Nella Rock and Roll of Fame 2022 c'è sempre meno rock
Quest'anno, nell'Olimpo del Rock, entreranno Duran Duran, Eminem, Eurythmics, Lionel Richie, Dolly Parton, Carly Simon e Pat Benatar, artisti che con il rock hanno ben poco a che fare
«Credevo che la Rock and Roll Hall of Fame fosse riservata esclusivamente alle star del rock. Se il pubblico mi voterà, accetterò il riconoscimento». Così si era espressa qualche giorno fa Dolly Parton, leggenda del country americano, dopo aver precedentemente annunciato, attraverso i suoi canali social, il clamoroso ritiro ufficiale dalle candidature alla Rock And Roll Hall of Fame, uno dei massimi riconoscimenti per la carriera di un artista. Detto, fatto: ieri la 76enne cantautrice del Tennessee è ufficialmente entrata nella Rock and Roll Hall of Fame 2022 insieme a Duran Duran, Eminem, Eurythmics, Lionel Richie, Carly Simon e Pat Benatar. Esclusa quest'ultima, il cui stile è per lo più riconducibile all'AOR anni Ottanta (Adult Oriented Rock), per quanto riguarda gli altri sei nuovi ingressi, sicuramente prestigiosi e di indubbio valore, di rock ce n'è davvero ben poco.
La situazione non cambia molto per quanto riguarda gli altri candidati che, quest'anno, non ce l'hanno fatta: Beck, A Tribe Called Quest, Rage Against the Machine, Kate Bush, Devo, Fela Kuti, New York Dolls, MC5 e Dionne Warwick. Nella maggior parte di casi, si tratta di artisti provenienti da mondi assai lontani dal rock in senso stretto. Sono certamente rock, anzi, per la precisione heavy metal, i Judas Priest, che, insieme al leggendario duo di compositori e produttori R&B Jimmy Jam e Terry Lewis, entrano nella Hall of Fame nella categoria "award for musical excellence". Nella categoria "early influence award" sono stati premiati, infine, Harry Belafonte ed Elizabeth Cotten.
Per essere ammessi alla Hall of Fame, i singoli artisti o i gruppi, oltre ad aver giocato un ruolo di significativa influenza nella storia del rock and roll, devono aver inciso il primo disco da almeno 25 anni. La Hall of Fame si compone di quattro categorie: Performers, Non-Performers, Early Influences e Sidemen. I più votati da una giuria di artisti, operatori dell’industria discografica e fan, entrano a far parte della Rock and Roll Hall of Fame durante una cerimonia di insediamento che, quest'anno, si terrà il 5 novembre al Microsoft Theater di Los Angeles. Scorrendo l'elenco degli esclusi eccellenti dalla RRHOF, si rimane basiti per la mancanza di formazioni heavy metal seminali come Iron Maiden, Slayer e Motorhead, di band come The Cure e dei The Smiths, senza le quali non esisterebbe gran parte del rock degli anni Novanta, di gruppi fondamentali del grunge come Soundgarden, Alice in Chains e Jane's Addiction, di cantautori rock straordinari come Sting, PJ Harvey, Joe Cocker e Tracy Chapman, degli araldi del britpop come Blur e Oasis, di formazioni cult come Bad Brains, Dave Matthews Band, Jethro Tull, Smashing Pumpkins e Los Lobos. La perplessità maggiore riguardo all'inserimento nella Rock and Roll Hall of Fame verte sulle discutibili modalità con cui vengono effettuate le nomine. Il processo è infatti controllato da pochi elementi, tra cui Jann Wenner il fondatore, il primo direttore della fondazione Suzan Evans e lo scrittore Dave Marsh.
Questo fa sì che le nomine siano influenzate più dai gusti soggettivi che da una oggettiva visione dell'influenza storica sul rock and roll. I recenti trionfi mondiali dei nostri Måneskin e dei Greta Van Fleet avevano fatto sperare in un ritorno in grande stile del rock che, però, se guardiamo alle classifiche internazionali, ancora dominate dalla trap e dall'urban pop, di fatto ancora non c'è stato.
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