Pino d’angiò morto
(Ansa)
Musica

Pino D'Angiò: le cinque canzoni indimenticabili

Il cantautore di Pompei, che negli ultimi anni stava vivendo una seconda giovinezza artistica, è morto a 71 anni. Ecco i brani che lo hanno reso popolare e amato da due generazioni di fan

«Non esistono parole per spiegare il buio in questo momento. Con immenso dolore, la famiglia comunica che oggi Pino ci ha lasciati. Sei stato il più bel regalo che la vita potesse fare alle persone che hanno avuto il privilegio di conoscerti. La tua anima ha danzato sulle gioie e sulle sofferenze sempre allo stesso modo, con la forza delicata di un leone sorridente. Tutto. Oltre l'immaginabile, Questo eri, sei e rimarrai». Con queste parole commoventi, la famiglia di Pino D'Angiò ha annunciato sui social la morte dell'indiscusso padrino del funk italiano, mancato a 71 anni dopo aver combattuto per anni contro alcune gravi malattie (due tumori e un infarto). Negli ultimi tempi D'Angiò stava vivendo una seconda giovinezza artistica grazie a un nuovo pubblico di giovanissimi che lo aveva scoperto attraverso lo streaming e TikTok, partecipando anche come ospite all’ultimo Festival di Sanremo nella serata dei duetti con i Bnkr44 in una nuova versione di Ma quale idea, la sua canzone più famosa e amata, uno dei primi brani rap in italiano. Nato a Pompei il 14 agosto 1952, Giuseppe Chierchia (questo il suo vero nome) ha lavorato come attore, doppiatore e produttore musicale, diventando all'inizio degli anni Ottanta (grazie al successo degli album Balla! del 1981 e Ti regalo della musica del 1982) un personaggio di culto per la sua voce profonda, la sua ironia, il suo sorriso beffardo, la sua immancabile sigaretta tenuta tra le dita e la giacca con le maniche arrotolate. La sua fama è andata ben oltre i confini italiani: la sua Ma Quale Idea è stata per 14 settimane in cima alle classifiche spagnole, nel 2001 è stato l'unico italiano a ricevere il prestigioso Rhythm & Soul Music Awards In Usa e nel 2009 la sua Un po' d'uva e un liquore è stata inserita nella compilation Return To The Playboy Mansion del famoso dj Dimitri From Paris. Più recentemente Mark Ronson ha inserito Ma Quale Idea in una playlist realizzata per il brand Gucci e nel 2022 il brano Okay Okay è stato scelto da Amazon per gli spot pubblicitari del Black Friday in USA e nel mondo. Mogol disse di lui: «D’Angiò è un artista libero e indomito che si mantiene aereo, follia e genialità emergono da un solido fondo di consistenza umana per la gioia di chi ha il piacere di conoscerlo e capirlo». Vogliamo ricordare il cantautore campano attraverso cinque delle sue canzoni più belle e amate dal pubblico, che lo ha sempre seguito con affetto.




1) Ma Quale Idea (1981)



«L'ho beccata in discoteca con lo sguardo da serpente/ Io mi sono avvicinato, lei già non capiva niente». Inizia così l'irresistibile racconto di un'immaginaria conquista femminile di uno sbruffone da locali nell'iconica Ma quale idea, un brano a cavallo tra funk e rap di cui è memorabile la linea di basso, suonata da Stefano Cerri, assai simile aquella di Ain't no stoppin' us now del duo McFadden & Whitehead (pubblicata due anni prima). La canzone ha avuto una seconda vita nel 2004 grazie al successo di Che Idea del duo rap dei Flaminio Maphia, che campionava il brano di Pino D'Angiò.



2) Okay Okay (1981)



Anche Okay Okay ha un giro di basso straordinario, oltre alle caratteristiche tubular bells, la cassa in quattro tipicamente disco e un cantato simil rap di D'Angiò, che racconta, manco a dirlo, di una conquista femminile. Fa sorridere che un testo chiaramente ironico e giocoso, in cui viene detto «Io le inchiodo contro il muro con un'aria da mandrillo/ I miei soli souvenir son rossetti e tacchi a spillo/ Le castane le consumo solamente a colazione/ E le rosse le rifiuto, ne ho già fatto indigestione», oggi, in un periodo dominato dal politicamente corretto e dall'ipersensibilità, sarebbe bandito da tutte le radio.




3) Un po' d'uva e un liquore (1982)



Un brano lento, notturno e sensuale, dal sapore quasi jazz, in cui il pianoforte e le tastiere si intersecano e si rincorrono, mentre la voce di D'Angiò, più profonda del solito, evoca emozioni attraverso un succedersi di immagini diverse, che fanno volare la fantasia dell'ascoltatore: «Un motel sull'autostrada/ Una lacrima sciupata/ Una donna che è partita/ Ed un foglio e una matita».




4) Un concerto da strapazzo (1981)



L'album Balla!, celebre per i suoi brani funky, si apre inaspettatamente con uno scatenato pezzo rock and roll (con tanto di piano honky tonky), Un concerto da strapazzo, in cui il cantautore si immagina protagonista di un'esibizione collettiva insieme ad alcuni dei più importanti artisti italiani, a cui vieta, però, l'ingresso ai Pink Floyd e ai Bee Gees: «Vorrei Vecchioni che mi suona la marimba/ Lucio Battisti con un sax soprano/ Alan Sorrenti con un basso un poco rock/e tutti questi ci direbbero: "che strano, ma che strano"».




5) Che strano amore questo amore (1982)



Un funky morbido, sensuale e cadenzato, che ha come grandi protagonisti sonori il pianoforte, il basso e gli archi, in cui il cantautore di Pompei descrive nei dettagli la bellezza di una ragazza che, da incontro occasionale, diventa un' inaspettata storia d'amore, ricca di magia: «Tu sei dolcissima e sei giusta da impazzire/ Io rimbambito e innamorato sono qui/ Se tutto questo qui si può chiamare amore/ Allora senti, dammi, credi, fammi, vedi, vivi, accendi presto».

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Gabriele Antonucci