Rio 2106, le foto di Schwazer squalificato per doping
Il marciatore, dopo la notizia del verdetto del Tas si rifugia in un bar a Capocabana e si rinchiude nel suo dolore
È l'immagine che resterà nella storia, quella di un uomo solo e sconfitto che ha perso la speranza e anche le parole. "Sono distrutto" ha detto Alex Schwazer dopo aver saputo che il Tas lo aveva squalificato per 8 anni accogliendo le tesi della Iaaf nel processo sulla sua positività al doping. Solo questo. Distrutto e senza parole mentre il suo tecnico, Sandro Donati, incontrava i giornalisti per spiegare la sua versione e attaccare ancora federazione e tribunale.
Schwazer si è allontanato da solo senza prendere parte alla conferenza stampa. In silenzio. Per sfuggire ai giornalisti e una verità troppo dura da accettare: il verdetto di Rio non solo gli preclude definitivamente qualsiasi speranza di scendere in gara nelle Olimpiadi brasiliane, ma chiude la sua carriera agonistica. E lo fa nel peggiore dei modi, al termine di una vicenda in cui i punti oscuri rimangono tanti e non del tutto spiegati.
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Schwazer, fine della speranza: 8 anni di squalifica: "Sono distrutto"
Schwazer si è seduto in un bar di Copacabana, in riva al mare. Nessuna consumazione, nessuna ordinazione. Nulla. Solo lo sguardo fisso sul teleschermo e sulle immagini del beach volley. Addosso la maglietta azzurra come per prepararsi all'allenamento, routine che il marciatore aveva rispettato anche a Rio pur non potendo accedere ad alcuna delle strutture per gli atleti essendo privo del pass olimpico e ufficialmente solo un turista.
Alex è rimasto così per un'ora. Spesso con la testa tra le mani in mezzo agli avventori della Casa dos Marujos. Poi si è infilato nel taxi insieme alla manager Giulia Mancini e si è perso nel traffico. Duro Donati, il mentore antidoping e uomo che si era incaricato di riportarlo alle gare dopo la squalifica di 3 anni e 9 mesi per il primo caso di positività ai Giochi del 2012: "Era tutto pianificato per umiliarlo". Si andrà alla giustizia ordinaria per cercare di rimettere in fila tutti i tasselli della vicenda, ma intanto il sogno delle Olimpiadi si è definitivamente spezzato.
"Abbiamo scoperto in udienza che il controllo a sorpresa in realtà era stato pianificato e comunicato agli ispettori quindici giorni prima. Perché il 1° gennaio? Per effettuarlo con il laboratorio chiuso e poter tenere la provetta un giorno intero prima di portarla al laboratorio di Colonia" ha attaccato Donati. Che non si rassegna al marchio di infamia, mentre Alex si chiudeva in un silenzio disperato.