Nba: 5 motivi per cui ora Cleveland può battere Golden State
Dopo 3 partite , avanti 2-1 nella serie, i Cavs iniziano a sperare in un incredibile upset sui Warriors. Ecco perché hanno ragione..
Li chiamano "pivotal games", che tradotto in italiano vuol dire "partite chiave"; gara 4 (in programma questa notte alle ore 3.00) e gara 5 delle Finals Nba 2015 lo sono per davvero, con i Cavs di LeBron James che dopo le prime tre partite guidano a sorpresa (per 2-1) la serie contro Golden State, e cominciano a sperare in una vittoria che solo 7 giorni fa, dopo la gara 1 persa in overtime contro i Warriors, sembrava un'impresa impossibile.
Ecco allora 5 motivi per cui Cleveland può davvero iniziare a sognare di conquistare il primo titolo della sua storia.
1) LeBron James
Ci scuserete la banalità, ma 123 punti in tre partite – che sono il record per una serie finale – non lasciano troppo spazio all'immaginazione. Avevamo persino provato a dire, senza troppo vergogna, che 40 punti a partita di un solo giocatore non sarebbero bastati per vincere una serie finale.
James però sta facendo qualcosa che va al di là dei numeri e delle statistiche (vedi sotto). Semplicemente, LeBron sta "dominando", da un punto di vista fisico, tecnico ed emotivo quella lega di cui in passato solo a tratti - al di là dei proclami – era stato padrone, e lo sta facendo in una serie finale dove al momento il giocatore migliore è stato capace di prevalere da solo (o quasi) sulla squadra migliore. E i Golden State Warriors lo sono tuttora.
2) LeBron, in difesa, non è così solo
Se è vero che James sta tenendo sulle spalle il 99% del peso dell'attacco dei Cavs, ci sono dei segnali che dimostrano che qualche outsider in casa Cavs ha iniziato a battere qualche colpo. Non tanto in attacco – lì davvero, al di là degli exploit di Dellavedova, LeBron ha in mano l'intero spartito –, ma in difesa bisogna dare atto a Shumpert (10 palle recuperate nella serie) e J.R. Smith di essere stati capaci di alzare nel corso della serie l'intensità difensiva, costringendo i Warriors a tirare male (41% contro il 47% della regular season), a diminuire il numero degli assist di squadra (20,3 contro i 27 di media della stagione regoalare) e a perdere 42 palloni (16 per i solo Curry).
3) Esperienza
Non sempre è un fattore, ma non possiamo non considerare il fatto che da una parte c'è una squadra con nessuna esperienza nelle Finals – nessun giocatore dei Warriors ci era mai stato prima – mentre Cleveland è guidata da un 2 volte Mvp delle finali, alla sua quinta apparizione consecutiva nelle serie per il titolo. E bisogna dare atto a James che per vincere di batoste – vedasi la prima apparizione, nel 2007, con lo 0-4 contro San Antonio – ne ha prese parecchie..
4) Gli infortuni dei Cavs avvantaggiano... i Cavs
Può sembrare un paradosso (e lo è in effetti) ma gli infortuni di Cleveland – insieme alla trade di fine febbraio, è bene ricordarlo, che ha portato Shumpert e Smith in Ohio – hanno creato e cementato un gruppo di 6-7 giocatori capace di creare un equilibrio tecnico ed emotivo perfetto all'interno dei 28 metri di gioco.
A Cleveland giocano loro, punto. Modificare questa formula potrebbe voler dire perderne completamente l'efficacia, soprattutto in difesa. Ma tanto per Blatt, con Love fuori dall'inizio dei playoff e Irving appena operato al ginocchio, le soluzioni sono pressoché obbligate...
5) La Quicken Loans Arena
Il pubblico di Oakland doveva essere, e in parte lo è stato, uno dei protagonisti della finali, ma una volta che la serie si è spostata in Ohio non si può dire chei tifosi di Cleveland siano stati da meno. I Cavs dal canto loro sono stati bravi a saper accendere l'arena, e soprattutto a presentarsi alle gare centrali, gara 4 gara e gara 5 appunto, sul 2-1. Ai Cavs basterà vincerne una su due per guadagnarsi il match point per il titolo.