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Sanremo 2025: le pagelle della prima serata

Sanremo 2025: le pagelle della prima serata

I nostri giudizi alle esibizioni della serata inaugurale all’Ariston. La Top 5 dopo il voto della sala stampa

Terminate le esibizioni degli artisti in gara è iniziato il voto della sala stampa, ovvero il primo verdetto del Festival: le cinque canzoni più votate in ordine sparso. Una Top 5 che, come ribadito più volte nel corso della serata, non è una classifica.

Questi i cinque artisti più votati dai giornalisti presenti all’Ariston: Brunori SAS, Giorgia, Lucio Corsi, Simone Cristicchi e Achille Lauro.

LE PAGELLE

Gaia – Chiamo io chiami tu – Voto: 5

Ritmo, tante parole e arrangiamenti contemporanei urban in un pezzo che non decolla e si avvita su se stesso. Ripetitivo e ridondante.

Francesco Gabbani – Viva la vita – Voto: 5,5

La quarta volta di Gabbani al Festival non passerà alla storia come il suo momento migliore a Sanremo. Una ballad piano e voce intensamente “positiva”: “Viva la vita finché ce n’è” canta, ma è difficile non pensare ad almeno cinque o sei canzoni del suo repertorio decisamente più forti e originali di questa.

Rkomi – Il ritmo delle cose – Voto 5

Di canzoni così sulle piattaforme streaming ce ne sono un’infinità. Questa funzionerà quasi sicuramente, ma resta il fatto che siamo nella ripetizione di uno schema sonoro tra ritmi incalzanti e aperture melodiche che alla fine rende indistinguibili gli artisti.

Noemi – Se t’innamori muori – Voto 6,5

Noemi fa se stessa e le viene ancora una volta molto bene. La voce c’è ancora tutta e il pezzo ha un’intensità che coivolge. Storie di vita e di nostalgia. Una ballad perfettamente sanremese, ma soprattutto una bella canzone. Non è poco.

Irama – Lentamente – Voto 5

Una voce strabordante, nel senso non proprio positivo del termine, al servizio di un pezzo che di nuovo non ha nulla e che alla fine annoia. Un’altra canzone d’amore non esattamente indispensabile.

Coma_Cose – Cuoricini – Voto 5,5

Dance, accenni di new wave e qualche chitarra in un pezzo che in certi passaggi del ritornello a suon di cuoricini richiama gli eterni Ricchi e Poveri. Erano decisamente più originali e divertenti di così. Peccato

Simone Cristicchi – Quando sarai piccola – Voto 8

Oltre la cassa in quattro e le filastrocche per auto tune c’è ancora la canzone d’autore che parla la lingua della vita vera e regala emozioni forti. Esattamente quello che fa simone Cristicchi in questo pezzo che parla di genitori che invecchiano e di figli che se ne prendono cura. Un gran pezzo e una grande interpretazione. C’è un marziano al Festival. Applausi e standing ovation

Marcella – Pelle diamante – Voto 5

Una martellante canzone dance, tamarra quanto basta, ma Marcella la voce ce l’ha e la sa usare. Detto questo il pezzo si ripete all’infinito e alla fine non spicca il volo.

Achille Lauro – Incoscienti giovani – Voto 5

In tenuta “Phantom Of The Opera” appare la nuova versione di Achille Lauro con un pezzo alla Venditti, senza essere Venditti. A parte la voce non esattamente a fuoco, Incoscienti giovani, non ha niente di “incosciente”, è una ballata pop insipida e incolore. Quanto basta perché in questo tempo abbia buone chance volare alto in classifica.

Giorgia – La cura per me – Voto 7

No, non ha bisogno di auto tune Giorgia. che come Noemi fa esattamente quello che le viene meglio, ovvero dare colore e intensità a una canzone d’amore che un paio di decenni fa avrebbe vinto a man bassa. Ma a volte la storia si ripete…

Willie Peyote – Grazie ma no grazie – Voto 6,5

Un discreto funky rap, originale e ispirato. Che ha anche il merito di rompere la monotonia introspettiva di quasi tutti i brani in gara.

Rose Villain – Fuorilegge – Voto 6

Formula che vince non si cambia. Rose Villain ha un suo stile e un suo sound, questa volta un po’ a tinte dark. La base urban e la voce si amalgamano bene. Un pezzo non originalissimo ma che funziona, anche se in qualche passaggio si perde per eccesso di variazioni sul tema.

Jovanotti: una botta d’energia con la complicità dei Rockin’ 1000 nel segno del piacere della musica dal vivo. Quando si hanno i pezzi, fare spettacolo diventa più facile, anche se non si ha la voce di un tenore. Bastano il feeling, la passione e… soprattutto le canzoni. Che quando arrivano, sono per sempre.

Olly – Balorda nostalgia – Voto 5

A prescindere dall’interprete, le canzoni d’amore in formato ballad sono un genere talmente inflazionato che a volte sarebbe meglio astenersi. Nello specifico Olly non brilla nell’interpretazione anche perché il pezzo è piuttosto scontato. Nei giorni scorsi veniva dato tra i favoriti…

Elodie – Dimenticarsi alle sette – Voto 6

Base ritmica e melodia si incontrano virtuosamente anche perché il livello vocale è alto. Tra i pezzi che Elodie ha portato a Sanremo questo vince senza se e senza ma. Vedremo se è sufficiente per vincere anche il Festival.

Shablo feat. Joshua, Guè e Tormento – La mia parola – Voto 6,5

Finalmente un pezzo dal suono internazionale in cui i rapper fanno rap.

Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore – Voto 6

Con la firma di Nek e Tiziano Ferro, Massimo Ranieri ritrova una canzone disegnata sulla sua esperienza e le sue corde vocali. Pathos ed energia d’altri tempi.

Tony Effe – Damme na mano – Voto 4,5

Attacco latineggiante e poi a sorpresa un’interpretazione alla Califano (citato pure nel testo), che però è quasi superfluo sottolinearlo, era un’altra cosa. Un volo straniante dalla trap alla canzone popolare. Anche no

Serena Brancale – Anema e core – Voto 5

A pieno titolo titolo nella quota latina delle canzoni del Festival, Anema e core è tutta giocata sul ritmo e la voce, ma è troppo confusa e stereotipata per accendere la voglia di risentirla.

Brunori SAS – L’albero delle noci – Voto 7

Il più degregoriano dei cantautori debutta all’Ariston mettendo in mostra quello che è la sua cifra specifica: una buona vena melodica abbinata alla bellezza delle immagini che caratterizzano il testo. La prova che la strada per arrivare al pubblico non deve necessariamente passare dalla banalità obbligatoria.

Modà – Non ti dimentico – Voto 6

Tutta la storia della band ha questo suono, quello delle ballad a tinte rock. Non ti dimentico parla al pubblico del gruppo con efficacia e un ritornello che resta. Niente di nuovo, ma niente di male.

Clara – Febbre – Voto 4,5

Una raccolta di stereotipi della musica di oggi. L’effetto finale è quello di una canzone senza direzione che rimescola confusamente di tutto un po’.

Lucio Corsi – Volevo essere un duro – Voto 7,5

Un giovane cantautore dalle origini glam rock con un pezzo notevole, ben scritto, ben arrangiato e interpretato con personalità. «Volevo essere un duro però non sono nessuno» è una delle strofe cult di questo Festival. Azzeccato anche il finale: «Non sono altro che Lucio».

Fedez – Battito – Voto 5,5

Un incubo a tinte dark nelle pieghe della depressione. Auto Tune in abbondanza, orchestra in primo piano e un po’ di rap. Meglio di buona parte dei pezzi in gara, ma niente di speciale.

Bresh – La tana del granchio – Voto 6

Un viaggio in una manciata di minuti nella contaminazione tra la scuola cantautorale e le sonorità contemporanee. Il ritornello gira bene, così come l’arrangiamento del pezzo. Da risentire.

Sarah Toscano – Amarcord – Voto 5

Linea vocale retro e tanta cassa in battere come si usa oggi nelle hit del pop italiano che sconfina nella dance. Troppo poco per lasciare il segno.

Joan Thiele – Eco – Voto 6,5

Echi di Morricone per uno dei pezzi vocalmente più sexy del Festival che si stacca per suono e impostazione ritmica da quasi tutti gli altri brani. Niente male.

Rocco Hunt – Mille vote ancora – Voto 5.5

Un pezzo nel suo stile, serrato e ritmico che parla di origini e di abbandono delle stesse. Parte bene ma poi tende a ripetersi e non decolla.

Francesca Michielin – Fango in paradiso – Voto 6

Interpretazione elegante e una melodia non scontata per l’ennesima ballad del Festival 2025. «Ma va bene, va bene più o meno così».

The Kolors – Tu con chi fai l’amore – Voto 6

Inizio con tastiere alla Supertramp e a seguire la cassa in battere che ha fatto da filo conduttore alle ultime hit della band. Ci si poteva anche aspettare qualcosa di diverso, ma il Festival non è forse il posto più adatto per gli esperimenti. Meglio un classico brano dance con buone possibilità di diventare un tormentone da qui all’estate.

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