L'album del giorno: Ramones, It's alive
Un disco leggendario, testimonianza di un approccio sonoro formidabile e della golden age del punk rock. Capolavoro
31 dicembre 1977, Rainbow Theatre: I Ramones incendiano Londra. Sono trascorsi due mesi dal debutto al primo posto nella classifica inglese di Never mind the Bollocks, il primo e unico vero album dei Sex Pistols. La rivoluzione punk è ovunque, quattro accordi sgraziati, tanta adrenalina e il rifiuto di tutto quello che musicalmente c'è stato prima sono i capisaldi di un'onda inarrestabile che travolge l'Inghilterra e in buona parte anche il resto d'Europa. Il nuovo che avanza contro la musica dei "vecchi", una linea di demarcazione che separa Johnny Rotten e i suoi emuli dalle lungaggini del prog rock, dalla insostenibile leggerezza della disco music e dagli schemi sonori del classic rock.
In questo clima si inserisce lo show londinese di fine anno dei Ramones, diventato poi un mitico doppio live album. Sono quattro newyorkesi del Queens, i Ramones, con tre dischi alle spalle e una fama consolidata di live band grazie alle infuocate esibizioni in club come il CBGB's della Grande Mela. Joey e la sua band sono l'essenza del punk rock americano, il simbolo di un ritorno alle origini del rock and roll: voce, basso, chitarra e batteria, tre accordi e una manciata di pezzi cult che non superano quasi mai i tre minuti. Hanno in marcia in più i Ramones rispetto agli altri punk rocker dell'epoca. Sono meravigliosamente fast and furious, ma anche capaci di formidabili intuizioni pop nella linea melodica delle loro canzoni.
The Ramones - It's Alive (1977) - Cretin Hopwww.youtube.com
Joey Ramone, Tommy Ramone, Dee Dee Ramone e Johnny Ramone non ci sono più. Restano però i dischi come It's alive, un monumento punk rock composto da canzoni che sono schegge di adrenalina, testimonianza indimenticabile di un'epoca. "1,2,3,4" e via... Una dopo l'altra arrivano Rockaway Beach, Teenage lobotomy, Blitzkrieg pop, Sheena Is a punk rocker, Havana Affair, Judy Is a punk, Suzy Is a haeadbanger, fino al gran finale con We're a happy family. Ventotto pezzi e un'ora di show.
A descrivere meglio di chiunque altro il mood dei loro concerti ci ha pensato Joe Strummer dei Clash: "Era come un'ondata di calore, un bombardamento costante di canzoni. Non riuscivi ad accendere una sigaretta tra la fine di un brano e l'inizio di un altro. Era incredibile". Quanto basta per entrare a pieno titolo nella storia della musica che conta...