La vera anima dei Red Hot nelle canzoni di Return of the dream canteen
Creatività, alchimia e tanto funk: la band californiana torna con uno dei suoi migliori dischi di sempre. E buona parte del merito è di John Frusciante. La recensione
I Red Hot Chili Peppers non hanno mai inciso album davvero brutti. Accanto ai capolavori hanno sempre prodotto dischi di qualità, magari non sempre altissima, ma comunque di molto superiori a quello che la scena rock proponeva ai tempi della loro pubblicazione.
Return of the dream canteen raccoglie canzoni composte a tempi di Unlimited Love, uscito soltanto sei mesi fa. E allora la prima considerazione da fare è che questi pezzi sono decisamente più a fuoco di quelli del disco precedente. A cominciare Da Eddie, splendido tributo a Edward Van Halen, con il basso di Flea e la chitarra di Frusciante in evidente stato di grazia. L'altra grande punto di forza del disco è il ritorno del funk pulsante alla Red Hot che esplode potente nei primi due pezzi, Tippa Tongue e Peace and Love.
«Siamo andati alla ricerca di noi stessi come abbiamo sempre fatto. Solo per il gusto di farlo, abbiamo suonato alcuni vecchi brani. In breve tempo abbiamo iniziato il processo di costruzione di nuove canzoni. Una bella chimica che ci ha fatto compagnia centinaia di volte durante il nostro percorso. Una volta trovato quel flusso di suoni e visioni, abbiamo continuato a lavorarci. Con il tempo trasformato in una fascia elastica, non avevamo motivo di smettere discrivere e di fare rock. Ci sembrava un sogno. Return of the Dream Canteen è tutto ciò che siamo e che abbiamo sempre sognato di essere. È pieno di roba, realizzato con il sangue dei nostri cuori» hanno dichiarato i quattro commentando il nuovo lavoro.
Uno stato di grazia dicevamo, che attraversa anche Bella un piccolo capolavoro tra funk rock e pop. Quello della band è un muro sonoro unico quanto inimitabile, una fusione vera tra quattro musicisti che nel tempo sono diventati una cosa sola. Frusciante è tornato e finalmente si sente. Senza di lui mancava un tassello fondamentale nel puzzle Red Hot: la sua chitarra illumina le canzoni, è il tocco magico che fa di un buon pezzo un classico dei Red Hot.
Basta ascoltare la splendida combinazione tra chitarra in voce in Shoot Me a Smile o la potenza ritmica che sorregge The Drummer con qualche reminiscenza dei Police dei tempi d'oro. Se parliamo di ballad, La La La La La La La è una meraviglia con un sound inedito per la band: una voce e una tastiera per costruire un lampo di bellezza. Carry me home ha un attacco quasi hendrixiano che si sviluppa in una strofa che melodicamente è tra le perle del disco. Chiude The Snow, piacevolmente elettronica e rarefatta.
Oltre che essere, per ora, il disco rock più bello del 2022, Return of the dream canteen è un album che non passa e va, anzi. In questo tempo di pessima musica da social, riafferma l'idea del suono come arte, delle canzoni che rivelano qualcosa di se stesse ascolto dopo ascolto. Non è poco...