Of dogs and men venezia Dani Rosenberg
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Bello da far male. A Venezia va n scena «Of dogs and men»

Il film racconta l'orrore dell'attacco terroristico del 7 ottobre in Israele. Il regista, Dani Rosenberg, ha lasciato parlare i protagonisti sopravvissuti creando una pellicola senza copione

È poesia affilata come un coltello, le parole sono lame: Of dogs and men, il film Dani Rosenberg presentato a Venezia in Selezione Ufficiale, in Concorso ad Orizzonti, è di una bellezza che fa male. E poi c’è lei, la giovane Ori Avinoam, che si muove tra le rovine come farebbe un angelo se gli angeli esistessero davvero.

Sì, questo film è stato girato dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre a Israele, esattamente all’inizio di novembre 2023 e nel Kibbutz Nir Oz, accanto al confine con Gaza, dove più di un quarto dei suoi abitanti è stato ucciso o rapito. Il regista ha lasciato parlare i protagonisti sopravvissuti senza scrivere un copione, usando l’improvvisazione come materia viva che da corpo alla pellicola.

A portarci dentro il kibbutz è Dar, 16 anni appena e miracolosamente salva dalla mattanza in cui ha perso la madre, rapita dai terroristi. Torna tra le case bruciate, gli scheletri degli alberi e quel che rimane delle camerette dei bambini trucidati per cercare Shula, il suo cane bianco e nero scomparso giusto qualche giorno prima spaventato dagli spari e dalle urla disperate di chi veniva torturato. Neanche immagina che anche i cani, perlopiù, sono stati uccisi con i loro padroni. Lei va e, mentre sulla sua testa volano i missili in direzione di Gaza, urla il nome del suo segugio che è tutto quel che le rimane di una famiglia misteriosamente scomparsa. Durante il viaggio incontra chi come lei ha visto l’orrore e si confronta con chi cerca vendetta e chi ha ancora inspiegabilmente fiducia nell’umanità. E poi incrocia una donna che da qualche settimana vaga per i kibbutz cercando e salvando animali: gatti, cani, maiali, oche. «Credo che ‘Of Dogs and Men’ sia una potente dichiarazione contro la guerra e il film di Dani, in modo molto poetico, riflette sulla tragedia della sofferenza e sul circolo infinito di violenza nella regione.

Questo è un film su uno dei temi più delicati, realizzato con talento e grazia, e sono felice che il team di RAI Cinema condivida con me questa convinzione», ha dichiarato a Variety il produttore Alexander Rodnyansky. «L'orribile attacco del 7 ottobre e la guerra che ne è seguita hanno scatenato sofferenze inimmaginabili, che sfidano la comprensione. L'umanità, o la negazione dell’umanità, che ne emerge è profondamente inquietante. È possibile rappresentare, raccontare, narrare questi eventi? Questa era la domanda che ci ponevamo quando abbiamo iniziato le riprese alla fine di ottobre, consapevoli che il cinema si era schiantato contro il muro della realtà», dice il regista israeliano Rosenberg. Che firma un film incredibilmente obiettivo, un documento in cui si racconta la storia di cani amorevoli e uomini rabbiosi e sanguinari.

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Ilaria Bellantoni

Avrebbe dovuto fare la maestra di sci, invece si è messa a scrivere. Duraniana e juventina, è famosa per fare domande imbarazzanti in ognuna delle quattro lingue che conosce. Laureata vanamente in scienze politiche, si occupa da sempre di costume e spettacolo e ha lavorato come caposervizio a Max, Myself, Glamour, GQ e Vogue Italia. Ha due figli (Berenice e Vittorio) e un golden retriever (Rio). Dopo aver pubblicato un libro, Lo chef è un Dio (Feltrinelli), è stata ghost writer di celebrità e politici e porta in giro il Festival della Parola Reloaded. Vive a Milano, ma sogna di trasferirsi in una villa a Ko Phangan. O in una baita a Courmayeur.

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