Esercizi da fare sospesi dentro un’amaca, corse a ostacoli perfette per un addestramento militare. Attrezzi dalle forme bizzarre, salti e movimenti al ritmo della musica. Le nuove discipline per prepararsi all’estate presentate durante la fiera RiminiWellness. Sport molto diversi con un elemento comune: il gusto di allenarsi in compagnia.
Basta con le corsette solitarie al parco, a spararsi musica nelle orecchie per non sentire la noia del tempo. Addio agli addominali e agli squat sul tappetino in camera da letto, con le finestre sbarrate per non finire nella storia Instagram di qualche vicino impiccione. Non se ne può più dell’allenatore robot con le istruzioni via app fintamente calorose, del sudore in solitaria, del solipsismo ginnico, dell’autarchia della fatica. Lo sport era e torna a essere condivisione, comunanza, assembramento. Social network realissimo e, si spera, tendente al tonico o a smussare la pancetta. Con l’apice della pandemia alle spalle, l’estate che comincia a giorni, il fitness smantella le sue cerimonie distanzianti per ridiventare abbraccio, riscoprirsi coralità. Doping innocuo e naturalissimo: capacità di motivarsi a vicenda, di non mollare proprio ora, un’altra serie e via, manca così poco, se ce la fa lui perché non dovrei riuscirsi anch’io.
Ritornano le adunate a saltare, pedalare, sfiancarsi, far urlare muscoli di cui s’ignorava l’esistenza e l’impazienza. Si rivedono meravigliose stramberie, per zittire qualsiasi alibi, spegnere ogni sbadiglio: esercizi a corpo libero, con i pesi o loro fantasiosi derivati; discipline calmanti, eccitanti, una sterminata via di mezzo per piromani di calorie.
L’apoteosi e la sintesi di questo spirito vive ogni anno a RiminiWellness (Riminiwellness.com), manifestazione di riferimento in Europa dello stare bene – mens sana in corpore sano, avete presente? – giunta alla sedicesima edizione e in programma fino al 5 giugno. Una fiera atipica, in cui si va a curiosare e praticare, a provare in prima persona discipline di tendenza o che lo stanno diventando. Panorama ne ha scelte alcune e le racconta in queste pagine, con il criterio della trasversalità: sono per totali principianti o per gladiatori contemporanei; con o senza orpelli e strumenti obbligatori (uno, per dire, ha la forma di un granchio), da ripetere ovunque una volta comprese la logica e il funzionamento.
Tra le sezioni dell’appuntamento romagnolo c’è «Active», dove personal trainer guru tengono lezioni dal vivo per il pubblico. Una sorta di concerti del fitness, con rockstar atipiche, di sicuro parecchio sode. La cultura del corpo raggiunge l’apice nell’area dedicata al body building: qui pettorali massicci e deltoidi esorbitanti convivono con le arti marziali e altre modalità assortite di combattimento. In fondo, la sintesi è sempre una lotta: con un avversario o contro i propri limiti.
C’è poi una competizione dedicata in esclusiva al CrossFit, un programma di rafforzamento che per i più coinvolti sfocia nel culto. Però, dicono, funziona alla grande. E ancora yoga, pilates, tecnologie per la riabilitazione e la rieducazione motoria. Per ripartire con vigore dopo un infortunio. Anche chi non può essere a Rimini, ne sentirà gli echi nei corsi che gli verranno proposti in futuro in palestra o esploderanno sui social come la mania di qualche celebrità. La ricetta comune è uno strano ma vero, con un fondamento solido: una ricerca dell’inconsueto dai benefici evidenti.
Ecco allora il «Flying body training», per aspiranti uccelli o esseri lievi indenni alle vertigini: il primo ostacolo è compensare la forza della gravità che spinge verso terra rimanendosene sospesi in aria. Per riuscirci non occorre indossare ali, ma sulla carta quasi peggio: incastrarsi all’interno di un’amaca elastica. In verità, è meno complicato di quello che può sembrare, trovata la posizione si viene pervasi da una sensazione di leggerezza che riempie di benessere ed evoca momenti di fanciullezza. Alla lunga, la postura ne esce migliorata.
Se a delicate note carezzevoli si preferisce una tamarraggine più ostentata, una musica trasbordante di ritmo e di bassi, ecco «World jumping»: un gruppo di esagitati saltellanti, ciascuno su un tappeto elastico. Si bruciano fino a 1.200 calorie per sessione, uno sproposito, attivando all’incirca 400 muscoli. Gambe, addominali e polpacci sono i più coinvolti, mentre ginocchia e caviglie sono al riparo dai piccoli traumi tipici dell’allenamento a terra, perché il tappetino, con le sue inquietudini morfologiche, assorbe gli urti. È un gioco aerobico, o almeno lo ricorda.
In antitesi si pone la «Obstacle course race», una disciplina in teoria per tipi tosti, che fa pensare allo stereotipo di una mascolinità urlante e umidiccia. Al recupero di una ferinità macchiata di sabbia e di fango, unta di sporco, a una quintessenza di fisicità. Il nome, d’altronde, fa riferimento a una corsa con una pluralità di barriere da superare sparse su un tragitto lungo fino a 15 chilometri.
Il punto è che non bisogna arrivare subito a tanto: l’invito è provarci, affrontare un ostacolo alla volta, incitando gli altri partecipanti e ricevendo i loro incoraggiamenti. Come nel caso di «GPassè», che trasforma il ballo e le sue posizioni in un training divertente. È una somma di accenni di danza, di esercizi focalizzati sulla mobilità delle anche, più altre fasi fluide per arrivare a interpretare una coreografia e intanto snellirsi e rassodarsi. Perché il nuovo fitness, accanto all’ovvio dinamismo, enfatizza la sua componente istrionica. Oltre ad allenare, vuole intrattenere: la palestra è diventata uno spettacolo.




