Penelope Cruz e Sergio Castellitto: 'Venuto al mondo? Un'avventura umana'
La diva spagnola torna ad essere diretta dal marito di Margaret Mazzantini: "Devo a questa famiglia i ruoli più complessi della mia carriera"
L'abbiamo vista struccata e imbruttita in Non ti muovere di e con Sergio Castellitto. La rivediamo sullo schermo in Venuto al mondo, diretta dallo stesso regista, invecchiata e disperata. "Adoro i ruoli che Margaret e Sergio scrivono e mi propongono - dichiara sorridente Penelope Cruz - Anche stavolta, dopo aver letto il libro, ho sentito una necessità fortissima: dovevo fare questo viaggio, il personaggio cresceva dentro di me e diventava giorno dopo giorno un'ossessione".
Il suo ruolo in Venuto al mondo - prima letto e tagliato in versione romanzo, poi scritto per il cinema, diretto e interpretato da un Castellitto sempre più poliedrico - è quello di Gemma, una donna italiana che cova un segreto. Per svelarlo, e scoprire le radici di una storia d'amore totalizzante e senza futuro, occorre tornare a Sarajevo. Portarci suo figlio Pietro (di nome e di fatto: lo interpreta Pietro Castellitto, primogenito di Sergio e Margaret), rintracciare attraverso il colore dei suoi occhi il dna di una paternità lordata dagli orrori della guerra in Bosnia. "Un'avventura umana, più che professionale", così Castellitto definisce questo suo nuovo film, dall'8 novembre in 350 sale. "Sei anni fa non c'era niente, se non io che accompagno su un aereo Margaret per tre giorni a Sarajevo. Una città ancora fuori sincrono, dove vittima e carnefice passeggiano insieme senza saperlo. E la voglia di raccontare non tanto la guerra ma l'opposto dell'orrore, una storia d'amore".
"Gemma è un personaggio non precisamente 'politically correct' - aggiunge la Cruz - non ho mai pensato a giudicarla, ma solo a capirla al 100%. È una donna complessa, autodistruttiva, che sente cose più forti di lei e ha una macchia di dolore enorme, ma ha buon cuore. È una che lotta e sopravvive, in fondo".
Sullo schermo sfilano matrimoni andati in fumo, corteggiamenti romani, feste bosniache, bombe di Sarajevo, e ancora baci, stupri, omicidi, suicidi, una madre in affitto, una donna incapace di avere figli, la ricerca disperata di un "lucchetto di carne" per tenersi a vita l'uomo amato. "Una storia di sommersi e salvati - prosegue Castellitto - Volevo soprattutto che potesse emozionare: il cinema deve raccontare i fondamentali archetipi umani, e cioè amore, guerra, solitudine, memoria, amicizia, rimosso. So che è film molto ambizioso, ma mi piaceva raccontare, di fondo, la necessità dell'altro come ciò che colma le nostre mancanze".
Nel cast, oltre ai già citati Castellitto senior e junior, e alla Cruz, spiccano Emile Hirsch e i talentuosi Adnan Haskovic e Saadet Aksoy, abili a muoversi in un teatro di guerra e di dolore: "Ho cercato di fare cinema e tagliare la fiction - conclude il regista -: c'è quindi una forte messa in scena e una spettacolare teatralità. Nessuna scena è di passaggio, ognuna è depositaria di un avvenimento interiore del personaggio: puntavo a parlare all'intelligenza emotiva del pubblico".