi spingete così oltre ?/ Per avere quella storia che vi serve tanto per sotterrarmi/ Confondete le persone, raccontate solo le storie che volete voi/ Cercate di cambiare l'uomo che sono/ Continuate ad inseguirmi, invadendo la mia privacy/ Volete lasciarmi in pace?». Don't Walk Away, Cry e The Lost Children sono tre ballad didascaliche e poco ispirate, non all'altezza del canzoniere del Re del Pop, che difficilmente un Quincy Jones avrebbe lasciato nella tracklist finale dell'album. Michael amava molto The Lost Childen, composta interamente da lui sul tema dei bambini scomparsi, tanto che voleva pubblicarla come singolo, ma la Sony si oppose, sostenendo che il brano fosse troppo debole. Decisamente meglio la latineggiante Wathever Happens, impreziosita dall'inconfondibile chitarra di Santana, che si apre con un fischio morriconiano: è davvero incomprensibile che un brano di questo valore non sia stato scelto come singolo.
Gran finale con il gothic-pop di Threatened, che ricorda i ritmi e le atmosfere inquietanti di Ghosts e Is It Scary e che, nelle prove del tour di This Is It, veniva interpolata con Thriller. L'album si chiude con una sibillina frase di Rod Serling, autore e voce narrante della serie televisiva Ai confini della realtà: «Ciò a cui avete appena assistito potrebbe essere la fine di un incubo particolarmente terrificante. Non lo è. È l'inizio». Invincible, nonostante gli esorbitanti costi di produzione, non ottenne i risultati sperati. Si calcola che abbia venduto, a oggi, circa 13 milioni di copie: un numero sbalorditivo per chiunque, ma non per il Re del Pop, abituato a ben altri risultati. L'album raggiunse il primo posto in 13 Paesi del mondo – tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, l'Australia, la Francia, la Germania e la Svizzera – nonostante la promozione quasi nulla da parte della Sony, soprattutto se paragonata a quelle imponenti di Dangerous e di HIStory, che prevedevano addirittura statue del cantante alte dieci metri sparse per il globo. I cartonati pubblicitari dell'album rimasero pochi giorni nei negozi, mentre l'unica iniziativa promozionale degna di nota fu un firmacopie al Virgin Megastore di New York, dove Michael autografò centinaia di CD. Chissà quali sarebbero stati i risultati di Invincible, album che, pur con i suoi difetti, aveva un forte potenziale commerciale, se fosse stato supportato adeguatamente dall'etichetta, con quattro o cinque video ad alto budget. Riascoltando oggi un album sorprendente e imperfetto come Invincible, a 20 anni dalla sua uscita, è inevitabile chiedersi quale sarebbe stata la sua successiva svolta stilistica di Jackson: avrebbe proseguito sulla strada di una pop-dance elettronica ancora più spinta e avanguardistica o, forse, avrebbe stupito tutti con un album strumentale di brani di musica classica, al quale stava lavorando poco prima della sua morte? Purtroppo non sapremo mai la risposta, ma Invincible resta comunque un testamento artistico con alcuni picchi di assoluto valore.
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