Chiambretti: "Torino? Migliore dopo i Giochi 2006"
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Chiambretti: "Torino? Migliore dopo i Giochi 2006"

Il popolare conduttore ricorda l'emozione di quei giorni e non ha dubbi sul fatto che le Olimpiadi abbiano rilanciato l'immagine del capoluogo piemontese

“Abbiamo vissuto un momento magico. Prima, durante e dopo i Giochi, abbiamo sentito proprio la mano di Dio calare sulla nostra città. I grandi investimenti internazionali hanno rivoluzionato Torino, che aveva bisogno di un restyling ed è diventata famosa in tutto il mondo. E' capitato finalmente di non sentir dire 'Torino near Milano', ma 'Milano near Torino', una gran bella soddisfazione”. Piero Chiambretti, torinese doc, ricorda le Olimpiadi invernali del 2006 e lascia spazio alla memoria di un'emozione per lui ancora intensissima. Al netto di tutto, il popolare presentatore televisivo ne è convinto, “ne è valsa la pena”.

Cosa ricorda di quei giorni?

“Da torinese doc, l'orgoglio di aver avuto in città i Giochi invernali è stato grande. Ho portato la torcia olimpica in uno dei tratti più importanti della città, cioè Via Roma, e ricordo che l'ho dovuta, ahimè, consegnare ad Alessandro Del Piero in Piazza Castello. E ancora. Giorno delle prove: Pavarotti che canta 'Vincerò' a stadio deserto, con la sua voce che rimbomba come da un altro mondo. Un momento magico, perché gli addetti ai lavori e gli atleti che erano presenti in quel momento nell'impianto si fermarono in un religioso e mistico silenzio. Ho partecipato all'organizzazione dei Giochi olimpici in più fasi. Sono stato testimonial torinese della conferenza stampa internazionale di presentazione della manifestazione, ho preso parte a più di un summit con gli organizzatori per produrre idee che in piccolissima parte sono state anche raccolte e seguite. E ho realizzato anche uno show per il pubblico dello stadio Olimpico a un'ora dall'inizio della cerimonia ufficiale. Insomma, di ricordi ne ho tantissimi. E il fatto di vedere allontanare di anno in anno quella data magica mi mette un po' di tristezza e malinconia”.

“Le Olimpiadi hanno bisogno di noi, e forse noi di loro”, disse alla vigilia dell'evento in un video in cui invitava i piemontesi a farsi avanti per diventare volontari. Il “forse” di ieri quale forma ha preso con il passare degli anni?

“La stessa di sempre, vale a dire 'aiutati che Dio t'aiuta'. E' una frase che non ho certo inventato io e neanche qualche pubblicitario milanese. E' un luogo comune, certo, ma è indubbio che manifestazioni di questo tipo non possano esser vissute in modo passivo e quindi tutti devono, in una comunità come quella di una grande città che ospita le Olimpiadi, rendersi disponibili anche ad accettare i disservizi che un evento di questo tipo per forza di cose crea”.

Si è detto e scritto da più parti: “Le Olimpiadi hanno provocato più guai che vantaggi. Tanti gli impianti che sono nati dal nulla e che nulla sono tornati a causa di un inadeguato progetto di riqualificazione”. Sottoscrive o rilancia? Insomma, fatti due conti, ne è valsa la pena?

“Io credo che ne sia valsa la pena, al di là di quello che è stato il post-olimpiade. Insomma, al di là delle macro-strutture, che a loro hanno volta portato a macro-organizzazioni con macro-commissari, e di conseguenza, a macro-errori, che tuttavia fanno parte della ragione sociale dell'essere umano, sono convinto che sia stata un'avventura veramente irripetibile. Mi piace ricordare l'avvocato Agnelli, che pur ripetendo spesso la famosa frase 'Torino è bellissima per partire”, amava moltissimo la città e la voleva vedere internazionale. Soltanto con un evento come l'Olimpiade questo suo desiderio è potuto diventare realtà. E' giusto ricordarlo: uno dei grandi fautori di quell'esperienza meravigliosa è stato proprio lui”.

Insomma, si può dire: Torino è più bella (anche) grazie ai Giochi del 2006.

“Certo che sì. Basta guardarla. Gli investimenti che sono arrivati dall'organizzazione mondiale hanno dato grande impulso allo sviluppo della città. Penso alla nascita della metropolitana, allo spostamento di alcuni musei, alla realizzazione di alcuni villaggi per atleti che sono diventati poi case per giovani studenti. Insomma, le iniziative sono state tante. Chiaro, se si guardano gli impianti sciistici abbandonati tra Salice d'Ulzio, Sestriere, Pragelato, be', non fa piacere ma credo che siano cose che si debbano mettere nel conto. Per intendersi, penso che qualunque città al mondo vorrebbe avere questi problemi”.

Twitter: @dario_pelizzari

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Dario Pelizzari