Che cosa c'è di troppo nel meraviglioso concerto di Roger Waters
Nel suo concerto più politico e schierato di sempre il cofondatore dei Pink Floyd regala due ore e mezza di pura arte
Roger Waters è un genio. Quello che ha composto e suonato nei dischi dei Pink Floyd e nei suoi album solisti è una delle massime espressione della musica contemporanea. Punto. Detto questo il This is not a drill tour (in scena il 21, 28 e 29 aprile a Casalecchio di Reno) che abbiamo visto al Forum di Milano non è soltanto un concerto, perché questa volta in misura ancora maggiore rispetto ai tour precedenti, Waters ha scelto la strada dello show politico tout court. Senza sconti né compromessi.
Lo si poteva capire dalla scritta comparsa sui megaschermi pochi minuti prima dell'inizio dello spettacolo: "Se sei una di quelle persone che ama i Pink Floyd ma che non apprezza le idee politiche di Roger puoi andare affanculo al bar già da questo momento".
Un messaggio chiaro: questa sera vi beccherete la mia visione del mondo che è profondamente anticapitalista e antimilitarista. Attraverso gli schermi che troneggiano sopra il palco, Waters esprime la sua opinione contro le polizie di tutto mondo, contro le big company, contro i presidenti americani, da Reagan a Biden, da Obama a Trump definiti "war criminals" (così per inciso, anche sul Presidente Putin pende un mandato di arresto internazionale emesso dalla Corte penale internazionale dell'Aja). Fino a ricordarci che "chi controlla la narrativa dei fatti domina il mondo". Che in altri termini suona un po' come un generico "guardate che non ve la contano giusta". E così la sintesi di tutto diventa"noi siamo i buoni e loro i cattivi".
Non giurerei che tutti i presenti al Forum la pensassero proprio come lui, ma in ogni caso non sono andati affanculo e nemmeno al bar. Fondamentalmente perché This Is Not A Drill (il titolo ricorda tutti che la vita vera non è un'esercitazione), al di là del Waters pensiero, è un concerto straordinario ricco di musica altrettanto straordinaria. A cominciare dalla versione dark e scarnificata di Comfortably Numb che apre la setlist. Qualità del suono eccezionale e band di altissimo livello. Tutto perfetto, come la scaletta che include The Happiest Days Of Our Lives, Another Brick In The Wall, The Powers That Be e l'eccellente The Bar scritta durante il lockdown.
Sono emozioni fortissime e indimenticabili quelle che Roger regala quando accede direttamente al cuore della storia dei Pink Floyd con Have a Cigar, Wish You Were Here, Shine On You Crazy Diamond e poi ancora con Sheep, che chiude magistralmente la prima parte dello show. Musica senza tempo, classica come la musica classica: questo sono In The Flesh, Run Like Hell e i brani ripescati dal capolavoro dei capolavori, The Dark Side Of The Moon: Money, una versione monumentale di Us and Them, Any Colour You Like, Brain Damage ed Eclipse. Momenti estatici che proseguono quando Waters ripesca a sorpresa una gemma da The Final Cut, Two Suns in The Sunset. L'arte della musica al suo livello più alto. Che resta per sempre negli occhi, nel cuore e nelle orecchie, anche se non si condivide parola per parola la narrazione del mondo del Presidente Waters.