Rivoluzione Scozzese
Dal boom dei viaggi negli antichi e super chic hotel di Edimburgo e nelle Highlands (spesso a tema whisky) al successo delle isole Shetland e Orcadi, set di serie tv e film, passando per la moda. Come la maison Dior, che ha usato il castello di Drummond per presentare la sua collezione Cruise 2025 tutta incentrata su kilt e tessuto tartan, diventati cavalli di battaglia dello stile invernale. Guida ragionata ai luoghi di culto storici, ma anche gourmet.
Sarà che nella Pianura Padana è tornata a farsi vedere la nebbia (più precisamente: la scighera) e crea quell’atmosfera densa di mistero che esaspera gli automobilisti e trasforma il paesaggio in un set dickensiano. Sarà anche che questa è la stagione che già di suo solletica la voglia di tè caldo, romanzi gotici e cappottoni in tweed. Eppure mai come ora la Scozia ispira libri, film, serie televisive, proposte di viaggio, oltre che spunti fashion: valga per tutti l’esempio della collezione Dior Cruise 2025, presentata negli spettacolari giardini del castello di Drummond, nel Perthshire, a 70 anni dalla prima passerella allestita da Monsieur Dior nel non lontano Gleneagles Hotel, in cui Maria Grazia Chiuri ha riattualizzato il fascino del kilt per una sfilata in cui il tartan arpeggiava citazioni dal guardaroba di Maria Stuarda e borchieggianti divagazioni punk. Il mitico gonnellino a quadri amato da Tilda Swinton, Vivienne Westwood e da tutti i Windsor (a parte William, che continua a preferire i pantaloni) è solo uno dei simboli - insieme al fiore di cardo e all’unicorno - di questa terra aspra e fascinosa, che soprattutto adesso, nel tempo delle brume, sfodera il meglio del suo magnetismo.
Gli intenditori, del resto, sanno bene che «ci sono due stagioni in Scozia: giugno e inverno»: parola di Billy Connolly, nativo di Glasgow, il caratterista che nel pluripremiato Lo Hobbit-La battaglia delle cinque armate di Peter Jackson ha prestato il ghigno al nano Dain Il Piediferro. Affermazione da prendere alla lettera. Perché se è vero che durante l’estate le Highlands e le isole - fra grandi e piccole, se ne contano più di 800 - sono tutte un fiorire di erica e un risuonare di richiami di volatili in amore, è forse nei mesi più bigi e sfidanti, fra vento e nevischio, che la Scozia rivela la sua anima più autentica e meno turistica.
Per una zingarata nelle Terre alte è perfetto il periodo intorno al St. Andrew’s Day, il giorno della memoria dell’apostolo Andrea, patrono di Scozia da quando il Paese ufficializzò la propria indipendenza con la Dichiarazione di Arbroath, che cade ogni anno il 30 novembre. La ricorrenza, che si celebra un po’ dappertutto con scorpacciate di haggis (un piatto per palati forti che combina la carne con farina d’avena, cipolle e spezie), concerti di cornamuse e ceilidh, gli sfrenati eventi danzanti di gruppo, può essere un buon pretesto per volare a Edimburgo, restarci almeno 48 ore e soggiornare per esempio a The Balmoral. Quest’albergo super blasonato, inaugurato nel 1902, si distingue per la torre dell’orologio che domina lo skyline della capitale scozzese e offre, oltre al rinomato ristorante Number One, guidato dallo chef Mathew Sherry, e al bar Scotch, che custodisce una collezione di oltre 500 etichette di whisky, anche una spa con piscina di 15 metri, sauna finlandese, bagno turco e palestra. Vale la pena di ricordare che proprio in quest’hotel J.K. Rowling ha trovato un po’ di tranquillità mentre scriveva il capitolo finale dell’ultimo libro della saga, Harry Potter e i Doni della Morte.
Una volta ritemprati nel corpo e nello spirito, si partirà alla volta delle Highlands, magari sulle tracce di Outlander, la fortunata serie interpretata da Graham McTavish e Sam Heughan: su questa rotta, Evolution Travel (www.evolutiontravel.eu) ha messo a punto una formula fly&drive da 8 giorni con pernottamenti in bed & breakfast, dimore di campagna o castelli, ed escursioni alle isole Mull e Iona, a Loch Ness e a Inverness.
Consultando i portali di Visit Scotland (www.visitscotland.com) e Visit Britain (www.visitbritain.com), che sono una miniera di tips per organizzare itinerari su misura, inclusi i pacchetti a tema cinematografico, è anche possibile scoprire la Scozia in treno o pianificare un tour per distillerie (come quelle sull’isola di Islay, nelle Ebridi Interne) e nei bothy, bivacchi da pastori dove si assapora la magia delle notti stellate avvolti dal tepore della stufa accesa e dal silenzio. Se all’estetica del rifugio la ricercatrice Kat Hill ha da poco dedicato un saggio (Bothy. In Search of Simple Shelter, William Collins), esiste altresì un manuale che magnifica la quintessenza della scozzesità: «La Scozia in fondo è uno stato d’animo» spiega l’autrice, la giornalista Gabriella Bennett, nel suo The Art of Coorie (Black&White Publishing), dove la coorie - alias la capacità di «saper godere delle piccole cose» - è la risposta made in Scotland alla hygge dei danesi e fa riferimento a un immaginario popolato da scones fatti in casa, coperte di lana ruvida e nuotate (anche invernali) nei torrenti gelidi o sulle spiagge più settentrionali, incastonate fra monumentali scogliere che sfumano nel turchese del mare.
Dal porto di Aberdeen, la terza città più popolosa della Scozia, salpano i traghetti di Northlink Ferries per le isole Orcadi e Shetland (il viaggio dura fra le 12 e le 14 ore), ma, volendo, si può anche velocizzare il tutto con i voli diretti da Edimburgo operati da Loganair verso i due remoti arcipelaghi, che culturalmente hanno molte radici in comune con la Norvegia. Da Lerwick, il capoluogo del distretto insulare, partono i tour nelle location di Shetland, la fortunata serie televisiva della Bbc che per otto stagioni ha raccontato i casi risolti dal commissario Jimmy Perez/Douglas Henshall, mentre chi - come King Charles - è appassionato di lana e pecore autoctone si affidarà per informazioni e visite a Misa Hay, fondatrice di www.shetlandwooladventures.com ed editore di Shetland. Your Essential Travel Guide, il nuovo baedeker di Laurie Goodlad.
Da quando l’architetto Ben Pentreath e il garden designer Charlie McCormick si sono trasferiti sull’isola di Rousay, la più verde delle Orcadi, documentando il trasloco con dovizia di stories, il loro profilo Instagram ha fatto il botto e gli immobiliaristi locali hanno iniziato a sfregarsi le mani. Peraltro, già durante pandemia la ricerca di spazi incontaminati aveva riportato in auge le Orkney Islands come meta ideale per un cambio di vita, e adesso l’uscita nelle sale The Outrun, il film di Nora Fingscheidt ambientato a nell’isola di Papa Westray e tratto dal bestseller di Amy Liptrot (Nelle isole estreme, Guanda), amplificherà ulteriormente l’effetto-risonanza. Mentre si pianifica la trasferta lassù, vale la pena di ascoltare qualche brano di Erland Cooper, strumentista nativo di Stromness che sotterra i nastri con le sue composizioni nella torba: se fa invecchiare meglio il whisky, potrebbe far miracoli anche con la musica.