Peter Gabriel i/o: l'istinto pop di un genio
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Peter Gabriel i/o: l'istinto pop di un genio

Il più bel disco del 2023 che arriva ventun anni dopo l'ultimo album di canzoni inedite del suo autore. Capolavoro

Si può stare ventuno anni senza pubblicare un album di inediti, e poi tornare come se niente fosse con un disco bellissimo, un disco di canzoni vere scritte con passione, ispirazione e tanto talento, quanto di più lontano ci possa essere dalla folla indistinta di brani e artisti inutili che popolano la scena musicale contemporanea. No, non è nostalgia del tempo che è stato e nemmeno passatismo, solo la constatazione di un dato di fatto, e cioè che l'arte della musica è qualcosa di molto serio quando chi la esercita è un artista, un musicista e un compositore, e non un giocoliere del pc o dell'autotune.

Detto questo, i/o, il nuovo album di Peter Gabriel è un disco godibilissimo in cui il suo autore si rimette in gioco con un istinto pop fenomenale con tanto di attitudine al ritornello memorabile. Ed è qui il punto: la musica per emozionare ed essere "alta" non necessita a tutti costi di composizioni intricate o rarefatte, si può essere semplici e diretti ed arrivare a tutti con pezzi di altissima qualità come fa Peter Gabriel in i/o. Il refrain micidiale di Panopticom, le linee di basso e l'attitudine funk di This is Home e Road to Joy (ricordate Fame di David Bowie?), le influenze afro dell'intro di The Court (che suona un po' come la sua Digging in The Dirt) l'eterea atmosfera di Love can heal, la potenza pop e le trombe di Olive Tree in cui Gabriel immagina di indossare una cuffia per la realtà virtuale, immergendosi nelle pieghe intime della natura. È poi piacevolmente sorprendente che a 73 anni si possa scrivere un pezzo come la title track, fresca godibile, pulsante con un chorus che fa centro al primo ascolto

Tutti linguaggi musicali diversi che confluiscono in un disco compatto e coerente, una serie di canzoni che possono vivere da sole ma che messe in fila nella stessa tracklist sono le componenti di un unico puzzle. La vita, l'universo, la nostra connessione con il mondo circostante, la mortalità e il dolore, l'ingiustizia, la videosorveglianza e le radici del terrorismo sono i temi che Gabriel innesta nei brani circondato da un dream team: il chitarrista David Rhodes, il bassista Tony Levin, il batterista Manu Katché, Brian Eno, il pianista Tom Cawley, i trombettisti Josh Shpak e Paolo Fresu, la violoncellista Linnea Olsson e il tastierista Don E. La figlia di Gabriel, Melanie, contribuisce ai cori.

Tutte le dodici canzoni sono state realizzate prevedendo due mix: il Bright-Side Mix, curato da Mark Stent, e il Dark-Side Mix, a cura di Tchad Blake. Le versioni sono incluse nella versione doppio cd e doppio vinile. Chiude l'album Live and Let Live un pezzo splendido che parla di perdono, tolleranza e ottimismo. Il miglior modo per chiudere il cerchio.

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Gianni Poglio