Jackson Browne: in Downhill from Everywhere c'è ancora la magia del Laurel Canyon
L'ultimo lavoro del cantautore californiano, inciso con una band all-star, è un album ricco di empatia, che parte spesso da riflessioni esistenziali per poi abbracciare una dimensione collettiva
C'è stato un periodo, molto prima dell'avvento di Youtube e di Spotify, in cui la musica era una lente di ingrandimento sulla realtà, personale al tempo stesso collettiva. I cantautori della West Coast hanno coniugato grandi storie a melodie immortali in brani dove la voglia di libertà andava di pari passo con la denuncia di ciò che non andava nella società americana. Le canzoni di Jackson Browne, in particolare, sono degli evergreen che non risentono della polvere del tempo, ma che sono ancora in grado di sprigionare la loro magia anche presso un nuovo pubblico di ascoltatori, nati dopo l'epopea della Laurel Canyon.
Una delle sue canzoni più celebri è Take it easy (Prenditela comoda), scritta dapprima per gli Eagles e poi incisa anche nel suo album For everyman, quasi un manifesto della sua musica raffinata, il cui messaggio, però, arriva dritto al cuore. Uno stile che troviamo immutato (ed è un bene) anche nel recente album Downhill from Everywhere, il quindicesimo della sua fortunata carriera, nel quale la voce espressiva e inconfondibile di Browne si amalgama perfettamente con il piano e la chitarra.
Scritto prima della pandemia scoppiata nel 2020 e inciso con una band all-star formata da Greg Leisz, Val McCallum, Bob Glaub, Jeff Young e Mauricio Lewak, Downhill from Everywhere è un album ricco di empatia e di speranza, che parte spesso da riflessioni esistenziali per poi abbracciare una dimensione collettiva. Le canzoni parlano di libertà, redenzione, discriminazione, immigrazione, crisi ambientali e umanitarie, abuso della plastica e disastri naturali, senza mai ricorrere a un tono predicatorio o moralista. «Io credo che la giustizia razziale, economica ed ambientale siano alla base di tutti gli altri problemi che stiamo affrontando oggi» sottolinea Browne. «Dignità e giustizia sono le fondamenta di tutto ciò che conta in questa vita». La suggestiva immagine di copertina è una fotografia di Edward Burtynsky, estratta dalla sua serie intitolata Shipbreaking, che vede degli uomini lillipuziani impegnati nell'accurato processo di smantellare le loro enormi imbarcazioni arrugginite.
L'album viene aperto dalle gioiose Still Looking For Something e My Cleveland Heart, tra country e rock, per poi virare su atmosfere più notturne e romantiche con Minutes To Downtown e A Human Touch, quest'ultima in duetto con Leslie Mendelson. Song For Barcelona è un caloroso omaggio alla città che, per usare le parole del cantautore, gli ha "restituito il fuoco", mentre The Dreamer è una ballad dal sapore messicano. La title-track è un brano rock con un forte messaggio ecologista e ambientalista, apparsa originariamente nel documentario The Story of Plastic, mentre Until Justice Is Real è una canzone che si riallaccia alla grande tradizione degli inni politici del Laurel Canyon. A 73 anni da poco compiuti, e a cinquant'anni dal suo album d'esordio, Jackson Browne si conferma in Downhill from Everywhere un artista che ha ancora molto da dire e da dare alla canzone americana, con brani che sfuggono alle mode musicali del momento e, proprio per questo, sono in grado di durare nel tempo.
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