Home » Non svegliate gli adolescenti alle 7 di mattina

Non svegliate gli adolescenti alle 7 di mattina

Non svegliate gli adolescenti alle 7 di mattina

Il cronotipo dei giovanissimi, suggerisce un nuovo studio italiano, non è fatto per alzarsi presto. Ne risentono rendimento scolastico e benessere psicofisico. Meglio sarebbe posticipare l’inizio delle lezioni. E rendere le scuole (e le aziende dove lavorano i genitori) più flessibili.


Con gli inizi di settembre finisce l’ozio estivo. E per molti adolescenti la sveglia del ritorno a scuola suonerà troppo presto. Soprattutto per i «gufi», i cronotipi che sono più attivi di notte e faticano ad alzarsi al mattino. Al contrario delle «allodole», che al primo squillo sono fuori dal letto. Se di «gufi» o «allodole» si parla da anni, oggi un nuovo studio spiega, per la prima volta, come la preferenza circadiana dei giovanissimi influenzi, oltre al rendimento tra i banchi, il processo di formazione della loro «identità scolastica», ossia la percezione di sé stessi come studenti, e il benessere psicofisico che ne deriva. «Una migliore identità scolastica influisce sul profitto e, a lungo termine, sul proseguimento degli studi e sulla formazione professionale» chiarisce la psicologa Francesca De Lise, che con i ricercatori del Dipartimento di psicologia Renzo Canestrari dell’Università di Bologna ha analizzato i comportamenti di 1.500 allievi delle scuole superiori dell’Emilia-Romagna. «I risultati hanno evidenziato come l’impegno e l’esplorazione in profondità delle proprie scelte in ambito scolastico siano più alti per gli studenti “allodole” rispetto ai “gufi”» afferma De Lise. Se la preferenza circadiana varia durante l’arco della vita e nell’ambito dello stesso soggetto, tutti gli adolescenti dovrebbero comunque dormire almeno nove ore. La maggior parte di loro peraltro appartiene al cronotipo più «notturno».

Così, il suono della sveglia all’alba, programmato per permettere ai genitori di andare al lavoro, diventa un antagonista del loro orologio biologico. Questo fatto, spesso sottovalutato, grava sulle performance quotidiane. «Gli effetti di una deprivazione cronica di sonno sono calo dell’attenzione, di cui si lamentano i professori e, più in generale, calo dell’efficienza cognitiva. Ma possono manifestarsi anche problemi di tipo immunitario e cardiovascolare, alterazioni del metabolismo con tendenza all’obesità, irritabilità e ansia» sostiene Vincenzo Natale, docente di Psicologia generale all’Università di Bologna. Molti adolescenti dormono poco per altri motivi, a partire dal contesto territoriale. È il caso di Simone, 14 anni, che vive a Borgo Tossignano, nel Bolognese, e frequenta l’Istituto alberghiero Pellegrino Artusi di Riolo Terme: in linea d’aria le due località sono vicine, eppure Simone deve svegliarsi alle 5 e 30 di mattina per poter essere a scuola alle 8.

Come lui altri ragazzi, in Italia, abitano in Comuni interni poco collegati e lontani dai servizi di trasporto pubblico. Ogni giorno devono fare lunghi viaggi e quando arrivano a scuola sono già stanchi, con poche energie da investire. E proprio nel momento in cui devono affrontare sei ore di lezione, senza adeguate pause. Per loro, un buon letto diventa la meta più desiderata. E, dei programmi per il futuro, che importa… Dagli studi, infatti, è emerso che il 43 per cento degli adolescenti, come strategia di recupero, dorme sino a tre ore nel pomeriggio e non riesce a conciliare l’attività di studente con lo sport o un hobby. Per loro, l’esperienza scolastica rappresenta una catena piuttosto che un mezzo per pianificare la vita. Sono gli studenti che devono adattarsi alla scuola o possiamo rendere la scuola un po’ più adatta agli studenti? Elisabetta Crocetti, docente di Psicologia sociale e responsabile del progetto Identities dell’Università di Bologna, suggerisce che «le scuole dovrebbero considerare il contesto territoriale degli studenti e posticipare le lezioni di una-due ore», come ha fatto, con successo, l’Istituto industriale Majorana di Brindisi.

«Gli insegnanti» prosegue l’esperta «dovrebbero, invece, tener conto che un calo del livello di attenzione non è necessariamente indice di scarsa motivazione o basso interesse, bensì potrebbe essere il segnale di una discrepanza tra il proprio ritmo biologico e gli orari scolastici. Prevedere ore da 50 minuti faciliterebbe la conciliazione tra attività scolastiche e tempo libero, fondamentali per l’esplorazione della propria identità. Ai Comuni infine spetta potenziare i mezzi di trasporto». Diversi Comuni infatti non sono collegati e le soluzioni logistiche, già precarie prima della pandemia, ora sono peggiorate o addirittura soppresse. Il rientro a scuola può diventare un incubo anche per i genitori. De Lise consiglia di creare una routine all’interno della famiglia, abitudini che siano sempre uguali dal lunedì al venerdì: anticipare gli orari della cena, compatibilmente con gli orari di lavoro dei genitori, e stabilire un termine per andare a letto.

Preparare colazioni adeguate e non permettere che il figlio dorma vicino al cellulare acceso. Per una buona igiene del sonno, evitare l’assunzione, di sera o nel tardo pomeriggio, di bevande stimolanti (caffè e tè), e non svolgere attività fisica nelle ore serali perché l’alto livello di cortisolo manda in tilt l’orologio biologico. Infine, creare un’atmosfera che favorisca il sonno notturno. La camera da letto dovrebbe essere buia, silenziosa, con temperatura e umidità adeguate. Più difficile (ma fondamentale) prima di dormire si separino i ragazzini da smartphone e tablet, che mantengono alto il livello di attenzione. Le fonti luminose, infatti, inibiscono la produzione di melatonina, l’ormone che concilia il sonno comunicando al cervello che fuori è notte. «Molti usano occhiali con lenti arancioni o specifiche app, per ridurre l’esposizione alla luce blu. Ma sono pensati per chi è costretto a lavorare in orario serale: possono ridurre, ma non eliminare gli effetti negativi» avvisa Natale. «È poi facile cadere in un circolo vizioso» aggiunge Crocetti. «Si usa il cellulare come scacciapensieri, in attesa di un colpo di sonno. Che però che non arriverà mai o arriverà troppo tardi». Avere un quadro ampio di come stanno gli adolescenti, e di cosa possiamo fare per rendere il mondo scolastico più accogliente, migliorerà il loro futuro (e quindi quello della società). Non si tratta solo di ricominciare dall’educazione dei figli, la questione coinvolge tutti, anche le aziende: che, secondo gli esperti, dovrebbero guardare oltre il business, agevolando chi ha figli con orari più flessibili.

© Riproduzione Riservata