Il grande schermo servito a tavola: un viaggio tra i piatti iconici dei film
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Il grande schermo servito a tavola: un viaggio tra i piatti iconici dei film

Il cinema in cucina: il libro che celebra il legame tra cibo e settima arte con 30 ricette che hanno fatto la storia

Nel mondo de Il grande Lebowski, Drugo sorseggia un White Russian dopo l'altro, preparati ogni volta in modo diverso, come vuole il suo spirito libero e anticonformista. In Mamma ho perso l’aereo, il Mac & Cheese rappresenta il comfort food per eccellenza per Kevin, dimenticato a casa nel giorno di Natale. In Julie & Julia, la vellutata di porri e patate ‒ o, più propriamente, il potage Parmentier ‒ è un emblema della cucina francese che, grazie a Julia Child, conquista anche l’America. E poi c’è l’aragosta ne La finestra sul cortile, una ricompensa raffinata per il paziente protagonista, preparata con cura da uno dei migliori ristoranti di New York. E ancora, cosa rende così unico il gazpacho di Donne sull'orlo di una crisi di nervi? Come si realizza il soufflé di Sabrina? E qual è il segreto degli spaghetti all'arrabbiata di Belli e dannati?

Questi sono solo alcuni esempi delle trenta ricette raccolte ne Il cinema in cucina, edito Hoppípolla Edizioni: un volume che celebra il legame indissolubile tra cibo e cinema. E se il rapporto tra cibo e letteratura è ormai consolidato, lo stesso vale per quello con la settima arte, dove il cibo assume ruoli che spaziano dal simbolico al narrativo.

L’origine del cibo sul grande schermo

In principio, il cibo era una presenza quasi estranea all’interno del cinema hollywoodiano. Una spiegazione potrebbe risiedere nell’influenza della cultura ebraica, predominante nelle lobby dell’industria cinematografica americana: il cibo, strettamente legato alla sfera religiosa, era considerato sacro e per questo evitato nelle rappresentazioni di finzione. Così, momenti di convivialità e ricette hanno impiegato decenni per ritagliarsi spazio nei film statunitensi.

Al contrario, in Italia ‒ dove la cucina è parte integrante dell’identità culturale ‒ il cibo ha trovato una collocazione naturale anche sul grande schermo. Con una significativa eccezione: durante il ventennio fascista, il cosiddetto cinema dei telefoni bianchi evitava accuratamente di mostrare mense ricche o banchetti sontuosi. Questa corrente, fiorita negli anni Trenta e Quaranta, raccontava un’Italia immaginaria fatta di benessere e modernità, simboleggiata dai telefoni bianchi che contrastavano con i più comuni modelli neri in bachelite. Tuttavia, questa rappresentazione edulcorata nascondeva un Paese povero, analfabeta e sottomesso a una dittatura che avrebbe presto condotto alla guerra. Per evitare di indurre desideri incompatibili con le ristrettezze dell’epoca, le scene legate al cibo venivano bandite dai film.

Fortunatamente, con il tempo, la cucina è tornata a essere protagonista. Sul grande schermo, il cibo è diventato personaggio a tutti gli effetti, capace di rappresentare sentimenti ed emozioni: un amore nascente, un legame familiare, un gesto di violenza o una carezza silenziosa.

E allora ecco che un banchetto può diventare il palcoscenico di un confronto familiare; una ricetta riuscita, il simbolo di una vita che prende la giusta direzione; un cocktail sorseggiato al bancone di un hotel diventa un momento di confidenza tra amici, mentre un piatto cucinato con rancore può annunciare un futuro pericoloso.

Il cinema in cucina esplora questa relazione con un approccio originale, a metà strada tra una guida culinaria e un omaggio alla settima arte. Il libro propone trenta ricette ispirate a film iconici, accompagnate dalle illustrazioni di Viola Bartoli, che rielabora alcuni dei fotogrammi più celebri della storia del cinema, e dai testi di Giulia Ceirano, che ne arricchiscono la narrazione con curiosità e aneddoti.

Ogni ricetta è introdotta da una citazione tratta dal film e seguita da un assaggio narrativo, che offre un contesto sul film senza rivelarne troppo, evocando personaggi, atmosfere e sapori; aneddoti dal set, curiosità sulle location o sui protagonisti, storie inaspettate e riferimenti letterari; la ricetta vera e propria, dettagliata passo dopo passo; e una chicca culinaria, come la storia dei finger food nati durante il proibizionismo o quella del Manhattan, cocktail inventato dalla madre di Winston Churchill.

Il modo migliore per immergersi in questo viaggio culinario? Preparare un aperitivo ‒ magari a base di popcorn ‒ e apparecchiare la tavola di fronte alla TV. Per una volta, il galateo può aspettare: l’idea di gustare ogni piatto mentre si guarda la scena da cui è tratto lo rende infatti ancora più speciale.

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Chiara De Zuani