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(Ansa)
Musica

Snoop Dogg: dal gangsta rap a icona globale delle Olimpiadi

Il rapper californiano è stato il brillante commentatore dei giochi di Parigi 2024 per la Nbc, oltre che il supporter numero uno della squadra USA. Ma non dimentichiamoci della sua musica…

Il voto affilato e strafottente di Snoop Dogg (in italiano “cane da caccia”) è stata una delle immagini più forti e rappresentative del gangsta rap all’inizio degli anni Novanta, periodo in cui rap e hip hop facevano rima con pistole e sparatorie. Nel 1996 il rapper è stato assolto dall'accusa di aver ucciso a colpi di pistola un membro di una gang rivale, una sorta di nuova rinascita per lui. Trent’anni dopo Calvin Broadus, in arte Snoop Dogg, a cinquantadue anni non è solo il sorridente nonno del rap (è legatissimo ai nipotini Zion di 9 anni e Ellevenn di 7 anni), ma anche un’icona globale delle Olimpiadi di Parigi appena concluse.

Ormai da tempo molto più che un rapper, Snoop Dogg è arrivato trionfalmente a Parigi per le strade di Saint-Denis nelle vesti di tedoforo, accennando alcuni passi della camminata tipica della sua ex gang dei Crips, consapevole che la sua immagine con la torcia avrebbe dato vita a innumerevoli meme sulla sua ben nota passione per la marijuana. Non solo Snoop è stato il brillante e spiritoso commentatore delle Olimpiadi per la Nbc, mostrando grande competenza sportiva, ma, quando non era impegnato al microfono, era sempre in tribuna o a bordo pista a incoraggiare gli atleti della delegazione USA. Hanno fatto il giro del mondo le sue immagini con Martha Stewart, la regina del bon ton americano, in abiti da fantino, i suoi balli con le ragazze della ginnastica artistica, le lezioni di nuoto prese da Michael Phelps, i suoi buffi tentativi nel judo, i movimenti di break dance che hanno inaugurato questa nuova specialità olimpica e il tifo da stadio per la squadra di basket USA.

Una passione instancabile e contagiosa, che ha fatto aumentare del 79% gli spettatori della Nbc rispetto alle Olimpiadi di Tokyo: già si vocifera di un suo coinvolgimento ai prossimi Giochi invernali di Milano-Cortina del 2026. “Snoop ha fatto di tutto e di più, oltre quanto ci saremmo aspettati che facesse qui a Parigi – ha dichiarato il presidente della Nbc Sports, Rick Cordella, in un’intervista a The Athletic -. Sempre entusiasta, sempre ottimista, sempre pronto a tifare per il Team USA: saremmo davvero contenti di averlo ancora con noi, in qualsiasi ruolo volesse tornare”. Poiché Snoop Dogg è anche e soprattutto un grande rapper, ha messo la ciliegina sulla torta della sua partecipazione a Parigi 2024 esibendosi nella cerimonia di chiusura delle Olimpiadi direttamente dal lungomare di Venice Beach, Los Angeles, che ospiterà i Giochi del 2028. Dopo aver eseguito il suo classicoDrop it like it’s hot del 2004, frutto del genio produttivo di Pharrell Williams e contenuto nell’album R&G (Rhythm & Gangsta): The Masterpiece, Snoop è salito sul palco insieme al suo mentore Dr.Dre, con il quale ha infiammato il pubblico sulle note live di The Next Episode, terzo singolo dell’album 2001 del grande produttore californiano. Un’esibizione entusiasmante, che ha fatto il paio con quella che ha dato il via all’indimenticabile Halftime show del Superbowl 2022, mostrando ancora una volta la differenza tra il grande rap, destinato a durare negli anni, rispetto a effimeri brani trap, cupi e monocordi, di cui, tra qualche tempo, non resterà alcuna traccia.

Siamo contenti che Snoop Dogg sia ormai diventato un personaggio globale, conosciuto e amato dai bambini fino alle nonne, ma è bene ricordarsi che prima di tutto è stato, anzi, è un grande artista e un personaggio centrale per chiunque voglia accostare all’hip hop della West Coast. Nato cinquantadue anni fa nell’immensa periferia di Los Angeles, esattamente a Long Beach, il giovane Calvin viene ben presto viene avviato allo spaccio ed entra a far parte della famigerata gang dei Crips. Una storia di degrado e di criminalità, che viene riscattata da una passione fuori dal comune per l’hip hop e per il grande patrimonio della musica black, in particolare per il funky. Quest’ultima passione, in particolare per i dischi di James Brown, George Clinton e Funkadelic, diventerà nel corso degli anni uno dei tratti più caratteristici della sua produzione, tanto da fargli coniare il termine G-funk(Gangsta funk) per descrivere la sua musica. E la musicalità e il suo inconfondibile modo rilassato di rappare sono due dei suoi punti di forza, che hanno portato ad acquistare i suoi dischi a un pubblico indifferentemente bianco o nero, del ghetto o dei quartieri-bene, di esperti di hi-hop come da neofiti del genere.

Il suo volto compare nell’estate del 1993 sulle copertine di Vibe e di Rolling Stones quando il suo album di debutto, Doggy Style, non era ancora uscito nei negozi. Trascinato dal singolo Who am I(What’s my name)?, il disco segna uno dei debutti più trionfali nella storia dell’hip hop, tanto che l’azienda di abbigliamento street Karl Kani lo ricopre d’oro per farlo diventare suo testimonial. La morte dell’amico fraterno 2Pac nel 1995, un caso che non è mai stato risolto dalla polizia, colpisce profondamente Snoop, che gli dedica la copertina del secondo album The Doggfather. La sue etichetta, dopo l’abbandono di Dr Dre, la morte di 2Pac e la detenzione del suo presidente Suge Knight, è virtualmente morta, così il rapper si accasa alla No Limit di Master P, che segna il momento meno ispirato della sua carriera. In quel periodo Snoop trascorre più tempo sui set cinematografici che negli studi di registrazione, e il risultato emerge nei sui album che non hanno più né il mordente né la freschezza degli esordi.

L’anno della riscossa è il 2004, grazie alla pubblicazione di R & G (Rythm & Gangsta), trascinato da due singoli radiofonici come Drop it like’s hot e Signs, quest'ultimo in coppia con Justin Timberlake. L’album segna uno spartiacque della sua carriera, che si apre decisamente al pop e a collaborazioni più commerciali, come quelle con Katy Perry in California girls e con David Guetta in Sweat. Una svolta che ha fatto storcere il naso ai suoi fan della prima ora, ma che gli ha permesso di ringiovanire il suo pubblico e di diventare un’icona pop globale.

Forse l’album musicalmente più bello e interessante della sua carriera, anche se non di maggior successo, è Bush del 2015, prodotto dal Re Mida del music biz Pharrell Williams. L’amore per la musica soul e funky, pari solo a quello per marijuana, emerge compiutamente nel singolo California Roll, che si avvale della partecipazione straordinaria di Stevie Wonder. Il geniale artista, in grado di vendere oltre 100 milioni di album e di vincere 25 Grammy in carriera, ha contribuito al brano con l’inconfondibile suono della sua armonica e con i controcori, lasciando a Pharrell Williams il compito di dispiegare la sua bella voce soul, mentre Snoop si produce in un cantato rilassato e cadenzato. Il ghetto è ormai un lontano ricordo lontano e Snoop Dogg è un brillante nonno del rap, che vuole solo divertirsi e farci divertire.

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Gabriele Antonucci