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Tesoro, mi si sono ristretti gli spermatozoi

Tesoro, mi si sono ristretti gli spermatozoi

Sono in aumento in tutto il mondo i casi di infertilità maschile. A parte le cause genetiche, molto è da imputare a stili di vita scorretti con fumo, alcol, promiscuità sessuale, sedentarietà. La buona notizia è che, quando non c’entra il Dna, si possono adottare efficaci contromisure.


«A causa del mio esiguo numero di spermatozoi, ho avuto quattro bambini con la fecondazione artificiale. Oggi sono il padre felice di cinque figli: l’ultimo è stato un dono del cielo». Queste le parole con cui il super chef Gordon Ramsey ha dichiarato i suoi problemi di infertilità. Nella speranza che la sua esperienza fosse di aiuto per altri con la stessa patologia. E in effetti sono parecchi: tra le celebrità che lo hanno confessato pubblicamente il cantante John Legend, la star del country e marito di Nicole Kidman, Keith Urban, il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, il presentatore Jimmy Fallon, l’attore Hugh Jackman. Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oma), il 15 per cento delle coppie nel mondo ha problemi di fertilità. Nella metà dei casi il problema è anche maschile, nel 30 per cento è esclusivamente di lui.

Secondo dati sia degli Stati Uniti sia europei, la qualità del liquido seminale sta peggiorando progressivamente: mentre 50 anni fa almeno la metà degli uomini intorno ai 30 anni aveva circa 100 milioni di spermatozoi per millilitro di liquido seminale, oggi solo il 20 per cento dei maschi della stessa età «vanta» lo stesso numero di spermatozoi. L’Italia, peraltro, ha il tasso di natalità più basso d’Europa e tra i più bassi del mondo: 1,17 figli, in media, per donna. È sempre l’Oms a definire la sterilità come «l’impossibilità di avere figli dopo 12 mesi durante i quali si sono avuti rapporti non protetti senza successo. Si parla di infertilità primaria quando nessuno dei membri della coppia ha avuto figli in precedenza, secondaria quando uno dei due ha avuto precedenti concepimenti».

Ma perché gli uomini sono sempre meno in grado di procreare? E come mai il genere maschile, a fronte di nascite in tarda età (come Roberto Cavalli, neopadre a 82 anni), vede crescere questo fenomeno negli under 40? «È preferibile parlare di “infertilità di coppia” con fattori maschili, femminili e misti» precisa Andrea Salonia, urologo e andrologo, direttore dell’Istituto di ricerca Urologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele. «L’infertilità dell’uomo può dipendere per il 4 per cento da cause genetiche, ma è un numero approssimativo perché per accertarla servono esami altamente specifici. Negli ultimi vent’anni la scienza ha fatto passi da gigante: per la mia esperienza, se tutti gli uomini si sottoponessero a queste analisi, indipendentemente dal voler concepire, scopriremmo che tra loro addirittura il 14 per cento è infertile per causa genetica».

Le alterazioni del genoma, in questi casi, sono diverse: le «anomalie del cariotipo», ovvero irregolarità dei vari cromosomi; anomalie da «microdelezione del cromosoma Y», dove manca un segmento specifico di Dna per cui si è incapaci di produrre spermatozoi. Poi mutazioni per cui risulta «ostruita» l’uscita degli spermatozoi, oppure la sindrome di Kallman (i testicoli non riescono a produrre spermatozoi) e di Klineflelter, che incide sull’infertilità maschile nel 14 per cento dei casi. «Gli uomini che ne soffrono vivono normalmente e scoprono di avere questa malattia solo quando non riescono ad avere figli» continua Salonia. Nei casi in cui l’impossibilità di avere figli ha radici nel Dna, c’è poco da fare. «Fatte salve alcune eccezioni, l’infertilità di tipo genetico ancora non possiamo curarla» chiarisce Salonia. «Ma la scienza finalmente sta andando in quella direzione, dopo aver trascurato l’infertilità maschile per anni. Io ho visto uomini piangere di dolore alla notizia di non potere avere figli».

Diverso è il discorso quando le ragioni sono da ricercarsi in stili di vita scorretti, fumo, obesità o al contrario eccessiva magrezza, sedentarietà o troppa attività fisica (come un’attività ciclistica molto intensa), infezioni sessualmente trasmesse (tutti fattori «moderni» che incidono sull’aumento di sterilità maschile). A queste cause certe se ne aggiungono altre in fase di indagine: come le radiazioni emesse dal telefono tenuto nella tasca anteriore dei pantaloni, vicino all’apparato riproduttivo. «Ci sono errori che gli uomini fanno tutti i giorni e che possono abbassare, o compromettere, la loro fertilità» afferma Daniela Galliano, direttrice della Clinica Ivi Roma, specialista in Medicina della Riproduzione e Foreign Teacher all’Università di Yale. «Pensiamo ai pantaloni in poliestere troppo stretti che possono aumentare la temperatura nell’area dei genitali. Per capire quanto siano dannosi basti pensare che episodi di febbre molto alta possano interferire con la capacità riproduttiva per i successivi 2-6 mesi. Hanno un ruolo anche le infezioni uro-seminali alle quali cui non si fa troppo caso, come la vescicolite, che provoca calo della fertilità. O patologie trascurate come il varicocele».

A minare la capacità di riprodursi dell’uomo c’è anche la mancata discesa dei testicoli entro il primo anno di vita. Una condizione che può essere corretta chirurgicamente molto presto, anche se i testicoli a volte «restano pigri», con una funzionalità ridotta. In altri casi, succede che l’organismo produce anticorpi antispermatozoi, rendendo critica se non impossibile la fecondazione. Una sessualità promiscua o poco protetta poi, soprattutto tra giovanissimi, è nemica della fertilità perché porta facilmete a infezioni sessualmente trasmesse. Così come il consumo di alcol, che interferisce sulla produzione del testosterone, come ricorda la Società italiana di Medicina della riproduzione. Alcuni studi hanno dimostrato che troppe bevande alcoliche nel 45 per cento dei casi possono causare una riduzione nel numero di spermatozoi, o una loro alterazione. L’ambiente infine gioca un ruolo spesso decisivo, con la presenza di pesticidi, solventi, materie plastiche, vernici e radiazioni elettromagnetiche. Tutti nemici della possibilità di avere figli in futuro.

«Fortunatamente, a differenza dell’infertilità genetica, una volta individuata la causa è possibile procedere con un intervento mirato» dice Galliano. «Il 30 per cento degli uomini infertili, per cui non è possibile formulare una diagnosi certa, si sottopone a trattamenti per migliorare quantità e qualità degli spermatozoi, cercando di aumentare le probabilità di ottenere una gravidanza. Fondamentale è la visita andrologica in cui viene richiesto l’esame del liquido seminale, o spermiogramma, per definire le caratteristiche quantitative e qualitative degli spermatozoi». La fecondazione artificiale rimedia a tutte quelle malattie che riguardano difetti lievi o moderati della qualità del liquido seminale, come pochi spermatozoi o la loro scarsa mobilità. È anche possibile, e si fa sempre di più, tutelarsi prima di interventi chirurgici (per tumori testicolari, per esempio) o se ci si accorge di valori non ottimali durante i controlli medici. Può essere risolutiva, in questi casi, la crioconservazione del seme: mantenendo in vita i gameti maschili per un tempo indefinito, conservandoli in azoto liquido a -196°C. Pensarci oggi per diventare padri domani.

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