Prince Welcome 2 America recensione
Legacy Recordings
Musica

Welcome 2 America: l'ultimo colpo di genio di Prince

Uno dei migliori dischi del folletto di Minneapolis. Tra atmosfere 70's, groove, funk e soul. Non il solito, inutile album postumo, ma una perla inspiegabilmente rimasta nel cassetto per più di dieci anni

Nella maggior parte dei casi gli album postumi sono uno specchietto per le allodole. Artisticamente irrilevanti, spesso inutili e poco rispettosi del passato dell'artista in questione. Ecco, questa considerazione non vale per Welcome 2 America, un disco che avrebbe dovuto uscire nel 2010, ma che per ragioni imperscrutabili è rimasto nello sterminato archivio segreto di Prince.

Detto questo, l'album parte con il piede giusto, ovvero con il funk sapientemente rallentato della title track. Una di quelle canzoni che solo Prince e una manciata di fuoriclasse potevano permettersi. Ispirazione 70's e arrangiamenti di grande classe, prima di proseguire con Running Game (Son of a Slave Master) nel segno del groove e del soul.

La visione racchiusa nei testi di Welcome 2 America è tutta un breve commento che Prince aveva reso pubblico durante le registrazioni del disco nella primavera del 2010: «Il mondo è pieno di disinformazione. La visione del futuro di George Orwell è qui. Dobbiamo rimanere saldi nella fede in questi tempi difficili che ci attendono».

Un'ulteriore dimostrazione di quanto le session per questo disco con i New Power Generation fossero ispirate alla golden age del funk e alla black exploitation dei Settanta, è Born 2 Die dove emergono prepotenti gli echi del sound di un fuoriclasse come Curtis Mayfield (se non lo conoscete, vi consigliamo di ascoltare l'album Super Fly)

Welcome to America è un vero disco di Prince nel senso che è un formidabile caleidoscopio di suoni, un viaggio tra i generi musicali dove ogni canzone vive di vita propria. Come 1000 Light Years From Here, piacevolmente intrisa di venature pop estive, un'atmosfera gioiosa che pervade anche Hot Summer un potenziale singolo da airplay si sarebbe detto prima dell'avvento dello streaming.

Prince non etichettava la musica, semplicemente la faceva sua. Come succede nei cinque minuti di Stand Up and B Strong, spettacolare remake di un brano dei Soul Asylum, alternative rock band americana degli anni Ottanta. Hard funk e rock and roll sono i tratti distintivi di Check The Record, mentre When she comes è puro soul blues nel segno della bellezza. Peccato per 1010 (Rin Tin Tin), un riempitivo di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza. Ma è l'unica pecca...

Welcome 2 America non è Sign o' The Times, ma è un colpo di genio, uno dei migliori album della discografia di Prince. Sicuramente il migliore dal Duemila ad oggi.

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Gianni Poglio