Non parte la Commissione parlamentare, gli indennizzi a chi ha patito effetti avversi non arrivano. E un dramma viene rimosso.
«Sugli effetti avversi dei vaccini il governo andrà avanti fino in fondo, perché lo Stato italiano si assuma le responsabilità che si deve assumere». Il 27 marzo scorso, Giorgia Meloni ha preso questo impegno solenne, ospite del programma Fuori dal coro di Mario Giordano. Un mese dopo, alla «tre giorni» pescarese di Fratelli d’Italia, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha giurato al quotidiano La Verità che gli esponenti del governo di centrodestra sono «sensibili al tema» degli effetti collaterali dei vaccini anti-Covid. «Abbiamo incontrato anche una rappresentanza di danneggiati» ha sottolineato. «Sui danneggiati dai farmaci in senso generale abbiamo una commissione specifica nel ministero, che verrà potenziata per verificare puntualmente quanto accaduto con i vaccini Covid». La realtà, però, continua a essere diversa rispetto a certe encomiabili dichiarazioni d’intenti.
La Commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia, per esempio, ancora non inizia a lavorare: l’ultima iniziativa dell’opposizione per sabotarla è ritardare l’indicazione dei membri che dovrebbe inserirvi. Inoltre, oggi qual è la condizione delle persone che, fidandosi della scienza, sono corse negli hub a vaccinarsi e hanno perso la salute? E le famiglie di chi, in seguito alle iniezioni, ha perso proprio la vita? Come Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante stroncata, a giugno 2021, da una trombosi causata dal preparato di AstraZeneca. Gli interrogativi, sui quali sta cercando di fare chiarezza la Procura di Genova, sono tanti: chi autorizzò davvero gli Open day che furono fatali alla ragazza? Il Comitato tecnico-scientifico che posizione aveva? Fu Roberto Speranza a spingere, più preoccupato di portare avanti la campagna vaccinale che di proteggere la popolazione da potenziali reazioni avverse? Fu una fuga in avanti delle Regioni? Finora, la montagna ha partorito un topolino: cinque medici del pronto soccorso di Lavagna indagati, perché avrebbero sbagliato la diagnosi, condannando così la giovane. Nessun faro sui tecnici e sui politici.
A dicembre 2021, la leader di Fdi chiese di aggiungere un miliardo al fondo per i risarcimenti dei danneggiati, cui l’esecutivo di Mario Draghi aveva conferito 150 milioni per gli anni 2022 e 2023. Del nuovo stanziamento non si ha notizia. Comprensibile: il Superbonus ha squassato i conti pubblici, le risorse a disposizione della Meloni sono centellinate. Fatto sta che, ad oggi, risultano solo tre casi nei quali lo Stato, che doveva «assumersi le sue responsabilità», ha indennizzato le vittime. Tutti riguardano AstraZeneca. Zelia Guzzo, insegnante, fu uccisa a 37 anni, il 22 marzo 2021, da una dose del vaccino: ai suoi parenti sono stati riconosciuti 77.000 euro. Francesca Tuscano, 32 anni, morì il 4 aprile 2021 sempre per colpa del medicinale anglosvedese. Anche ai suoi familiari sono stati versati poco più di 77 mila euro. E la settimana scorsa il Codacons ha vinto una causa per conto di un 37enne genovese, affetto da problemi venosi: riceverà un vitalizio di 1.740,77 euro a bimestre.
La legge (la 210 del 1992) e le successive sentenze della Corte costituzionale confermano che il diritto a un indennizzo matura sia se il vaccino «incriminato» era obbligatorio sia se era fortemente raccomandato. Ma è necessario stabilire un nesso di causalità tra i decessi o le malattie contratte e l’inoculazione dei sieri. E a quanto pare, tra gli ostacoli c’è la vetustà del tabellario ministeriale, che contiene una lista di patologie aggiornata – si fa per dire – al 1981. Può essere un problema pure il grado di invalidità che viene certificato: al di sotto del 74 per cento, il contributo economico non viene accordato. Ma un invalido al 74 per cento può già essere incapace di vivere e lavorare normalmente! Il punto vero è che permane una barriera ideologica. Al drappello di danneggiati che erano andati a contestarlo mentre presentava il suo libro, Speranza ha rinfacciato di essere pagati da Rete 4 per «fare casino». E quali altri modi avrebbero costoro di farsi ascoltare, in un Paese in cui si censurava persino un documentario, Invisibili, dedicato alla questione degli eventi avversi? La stampa ha trovato la formula per etichettare chi se ne occupa: sono quelli che «strizzano l’occhio ai no vax». Bizzarro, perché per subire un danno dal vaccino bisogna prima essersi vaccinati…