The Kolors dal vivo: il concerto che va da Michael Jackson ai Pink Floyd
La band napoletana, che sta vivendo un momento magico dopo il successo di Italodisco, ha conquistato la Cavea dell’Auditorium di Roma con irresistibili brani funky e lunghe digressioni strumentali
Il pop, qualora venga declinato con gusto, qualità e sensibilità, non è una parolaccia, ma una delle più alte espressioni dell’arte popolare, in grado di toccare i cuori di milioni di persone con canzoni solo apparentemente semplici. In un momento storico in cui le classifiche italiane sono dominate da lugubri cantilene trap, brani dance plastificati e brani urban senz’anima, il funky-pop dei The Kolors, che stanno vivendo un momento magico dopo il clamoroso successo di Italodisco, è una boccata d’ossigeno per un pubblico che non si accontenta di due/tre suoni digitali creati al pc.
La band formata da Antonio Stash Fiordispino (voce e chitarra), il cugino Alex Fiordispino (batteria) e Dario Iaculli (basso) ha affinato negli anni un sound caratteristico, che ha il suo fulcro nel funky anni Settanta/Ottanta, contaminato con un gusto melodico tipicamente pop e con raffinate digressioni strumentali jazz-rock. Non è certo un mistero l’amore del frontman Stash per il pop senza confini di Michael Jackson: l’effige del Re del Pop è da anni tatuata sull’avambraccio sinistro del cantante dei The Kolors, che ai tempi della sua fortunata partecipazione ad Amici ha più volte omaggiato il suo idolo cantandone (in modo assolutamente convincente) le hit The way you make me feel, Man in the mirror e Dangerous, ottenendo il plauso pressoché unanime degli esigentissimi fan di Jackson.
Non tutti sanno, però, della passione di Stash per i Pink Floyd, a cui si deve anche il suo nome d’arte: in Money, una delle sue canzoni preferite tratta dal capolavoro The dark side of the moon, c’è quasi all’inizio la frase “Money, it’s a gas. Grab the cash with both hands and make a stash”(“Soldi, è uno spasso. Prendili con entrambe le mani e fanne una scorta”). Un amore nato grazie al padre del musicista, che lo ha portato nel 1994 a vedere i Pink Floyd nel memorabile concerto a Cinecittà, quando aveva solo cinque anni. I Kolors hanno omaggiato più volte i Floyd negli ultimi anni, suonando le cover di Money, Another Brick in the Wall e Comfortably Numb: l’indimenticabile e lunghissimo assolo di quest’ultima, uno dei brani più emozionanti del monumentale The Wall, è stato uno dei momenti musicali più intensi del concerto di ieri della band napoletana alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, che sta ospitando in questi giorni il ricco cartellone del Roma Summer Fest.
Non avevamo mai visto dal vivo i The Kolors e le aspettative sono state ampiamente superate, in un concerto che ha rivelato un grande tiro live e ottime doti tecniche della band, che il prossimo anno festeggerà dieci anni di carriera mainstream, preceduta, come ha ricordato ieri Stash, da tanti anni in minuscoli club con una manciata di persone. Ieri erano quasi 4.000 gli spettatori che hanno riempito la suggestiva struttura all’aperto di Renzo Piano, con un pubblico variegato formato da bambini, genitori, venti/trentenni, ma anche da qualche fan con i capelli bianchi. Non è facile parlare a pubblici così diversi, ma in fondo l’obiettivo del pop di qualità è proprio questo: scrivere canzoni in grado di toccare le più diverse sensibilità, senza gli steccati di generi divisivi come la trap o il punk.
La scaletta è una celebrazione della loro carriera che, dopo un exploit iniziale grazie alla vittoria di Amici nel 2015 e agli album Out e You, ha poi subito una flessione verso la fine degli anni Dieci, con l’uscita della band del bassista Daniele Mona sostituito da Dario Iaculli, per poi rilanciarsi clamorosamente grazie al successo di Italodisco nell’estate del 2023. «Abbiamo avuto un momento fortissimo dopo la vittoria ad Amici, poi meno forte, un cambio di formazione, e di nuovo è cambiato tutto con quella che è la nostra hit più grande. Ciò che ci ha spiazzato di più è vedere come una canzone abbia avuto la forza di raccontare e riposizionare un progetto di anni di lavoro e di studio, non sempre facili. Ci sono stati dischi di platino e primi posti in classifica, ma niente di paragonabile a quello che è successo l'anno scorso con Italodisco», ha raccontato ieri Stash a Roma, visibilmente emozionato per l’entusiasmo del pubblico.
Non si è ancora spento il “momentum” positivo del trio, perché Un ragazzo una ragazza, portata sul palco di Sanremo 2024 a sei anni di distanza dalla prima partecipazione con Frida(mai, mai, mai), è ancora oggi uno dei brani del festival più suonati in radio, e il nuovo singolo Karma, con i suoi suoni electropop anni Ottanta, sta bissandone il successo. «Karma non è solo una nuova canzone, ma è anche l’emblema del nostro nuovo percorso», ha detto ieri Stash alla Cavea dell’Auditorium.«Credo profondamente che raccogli ciò che semini, e noi oggi siamo nel momento della raccolta». Il concerto di Roma è iniziato con I dont’ give a funk, primo inedito della band inciso nel lontano 2011, ed è terminato con l‘apoteosi di Italodisco, una canzone che ha rilanciato quel genere nato in Italia (e cantato prevalentemente in inglese) all’inizio degli anni Ottanta, unendo la disco music di fine Anni Settanta all’electropop e all’Hi-NRG, tanto che la playlist Italodisco è una delle più ascoltate su Spotify.
Tra i brani più apprezzati dal pubblico dell’Auditorium spiccano Everytime, il loro primo grande successo, Crystallize, dedicata ai loro fan storici, l’irresistibile Cabriolet Panorama, l’electropop di Karma, la notturna Pensare male, il funky-dance di Un ragazzo una ragazza. Stash ha salutato il pubblico sulle note epiche di In The Flesh dei Pink Floyd, mentre il pubblico ha riservato alla band una lunga standing ovation. Il concerto di ieri ha mostrato una band in grande salute, con il cantante e chitarrista ben supportato dalla ritmica formata da Alex Fiordispino e Dario Iaculli e dai pregevoli assoli di sax dell’ospite Den Lacava, che ha conferito un tocco di jazz ad alcuni brani. I The Kolors hanno avuto il merito di portare il funky, un genere poco amato e conosciuto in Italia, nei palazzetti e nelle grandi arene, dimostrando che si possono incidere canzoni pop di grande successo senza rinunciare alla qualità musicale.