Vinili, streaming, merchandising: quale futuro per la musica in crisi
Il parere di Claudio Ferrante di Artist First. Tra firmacopie virtuali, fan engagement, e-commerce e streaming...
"È un momento difficile per la musica: l'unico flusso su cui la discografia può contare è lo streaming. Che comunque è in calo rispetto a un anno fa. Poi, c'è la questione dell'assenza di lavoro per chi ha la partita Iva o presta la sua opera con contratti a chiamata. Tiziano Ferro ha sottolineato una cosa giusta: che fine fanno le maestranze e tutto l'indotto della musica?" racconta a Panorama.itClaudio Ferrante, fondatore di Artist First, nata nel 2009 per offrire un'alternativa al sistema distributivo musicale italiano, proponendo servizi e prodotti realizzati su misura per gli artisti e gli imprenditori musicali italiani, creando così un anello di congiunzione diretto tra loro e il mercato.
"Non solo è paralizzata la filiera della musica live" spiega Ferrante. "Anche a livello di Siae le cose non vanno bene. Gli incassi del 2020, inclusi i diritti connessi, rischiano di essere dimezzati. Meno 50% all'interno di una industria discografica-musicale che nel 2019 era cresciuta dell'8% è un dato terribile. I cd e i vinili sono vittime delle chiusure dei negozi. Bisogna poi tenere conto del fatto che il prodotto fisico era quello che consentiva di incontrare l'artista all'interno degli storie grazie ai firmacopie".
C'è poi la questione dei tempi di consegna degli store digitali... "Le grandi catene danno priorità ad altre tipologie di oggetti che sono di prima necessità o comunque vicini alla prima necessità. Per fortuna ci sono anche store come quelli di Feltrinelli Mondadori o la stessa Music First. La nostra parte di e-commerce è aperta e abbiamo due slot di spedizioni alla settimana. Insieme a Carosello, l'etichetta con cui siamo coproduttori di Ghemon, ci siamo inventati la formula del farmacopie virtuale. In pratica, Ghemon incontra i fan che hanno preordinato il disco su Zoom" spiega Ferrante.
"Al di delle multinazionali, credo che sarebbe utile sarebbe mettere a disposizione dei fondi per le imprese che producono cultura. Se il Governo non concede agevolazioni e finanziamenti a fondo perduto a tutta la filiera dei produttori indipendenti, rischia di andare in crisi irreversibile un settore che lavora con passione e determinazione, che aiuta a scoprire nuovi talenti. Musica, teatro e cultura sono medicine dell'anima sempre più essenziali in un momento come questo. Come opzione per aiutare le imprese non basta più il credito di imposta, tipo quello riconosciuto a chi produce videoclip. Occorre che vengano erogati dei soldi" sottolinea.
Claudio Ferrante di Artist First OLYCOM
"Come Artist First stiamo allargando il modello di business acquisendo un'agenzia digitale che ci consentirà di avere piattaforme di fan engagement, in modo che il merchandising, che ha un valore esperienziale molto importante, possa viaggiare anche in e-commerce" racconta. Tra gli aspetti più rilevanti della crisi del settore c'è la paralisi quasi totale delle vendite del vinile, un oggetto di culto, riscoperto e tornato prepotentemente al centro del mercato negli ultimi anni. "Il vinile si riprenderà sicuramente perché è un oggetto che ha un alto valore emotivo ed una funzione tattile importante. Noi lavoriamo con un'azienda olandese che distribuisce i vinili più belli del mondo, ovvero ripubblicazioni di grandi titoli ma anche di colonne sonore delle più importanti serie tv. Il vinile non morirà mai perché non morirà mai il concetto di tiratura limitata che si nutre dell'affetto e della passione dei musicofili. Quell'affetto e quella passione non li elimina certo un virus...".