E che parità sia. Ma non a intermittenza
L'8 marzo è il momento ideale per riflettere sulle differenze di genere e di opportunità
Otto Marzo: festa della donna. No, della melassa, della retorica e dei bontemponi, donne o uomini che siano. Nel nostro Paese, che evidentemente non è l'Iraq, le donne vivono alla pari degli uomini: possono fare il soldato, il politico, andare sulla luna e via dicendo.
Va bene, ma si può fare di più, dirà qualche signora travolta da un retaggio femminista. Stia serena sarà fatto. E si faccia qualcosa anche per gli uomini per bene travolti da questa isteria in rosa.
Annalisa Chirico, su Panorama, ha intervistato l'avvocato Annamaria Bernardini de Pace, da sempre paladina delle donne, che ha deciso di passare dall'altra parte accorgendosi che negli ultimi tempi le vittime sono gli uomini, e Antonella Piperno, nello stesso numero del settimanale, ha comunicato dati preoccupanti: su 2 milioni di padri separati 500 mila tornano a vivere dai genitori perché spolpati dalle mogli che nel 46% dei casi creano problemi all'ex coniuge nei rapporti con i filgli. Meditiamo.
Voglio ricordare la fine dell'incubo del cantautore Massimo Di Cataldo, diventato di colpo un feroce picchiatore a causa delle manzogne della compagna che prima di essere acclarate come tali hanno distrutto la vita di un essere umano. Dio solo sa quanti impiegati, meccanici, camerieri hanno storie simili ma non fanno notizia.
E il femminicidio? E' un tema troppo serio, non nascondiamoci dietro a un mazzo di mimose, la psiche malata di chi diventa criminale non è pane mio. L'unica parola sensata che ho sentito per celebrare questa festa è collaborazione.
Ecco collaboriamo affinché la parità non sia a intermittenza.