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Soffrire dopo il vaccino, senza ricevere aiuto

Soffrire dopo il vaccino, senza ricevere aiuto

Colpite da effetti collaterali gravi dopo l’iniezione anti-Covid, migliaia di persone non ricevono né ascolto né cure e tra loro c’è chi ha deciso di rivolgersi a centri tedeschi e austriaci specializzati. Ecco alcune delle loro, drammatiche, testimonianze. E il racconto di un esperto italiano che studia questa casistica e chiede, con urgenza, la creazione di una task force di medici per affrontare una situazione sempre più preoccupante.


Giulia aveva 25 anni, stava ultimando il corso di laurea in medicina quando si è vaccinata contro il Covid. Prima dose con Astrazeneca, seconda con Pfizer, nel maggio 2021. Da allora, non studia più, non fa tirocinio, centellina parole e movimenti perché ogni piccolo sforzo le procura nausea, capogiri, visione offuscata, palpitazioni cardiache, atroci mal di testa. Le hanno diagnosticato la Pots, sindrome della tachicardia posturale ortostatica «forse da vaccino», responsabile di dolori muscolari e stanchezza. Da accertamenti che sta facendo in Germania e in Austria «sembra che la proteina Spike da vaccino sia rimasta nell’intestino, dove provoca un’infiammazione cronica» spiega la giovane, che risiede a Bressanone.

Si era vaccinata a Lucerna, in Svizzera, dove svolgeva un periodo di formazione sul campo, abilitante ai fini dell’esame di Stato. «L’ho fatto, convinta che fosse giusto. Non volevo trasmettere il virus a pazienti anziani in ospedale» racconta Giulia. Ma il vaccino non impedisce il contagio, come la stessa Pfizer ha ammesso poche settimane fa. Dopo l’inoculo, per un mese era stata malissimo, non riusciva a muoversi. «Erano venuti a prendermi mamma e papà, sono tornata a casa. Non sono più la ragazza sportiva di prima, riesco a malapena a fare pochi passi. Ho continue nebbie mentali, non so più chi sono. Anche parlare con lei adesso mi costa fatica, pagherò questo sforzo nei prossimi giorni».

Fino a quando si dovranno ascoltare storie simili, di persone, anche giovanissime, con seri problemi fisici dopo l’iniezione anti-Covid? Una moltitudine che chiede diagnosi, cure appropriate, ma il nostro Paese non solo non offre risposte: finge che il dramma non esista. Giulia ha bussato alla porta di centri che, in Austria e in Germania, svolgono ricerche sulle reazioni avverse da vaccino anti-Sars-CoV-2, pressoché ignorate in Italia. «Ho partecipato a uno studio della clinica universitaria di Innsbruck, che fa accertamenti anche sul long Covid da vaccino. Esami ematici e respiratori, tutti gratuiti, per valutare il livello dell’infiammazione cronica che non accenna a diminuire».

Continua: «Ho mandato il mio sangue in diversi centri della Germania, ma queste analisi andrebbero fatte subito, non dopo mesi dalla vaccinazione quando le infiammazioni si sono cronicizzate». Le hanno detto che soffre pure di encefalomielite mialgica (Me/Cfs), fisiopatologia sottostante alla sindrome da stanchezza cronica. Malattia post virale invalidante, che provoca disturbi del sistema nervoso centrale, del sistema immunitario, del metabolismo energetico cellulare, e riscontrata in molti pazienti affetti da long Covid. Viene pressoché ignorata, invece, in quanti accusano i medesimi sintomi, ma da vaccinazione. Giulia sta facendo esercizi fisici, per migliorare il flusso circolatorio, ma nessuno le ha dato farmaci in grado di influenzare il funzionamento del sistema nervoso alterato da un’eccessiva infiammazione. Il suo tormento è «non sapere quando potrò ancora concentrarmi e diventare il medico che vorrei. Ho già perso un anno e mezzo di studio e non vedo vie d’uscita».

All’altro estremo della Penisola, la messinese Jessica Spuria, 37 anni, si è stancata di attendere risposte che in Italia non arrivano. Un marito, tre figli piccoli, «non riesco più a occuparmi di loro perché il lato sinistro è rimasto paralizzato dopo la prima dose di Pfizer», l’impegno nel sociale come volontaria abbandonato con sofferenza, la signora sta pensando di trasferire la residenza in Germania dove ancora vivono i genitori, emigrati dalla Sicilia. «Così potrò essere seguita dal centro universitario di Marburg, specializzato nell’indagare sugli eventi avversi da vaccino anti-Covid. Sono in lista d’attesa, ho duemila persone prima di me. Forse la prossima estate entrerò nel loro programma». Ha già mandato il suo plasma in diversi centri tedeschi, la diagnosi è stata polineuropatia accertata, con danno simultaneo a molti nervi periferici. Le hanno riscontrato valori elevati di D-dimero, indicativo di formazione inappropriata di coaguli (trombi) e aumento della concentrazione di piastrine nel sangue dopo la vaccinazione anti-Covid, con aumentato rischio di trombosi sia venosa che arteriosa. Altri danneggiati dal vaccino stanno sobbarcandosi spese per inviare campioni del proprio sangue in Germania, sperando di avere risposte diverse dal «è solo ansia» che ricevono in Italia.

«È urgente prenderli in carico in maniera seria e professionale», sostiene Mauro Mantovani, immunologo e responsabile ricerca e sviluppo del centro Imbio di Milano. «Bisogna instaurare una task force multidisciplinare, che veda specialisti impegnati nel cercare per i danneggiati dal vaccino soluzioni, non solo farmacologiche. Stiamo, infatti, assistendo anche a una farmacoresistenza. Occorrono interventi risolutivi. E bisogna capire i motivi di una trascuratezza a livello di dirigenza sanitaria verso queste persone, eventualmente prendendo dei provvedimenti».

Mantovani conferma che la situazione è davvero preoccupante. «Notiamo che c’è un abbandono pressoché totale di queste persone, costrette a brancolare nel buio di informazioni e diagnosi, quando il danno è spesso multiorgano. C’è un aumento elevato di patologie, quali glomerulonefriti di tipo autoimmune da post vaccino, di sclerosi multiple anche con decorso immediato addirittura dopo qualche giorno dalla seconda o terza dose, di infiammazioni che colpiscono il sistema nervoso centrale e periferico con, a cascata, neuropatie delle piccole fibre, acufeni, parestesie e molto altro».

Non solo. «C’è anche un’anergia del sistema immunitario (incapacità di reagire a infezioni, ndr), senza particolari sintomi ma di cui vedremo le conseguenze nel periodo invernale soprattutto in chi ha certe predisposizioni, perché è l’anticamera per ammalarsi di tutto. Lo stiamo riscontrando in diversi pazienti, in ambulatorio. Come una signora, che a distanza di un anno dalla vaccinazione ha avuto un tumore alla vescica e uno al seno» avverte Mantovani. Con una farmacovigilanza pressoché passiva, con l’algoritmo Oms che scarta come non correlabili la maggior parte delle reazioni avverse, moltissimi eventi vengono sottostimati e i vaccini anti-Covid finiscono quasi sempre assolti. «Stiamo lavorando per trovare un nesso di casualità diagnostico, clinico, tra i sintomi e il post vaccino», fa sapere il direttore scientifico dell’Imbio di Milano.

«Se persone che prima stavano bene e, dopo le dosi somministrate, stanno male, il comune denominatore spesso è la vaccinazione anti-Covid, ma non è facile individuare il meccanismo. Il nostro centro ha messo a punto una metodica unica per valutare, da un campione di sangue o da biopsia, la Spike vaccinale che non esiste in natura». Spiega meglio. «Stiamo vedendo cose impressionanti, la proteina da vaccino è più resistente di quella virale. Non è vero che l’mRna sopravvive al massimo nove giorni, dopo dieci mesi l’abbiamo individuata ancora nel circolo ematico. E se non la si trova nel sangue, è perché è annidata in qualche tessuto od organo, oppure in esosomi (nanovescicole che giocano un ruolo importante nello scambio di informazioni tra cellule attraverso il trasporto di lipidi, proteine e acidi nucleici, ndr)».

Persone che hanno anticorpi molto alti, ma che non neutralizzano la Spike, non stanno bene. «Abbiamo trovato autoanticorpi circolanti» precisa Mantovani. Sono autoanticorpi che il sistema immunitario può produrre, quando non riesce più a distinguere le sostanze estranee dalle cellule dell’organismo. Finisce così per attaccare proprie cellule, tessuti, organi e si possono innescare malattie autoimmuni. «Molti stanno male anche perché hanno preso il Covid dopo la vaccinazione. Il surplus anticorpale è stato devastante» conclude lo scienziato. Ora, di queste persone che hanno bisogno di aiuto si deve prendere carico il Servizio sanitario nazionale, dove è appena arrivato Orazio Schillaci dopo gli anni del ministero Speranza, in cui il problema è stato semplicemente rimosso.

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