Zayn: Room Under The Stairs è il suo album più personale e americano
Il quarto lavoro dell’ex One Direction, coprodotto dall’esperto Dave Cobb, è un disco riuscito, il cui il pop si impreziosisce di elementi soul, blues e country
«Questo è il mio album preferito realizzato fino ad oggi, principalmente perché proviene da un luogo di pura onestà e vulnerabilità. Volevo che ogni canzone sembrasse come se fossi solo io seduto accanto all’ascoltatore a dirgli come mi sento, cantando direttamente per lui. È musica cruda ed essenziale, quel tipo di musica che ho sempre sperato di fare». Parola di Zayn, la voce più "black" degli One Direction, boy band da 70 milioni di dischi venduti in tutto il mondo negli anni Dieci, da cui si è separato per primo nel 2015 per intraprendere la sua carriera solista. Il nuovo progetto discografico, il quarto album dell’artista dopo Mind of Mine, Icarus Falls e Nobody is Listening, è la sua pubblicazione più personale, in cui riflette sul punto in cui si trova nella vita di uomo e di padre, esplorando al contempo anche le complessità della guarigione, della quiete e della crescita. Room Under The Stairs esplora nuove sonorità per Zayn grazie alla strumentazione registrata dal vivo nello studio domestico della sua fattoria nelle campagne della Pennsylvania, in cui vive con la figlia Khai, concepita tre anni fa con la sua ex Gigi Hadid (una delle modelle più famose al mondo n.d.r.), mostrando tutta la sua sensibilità di cantautore. L'album è una riflessione sul suo viaggio e sulla sua crescita, radicata in un suono organico che attinge al soul, al country e al pop, con 12 delle 15 tracce dell'album scritte interamente da solo, che permette alla sua voce soulful di raggiungere nuove sfumature in canzoni come How It Feels. Room Under The Stairsè co-prodotto da Zayn insieme a Dave Cobb, nove volte vincitore del Grammy Awards per i suoi lavori con Chris Stapleton, Brandi Carlile, Jason Isbell e John Prine. «Lavorare con Dave Cobb è stata un'esperienza straordinaria. Il modo in cui ha elevato la musica non è secondo a nessuno e ha fatto un lavoro incredibile aiutandomi a creare questo disco. Spero che potremo portare gli ascoltatori in un viaggio stravagante e magico e che si divertano ad ascoltarlo tanto quanto io mi sono divertito a realizzarlo. Penso che il fatto di essere dov’ero in quel momento, stare lontano dalle cose e vivere con i miei pensieri mi abbia ispirato a voler scrivere qualcosa su quella casa. Devo pubblicarlo come un intero corpo di lavoro, è qualcosa che devo fare per me stesso, non solo per il mondo». Zayn ha iniziato il progetto in solitudine, partendo da Alienated, un brano diretto e personale, con un suono grezzo e minimalista, che lo ha incoraggiato a scrivere altre due canzoni, My Woman e Dreamin', nella stessa direzione musicale, in cui il pop si impreziosisce di elementi soul, blues e country tipicamente americani. Il produttore Dave Cobb si è unito al progetto in un secondo momento, dopo aver ascoltato le canzoni già incise dell’artista inglese di origini pachistane. In una recente intervista con Rolling Stone, Cobb ha dichiarato: «Ciò che mi ha colpito di Zayn è stata la sua voce, in cui si possono sentire amore, perdita, dolore, trionfo e umanità. Zayn ha davvero creato il suo universo in questo disco, non ha davvero paura e parla direttamente dalla sua anima.». In effetti ciò che colpisce, fin dal primo ascolto del brano di apertura Dreamin’, è la voce tenorile, acuta e corposa di Zayn, decisamente nera e soul: sembra di ascoltare un artista afroamericano di 40/50 anni, più che un cantante inglese bianco di trentuno anni. In tutto l’album la voce e la chitarra acustica sono in primo piano, con basso, batteria e piano (o organo elettrico) a dare colore alle canzoni, con alcuni assoli di chitarra che, nel pop di oggi, sono davvero merce rara. L’ex One Direction si è decisamente allontanato dall’ r&b danzereccio e patinato di inizio carriera per abbracciare un pop intimista e acustico, in cui soul, blues e country si contaminano con naturalezza. Le godibili Stardust e Something In The Water sono le canzoni più r&b dell’album, quasi un’anomalia in un progetto che non sembra pensato per piazzare il maggior numero possibile di singoli nelle classifiche dello streaming. Notevole anche Grateful, cadenzata e drammatica, così come My Woman, un brano di grande atmosfera che ha nel ritornello una pregevole apertura melodica e di pathos, perfetta per essere cantata in coro durante un suo concerto. Gates of Hell è un brano country diretto e appassionato che sembra uscito da una radio locale dei Monti Appalachi, mentre in Birds On a Cloud, uno dei pezzi più uptempo del disco, la voce di Zayn è encomiabile nell’ esprimere il senso di fragilità emotiva dell’artista. In conclusione, Room Under The Stairs è un album maturo, personale e profondamente americano, composto da quindici brani che mostrano una notevole crescita di Zayn sia come musicista che come autore di testi. La mano di un produttore esperto come Dave Cobb si sente nella coerenza sonora del disco e nella capacità di esprimere al meglio le emozioni attraverso arrangiamenti crudi e minimalisti, anche se in realtà molto curati. Room Under The Stairs è una piacevole anomalia nel mercato mainstream del pop, che, dopo anni di suoni freddi, ripetitivi e costruiti digitalmente in pochi minuti al pc, sta lentamente riscoprendo il calore della musica organica anche in progetti a grandissimo budget come gli ultimi lavori di Beyoncé, Taylor Swift e Billie Eilish. «Potrebbe non sembrare giusto, ma va bene, è reale/ Quest'anno sto trovando la mia strada in autostrada», canta Zayn nel ritornello di Concrete Kisses: probabilmente la strada che imboccato il cantautore inglese in Room Under The Stairs è quella giusta, soprattutto per allargare il suo pubblico e per durare a lungo in un mercato volubile e atomizzato come quello di oggi.