U2: trent'anni fa la svolta sonora di Achtung Baby
L'album, tra i migliori della band irlandese, verrà ripubblicato in due edizioni in vinile e in un boxset digitale di 50 tracce
Pubblicato il 18 novembre del 1991, trent'anni fa esatti, Achtung Baby degli U2 segnò una delle più clamorose svolte sonore della storia del rock, influenzando decine di band alt rock e grunge degli anni Novanta (Radiohead in primis).
Bono descrisse il settimo album in studio della band irlandese come «il suono di quattro uomini che abbattono The Joshua Tree», mentre Jon Pareles del New York Times scrisse che «smantellando e sfidando le vecchie formule, gli U2 si sono dati la possibilità di lasciare un segno negli anni '90». Nel disco si scontrarono la voglia di sperimentalismo di Bono e The Edge con il desiderio di Clayton e Mullen di restare ancorati alle radici rock-blues.
Brian Eno, coadiuvato da Daniel Lanois e Steve Lillywhite, riuscì miracolosamente a tenere in perfetto equilibrio le due anime, quella elettronica e quella rock, con un capolavoro di sintesi accostabile a quello fatto con Bowie nella trilogia berlinese. Non a caso Achtung Baby fu registrato negli stessi leggendari Hansa Tonstudio di Berlino (oltre che al Windmill Lane di Dublino), con un titolo ispirato al buffo richiamo da parte del loro fonico Joe O'Herlihy. L'album vinse un Grammy Award per la Best Rock Performance, diventando uno dei dischi più significativi degli anni Novanta e della carriera degli U2. Al primo singolo The Fly, ne seguirono altri quattro: Mysterious Ways, One, Even Better Than The Real Thing e Who's Gonna Ride Your Wild Horses. In occasione dei trent'anni dalla sua pubblicazione, Achtung Baby (30th Anniversary Edition) sarà disponibile su vinili neri standard e vinili colorati Deluxe dal 19 novembre, con Achtung Baby (2018 Remaster) e Achtung Baby (Unter Remixes), disponibili anche in digitale lo stesso giorno.
Un boxset digitale di 50 tracce – che includerà Uber Remixes, Unter Remixes, B-Sides con 22 tracce mai prima d'ora disponibili digitalmente – sarà invece pubblicato il 3 dicembre. Per celebrare l'anniversario di Achtung Baby, la band ha collaborato con l'artista francese residente a Berlino Thierry Noir (il primo artista a dipingere sul muro di Berlino) per un'installazione speciale presso i leggendari Hansa Studios a Kreuzberg. Trent'anni fa, la band chiese a Noir di dipingere una serie di auto Trabant ormai iconiche, presenti nell'artwork dell'album, così come loZoo TV Tour del 1991. U2 x Thierry Noir vede l'artista tornare con una Trabant appena dipinta per il 2021, oltre a un murale esclusivo dipinto su una sezione del muro di Berlino.
Il cofano della Trabant verrà messo all'asta a Londra il 9 dicembre e il ricavato verrà devoluto al Berlin Institute for Sound and Music. Pur non essendo tecnicamente un concept album, Achtung Baby ha una straordinaria coerenza sonora e una perfetta coesione tra i vari brani. In tutto l'album si respira la fine di un mondo, dopo l'abbattimento del muro di Berlino nel 1989, e il faticoso ed incerto inizio di una nuova era, che guarda con speranza alla costruzione di una Europa finalmente unita, anche se ancora troppo frazionata (come oggi, d'altronde). «Cosa faremo ora che tutto è già stato detto? Nessuna idea nuova qui, e tutti i libri sono stati letti», si domanda Bono in Acrobat, uno dei brani più intensi e significativi dell'album con i suoi suggestivi accordi sospesi.
L'inizio dell'album con Zoo Station, con un contagioso riff di chitarra distorta e la voce di Bono filtrata dagli effetti, mette subito in chiaro che siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso da The Joshua Tree e da Ruttle and Hum. Nell'adrenalinico funk-rock di The Fly, Bono si diverte a trasformarsi nel suo luciferino ed eccessivo alter-ego MacPhisto, mostrando tutta la sua duttilità vocale nel ritornello in cui alterna il falsetto a tonalità più basse. Il senso di incertezza verso il futuro e, al tempo stesso, di rimpianto verso il passato, che attraversa tutto Achtung Baby, è perfettamente tratteggiato nei versi «Non è un segreto che le stelle cadano dal cielo/ l'universo è esploso per colpa delle menzogne dell'uomo/proprio così: io mi sto trasformando/ma sono tante le cose che, potendo, vorrei riaggiustare». Una fragilità che emerge compiutamente anche nella memorabile So Cruel:
«La disperazione è una tenera trappola. Ti cattura ogni volta». Who's Gonna Ride Your Wild Horses, che mostra inedite influenze noise rock nell'intro del brano, ha un ritornello tra i più memorabili e contagiosi della loro carriera. Che dire, poi, di One, un inno di amore universale di abbacinante bellezza, in cui la voce calda e graffiante di Bono Vox riesce a toccare le corde più recondite dell'anima? Un invito all'unità che parte da un rapporto di coppia fino ad abbracciare Berlino, riunita da soli due anni, e l'intera umanità: «Un solo amore, un unico sangue, un'unica vita, devi fare quello che dovresti/ Un'unica vita, l'uno con l'altro: sorelle, fratelli/ Un'unica vita, ma noi non siamo gli stessi/Dobbiamo sostenerci l'un l'altro, sostenerci l'un l'altro/ Un tutt'uno, un tutt'uno». La chiusura del disco è affidata all'emozionante Love is blindness, dalle atmosfere cupe e notturne (pare sia stata ispirata da Nina Simone), che si apre con un organo ieratico, quasi a far presagire il senso di drammaticità della canzone, sospesa fra rapporti personali e tensioni politiche in Irlanda: «L'amore è cecità/ Non voglio vedere/ Non avvolgerai la notte intorno a me».
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