Nu Genea
Ufficio stampa Disco Diva
Musica

Nu Genea: il duo napoletano che ha riportato in auge il jazz funk anni 70

I dj e musicisti Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, che da anni lavorano a Berlino, hanno pubblicato da poco il singolo Marechià, che anticipa il nuovo album per la Carosello

Accorciare le distanze tra Napoli e Parigi. È ciò che è riuscito ai Nu Genea, duo di musicisti e dj partenopei con base a Berlino, con il loro ultimo, irresistibile singolo Marechià , impreziosito dalla voce cristallina della cantante Célia Kameni. «Le due lingue hanno similarità incredibili, tanto che chi ascolta fatica a distinguerle», hanno dichiarato recentemente Massimo Di Lena, 32 anni e Lucio Aquilina, 35 anni. La canzone, che spazia con naturalezza tra jazz-funk, italo disco e french touch, anticipa il prossimo album per la prestigiosa etichetta Carosello (che ha in catalogo Ghemon, Diodato e Coez) e certamente non mancherà nel loro live-set del 10 settembre al Festival "Disco Diva" di Gabicce, giunto alla sua settima edizione, dove, insieme a Kid Creole & The Coconuts (11 settembre), sono tra gli ospiti più attesi della manifestazione.

C'è molta attesa nel sentire le loro nuove canzoni, dopo i riusciti album The Tony Allen Experiments (Afrobeat Makers 3) del 2016, omaggio al leggendario batterista di Fela Kuti, e Nuova Napoli, universalmente considerato dalla critica musicale tra dei migliori dischi italiani del 2018, oltre che tra i vinili più venduti su Discogs del 2019. Nel nuovo album, hanno spiegato i Nu Genea, «ci focalizzeremo su Napoli, ma anche sulle culture che l'hanno toccata nel tempo». Il duo, in concomitanza non il nuovo progetto, ha anche cambiato il nome da Nu Guinea e Nu Genea, spiegando la loro scelta con un lungo post sulle loro pagine social: «Con riferimento alla parola greca "γενεά" (genea), che significa "nascita", Nu Genea vuole significare una nuova nascita nella nostra coscienza, nonché un nome che riflette più direttamente il concetto della nostra musica, ovvero miscelare stili e sonorità, che nel corso della storia hanno toccato il golfo di Napoli, e dare loro una nuova nascita. Questa leggera modifica di lettere ha cambiato considerevolmente il significato e ci riconcilia all'obiettivo primario che si prefigge la nostra musica. Il nostro precedente nome è stato scelto nel 2013 in relazione alla natura dell'isola della Nuova Guinea, nell'Oceano Pacifico, in particolare alla sua splendida varietà faunistica e floreale, che ci ispirava un'idea di musica ricca di colori. In seguito ci siamo resi conto che, storicamente in America, gli italiani del sud (come noi) venivano apostrofati "Guineas", riferendosi alla tonalità di carnagione più scura e perciò ci sentivamo autorizzati (erroneamente) ad usare quella parola senza renderci conto di continuare ad alimentare vecchi stereotipi. All'inizio ci sembrava una scelta giusta, in modo ingenuo e superficiale, tenendo conto solo della nostra prospettiva e non di quella degli altri. Quei luoghi e quelle popolazioni hanno una storia molto complessa ed una cultura specifica, pertanto non sentiamo di avere il diritto di utilizzare quel nome senza avere una reale connessione con esso».

Uno dei maggiori meriti artistici dei Nu Genea è quello di aver fatto conoscere anche alle nuove generazioni, sia con i loro dischi che attraverso le due compilation di culto in vinile Napoli Segreta vol.1 e 2, la fervente scena musicale napoletana degli anni Settanta. Una straordinaria fucina artistica, grazie anche alla musica americana che animava la base Nato all'ombra del Vesuvio, che ha forgiato l'inconfondibile sound di artisti del calibro di Pino Daniele, James Senese, Enzo Avitabile, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Osanna, Balletto di Bronzo, The Showmen e tanti altri.

I Nu Genea sono partiti da quel suono, rendendolo più moderno e ballabile attraverso l'utilizzo dei sintetizzatori, facendo tesoro delle loro precedenti esperienze come dj e produttori di musica elettronica. Non tutti sanno che Napoli, tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta, è stata all'avanguardia nella disco-funk italiana, una scena underground che ha prodotto dei dischi ancora oggi attualissimi e molto godibili. Le compilationNapoli Segreta vol.1 e 2, i cui vinili sono andati a ruba grazie al passaparola in rete, hanno riportato alla luce dei gioielli perduti, selezionati sapientemente da Lorenzo Sannino, Gianpaolo Della Noce e Nu Genea.

Tra italo disco, funk, boogie e balearic, brani come Napule canta e more di Donatella Viggiano, Sasà di Oro, Follia di Giancarlo D'Auria, Luna lù di Antonio Sorrentino, Babilonia di Tonica & Dominante, Sexy Pummarola di Gibo & Pummarola Band e Dimme di Maria Kelly sono ancora oggi brani freschi, moderni e divertenti, in grado di rivitalizzare qualsiasi festa revival. Sonorità che hanno fortemente influenzato il loro album di debutto Nuova Napoli, pubblicato nel 2018 per la NG Records, nel quale il Neapolitan Power anni Settanta acquista nuovi colori, grazie anche alla notevole voce di Fabiana Martone (che possiamo apprezzare nella trascinante Je vulesse, estratta della poesia Je vulesse truvà pace di Eduardo De Filippo). Non è sfuggita a Jovanotti, grazie alle sue lente atmosfere funk cinematiche anni Settanta, la title track Nuova Napoli, tanto da chiamare i Nu Genea ad aprire alcune sue date del Jova Beach Party e a inserire il brano nella compilation Jova Beach After Party (Vol. 1). Stann fore e Dddoje facce piaceranno moltissimo ai fan di Pino Daniele del periodo Nero e metà/ Vai mo'/Bella 'mbriana, Ddoje Facce ha un coinvolgente riff di tastiere e un giro di basso che entra subito in testa, mentre Disco sole è un riuscito brano jazz-disco che non ha nulla da invidiare alle migliori produzioni americane di fine anni Settanta. Insomma, i Nu Genea, in pochi anni, hanno rilanciato un sound ricco e corposo, con solide radici negli anni Settanta ma in grado di proiettarsi anche nel futuro, nel quale la perizia tecnica è sempre al servizio del groove e del divertimento. In tempi in cui le classifiche dello streaming sono dominate da lunghi e noiosi album-playlist, ricchi di featuring e poveri di idee musicali, non è affatto poco.

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Gabriele Antonucci